
Musica
"Festival in...Porto": I Carosoni si presentano al pubblico giovinazzese
Sei straordinari musicisti faranno rivivere il mito del compositore e musicista napoletano nella seconda serata della rassegna
Giovinazzo - giovedì 10 agosto 2017
12.23
Prendi sei musicisti dal talento indiscutibile, mettili insieme e fai in modo che riarrangino in maniera impeccabile le canzoni di Renato Carosone, maestro indiscusso del pianoforte. Sarà quella la miscela perfetta che creeranno I Carosoni, il gruppo che salirà sul palco di "Festival in...Porto" sabato sera, 12 agosto, per una performance che si presenta sin d'ora accattivante.
Un mix riuscito tra divertimento e musica di alta qualità. Noi per saperne di più abbiamo voluto sentire il pianista Primiano Di Biase, tra i co-fondatori della formazione laziale. E lui ci ha raccontato davvero tanti particolari.
Primiano, come e quando nasce il vostro progetto musicale?
Nasce in realtà per volontà di Luca Rizzo, che aveva pensato a qualcosa che tenesse fede a quanto portava in scena il maestro, riaggiornandolo, se possibile, ed adattandolo ai nostri tempi. Era il 2003 ed a Roma non esisteva nulla di simile. Lui mi propose di entrare a far parte di questo progetto, che era un po' una sfida, ed io accettai volentieri. Inizialmente vi era una formazione diversa da quella odierna, ma ciò che ci prefiggemmo di fare sin dal principio era di riproporre lo schema classico del gruppo da un punto di vista strumentale: pianoforte, sax, tromba, batteria, contrabbasso e voce. E così facemmo, direi con buoni risultati.
Chi sono I Carosoni oggi?
Sono un gruppo che suona in diversi Festival dove è stato apprezzato e che fa tante date. In questo momento Alessandro Contini è la nostra voce, mentre io suono il pianoforte. Al Sax ed al clarinetto c'è proprio Luca Rizzo, con Franco Santodonato alla tromba e flicorno. Chiudono la formazione Max Pischedda al contrabbasso e Francesco Bonofiglio alla batteria.
Vorremmo che raccontassi ai nostri lettori più giovani, agli under 30, chi era Renato Carosone e cosa ha rappresentato per la musica italiana...
Renato Carosone era un artista a tuttotondo, e qui dico una banalità. Lui era molto di più di un semplice musicista, lui aveva la musica dentro ed era quello che può essere definito "un maestro", senza possibilità di smentita. Autore, compositore, interprete e poi nella seconda parte della sua vita pittore, sculture e uomo di cultura a trecentosessanta gradi. Visse gli ultimi anni della sua esistenza a Trevignano, un paese nei pressi di Bracciano, nel Lazio, e lì si fece amare immensamente, come gli accadeva ovunque andasse. Chiunque in Italia conosce almeno un paio delle sue canzoni e credo che lui rappresenti un vero e proprio patrimonio nazionale in campo musicale.
Ma è vero che il vostro è uno show che accompagna un concerto?
Sì, avete scritto bene nei giorni scorsi. Si tratta di uno spettacolo vero e proprio, che vive di un mix tra cabaret, swing, ritmi latini ed africani, riarrangiati e portati all'attenzione del pubblico con uno sguardo al contemporaneo. Si ride, si scherza tanto, si interagisce col pubblico e si cerca di proporre buona musica. Il maestro ha viaggiato molto, è stato anche in Sud Africa e questo gli ha permesso di arricchire tanto il suo bagaglio culturale e musicale. E noi vogliamo riportare tutto questo sul palcoscenico giovinazzese.
Dura per chi come te deve suonare il pianoforte...
Durissima, perché ad un certo punto della mia vita mi sono rimesso a studiare. Ho dovuto approfondire, capire, ricercare, provare e riprovare con i miei compagni per produrre qualcosa di nuovo, ma che sapesse tenere fede a quanto ideato, partorito da quel genio che si chiamava Renato Carosone. Speriamo di esserci riusciti, anche se non è stato affatto semplice.
Chiudiamo con una domanda di routine: perché Giovinazzo, perché "Festival...in Porto"?
Suoniamo ovunque e l'idea di "Festival in...Porto" ci ha stuzzicato molto, perché ci siamo documentati ed abbiamo compreso come sia una manifestazione nel nostro ambiente ritenuta in crescita. Il nostro contatto è stato il presidente degli "Amici della Musica", Vincenzo Depalo, che con i suoi ha voluto fortemente la nostra presenza. E quindi eccoci qua, con la speranza di piacervi e di farvi soprattutto divertire con la nostra musica.
Un mix riuscito tra divertimento e musica di alta qualità. Noi per saperne di più abbiamo voluto sentire il pianista Primiano Di Biase, tra i co-fondatori della formazione laziale. E lui ci ha raccontato davvero tanti particolari.
Primiano, come e quando nasce il vostro progetto musicale?
Nasce in realtà per volontà di Luca Rizzo, che aveva pensato a qualcosa che tenesse fede a quanto portava in scena il maestro, riaggiornandolo, se possibile, ed adattandolo ai nostri tempi. Era il 2003 ed a Roma non esisteva nulla di simile. Lui mi propose di entrare a far parte di questo progetto, che era un po' una sfida, ed io accettai volentieri. Inizialmente vi era una formazione diversa da quella odierna, ma ciò che ci prefiggemmo di fare sin dal principio era di riproporre lo schema classico del gruppo da un punto di vista strumentale: pianoforte, sax, tromba, batteria, contrabbasso e voce. E così facemmo, direi con buoni risultati.
Chi sono I Carosoni oggi?
Sono un gruppo che suona in diversi Festival dove è stato apprezzato e che fa tante date. In questo momento Alessandro Contini è la nostra voce, mentre io suono il pianoforte. Al Sax ed al clarinetto c'è proprio Luca Rizzo, con Franco Santodonato alla tromba e flicorno. Chiudono la formazione Max Pischedda al contrabbasso e Francesco Bonofiglio alla batteria.
Vorremmo che raccontassi ai nostri lettori più giovani, agli under 30, chi era Renato Carosone e cosa ha rappresentato per la musica italiana...
Renato Carosone era un artista a tuttotondo, e qui dico una banalità. Lui era molto di più di un semplice musicista, lui aveva la musica dentro ed era quello che può essere definito "un maestro", senza possibilità di smentita. Autore, compositore, interprete e poi nella seconda parte della sua vita pittore, sculture e uomo di cultura a trecentosessanta gradi. Visse gli ultimi anni della sua esistenza a Trevignano, un paese nei pressi di Bracciano, nel Lazio, e lì si fece amare immensamente, come gli accadeva ovunque andasse. Chiunque in Italia conosce almeno un paio delle sue canzoni e credo che lui rappresenti un vero e proprio patrimonio nazionale in campo musicale.
Ma è vero che il vostro è uno show che accompagna un concerto?
Sì, avete scritto bene nei giorni scorsi. Si tratta di uno spettacolo vero e proprio, che vive di un mix tra cabaret, swing, ritmi latini ed africani, riarrangiati e portati all'attenzione del pubblico con uno sguardo al contemporaneo. Si ride, si scherza tanto, si interagisce col pubblico e si cerca di proporre buona musica. Il maestro ha viaggiato molto, è stato anche in Sud Africa e questo gli ha permesso di arricchire tanto il suo bagaglio culturale e musicale. E noi vogliamo riportare tutto questo sul palcoscenico giovinazzese.
Dura per chi come te deve suonare il pianoforte...
Durissima, perché ad un certo punto della mia vita mi sono rimesso a studiare. Ho dovuto approfondire, capire, ricercare, provare e riprovare con i miei compagni per produrre qualcosa di nuovo, ma che sapesse tenere fede a quanto ideato, partorito da quel genio che si chiamava Renato Carosone. Speriamo di esserci riusciti, anche se non è stato affatto semplice.
Chiudiamo con una domanda di routine: perché Giovinazzo, perché "Festival...in Porto"?
Suoniamo ovunque e l'idea di "Festival in...Porto" ci ha stuzzicato molto, perché ci siamo documentati ed abbiamo compreso come sia una manifestazione nel nostro ambiente ritenuta in crescita. Il nostro contatto è stato il presidente degli "Amici della Musica", Vincenzo Depalo, che con i suoi ha voluto fortemente la nostra presenza. E quindi eccoci qua, con la speranza di piacervi e di farvi soprattutto divertire con la nostra musica.