Francesco Bonvino
Francesco Bonvino

Certi amori non finiscono. Bonvino al Giovinazzo C5

Il laterale torna in biancoverde: «Ci sono i presupposti per una stagione importante»

Chissà quante volte Francesco Bonvino avrà ascoltato Antonello Venditti. Chissà se, almeno per qualche istante, gli sono saltate alla mente le parole più famose di "Amici mai". Certi amori non finiscono. Fanno dei giri immensi. Passano per Rutigliano, Ruvo di Puglia e Molfetta. E poi ritornano. Al punto esatto da cui la storia ha avuto inizio.

Chissà se in questi giorni il laterale giovinazzese classe '88, secondo colpo di mercato del Giovinazzo C5 messo a segno dal direttore sportivo Gianni Lasorsa, ha pensato a come tutto ha avuto inizio. «Quando si ha la possibilità di rappresentare una bandiera con questa grande tradizione ed un pubblico così imponente – esordisce – non si può che sentirsi orgogliosi. E la grande passione che dentro di me si sprigiona, non può che moltiplicarsi».

«Le esperienze che ho vissuto negli ultimi tre anni mi hanno ulteriormente responsabilizzato, per gli stessi motivi che ho già citato. Rappresentare dei colori è fantastico, specie quando trovi persone altrettanto straordinarie come Lamorgese e i De Venuto. Gente che rappresenta ancora i veri valori di questo sport».

L'ormai ex atleta delle Aquile Molfetta (lo scorso anno ha disputato la serie C1), come forse mai nella sua carriera, per età, situazione, circostanze, ha scelto con il cuore. Una scelta romantica, la sua. Quella di tornare a casa, dove riavrà per davvero le chiavi del PalaPansini. E soprattutto quelle del cuore della gente. La sua gente. «Il mio ritorno a Giovinazzo – dice ancora Bonvino - rappresenta un po' l'amore nascosto che ognuno di noi ha in serbo».

«E ora, dopo tre anni, è maturato il tempo di un ritorno autentico. Ringrazio Francesco Faele, proprio nel giorno del suo compleanno, che forse l'ha desiderato più di tutti». E sì, perché certi amori veramente non finiscono e dopo aver fatto dei giri immensi, come cantava Venditti, tornano. «Cosa m'ha spinto a tornare? Sarà stato – risponde - il forte senso di appartenenza che ho sempre nutrito negli anni della mia permanenza a Giovinazzo».

«Ma adesso torno con i piedi ben piantati per terra. Lo stimolo cardine sarà sicuramente quello di potermi confrontare con giocatori molto forti sotto la guida di un tecnico preparatissimo come Roberto Chiereghin». Per provare a fare qualcosa di unico, qualcosa di eccezionale. Mettere i suoi piedi al servizio del suo Giovinazzo C5.

Provare a fare un'impresa ardua, sensazionale, ma non impossibile, chissà. Riportare il club di Antonio Carlucci in serie A2. «I presupporti per una stagione al vertice ci sono tutti considerando pure che i ragazzi dello scorso anno, insieme al tecnico ed alla società, sono riusciti nell'impresa di riaccendere l'ardore passionale che questa città nutre per questa disciplina sportiva».

«E questo – termina - rappresenta sicuramente una forza in più per conquistare l'obiettivo per il quale noi tutti lavoreremo duro. Di proclami non ne ho mai fatti, ma ciò che mi appagherà più di tutto, a parte il dettaglio della vittoria, sarà l'uscire dal campo con la maglia sudata, a testa alta e senza rimproveri». E se certi amori non finiscono, figuratevi i sogni.
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