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Cronaca
Fondali devastati per pescare i datteri di mare, 35 arresti. I NOMI
Scoperto dalla Guardia Costiera un mercato parallelo e illegale che teneva insieme pescatori di frodo e esercizi commerciali
Giovinazzo - martedì 21 ottobre 2025
16.17
Un giro d'affari pari a circa mezzo milione di euro, ancora maggiore il danno ambientale per quello che la Guardia Costiera di Molfetta ha definito «un'attività tra le più devastanti per il fondale marino da Bari a Margherita di Savoia». Un'inchiesta che ha rivelato come la pesca dei datteri di mare, vietata, era «diventata prassi».
57 gli indagati (54 persone fisiche e 3 enti): 25 persone sono state portate in carcere, 11 sono state poste ai domiciliari. L'ordinanza cautelare del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Ivan Barlafante ipotizza 84 ipotesi di reato con le ipotesi, a vario titolo, di associazione a delinquere, danneggiamento e deturpamento di beni paesaggistici, inquinamento, disastro ambientale, minacce a pubblico ufficiale e anche illeciti amministrativi contestati agli enti coinvolti.
L'operazione, denominata "Jolly" e che ha portato anche ad 11 divieti di dimora (o esercitare l'attività di impresa) e 3 obblighi di dimora, ha portato gli inquirenti, coordinati dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Francesco Tosto, a scoprire un mercato parallelo e illegale che teneva insieme pescatori di frodo e attività commerciali. Adesso sono tutti indagati con l'accusa di aver saccheggiato chilometri di costa, sulla fascia adriatica, pescando i datteri di mare.
L'inchiesta è partita da un sequestro disposto il 5 maggio 2023 al mercato ittico di piazza Minuto Pesce, a Molfetta, al 47enne Ilarione De Candia. L'uomo, infatti, «aveva esposto per la vendita 5 chilogrammi di tunicati di cui è vietato il commercio». Datteri venduti anche a 100 euro al chilo. E dall'esame del suo smartphone è stato ricostruito un sistema che dai pescatori arrivava a ristoratori e privati di Bitonto, Giovinazzo, Cerignola, Barletta, Margherita di Savoia, Molfetta e Terlizzi.
Due anni di pedinamenti, intercettazioni e riprese subacquee, inoltre, hanno portato a ricostruire una catena d'approvvigionamento fra pescherecci, commercianti e privati. Le indagini hanno portato a documentare il modus operandi (dal "datteraro", all'intermediario fino agli acquirenti) e scoprire «la rete organizzata di alcuni "pescatori" (facente capo ai Sinigaglia-De Cesare-Murolo) e dei relativi familiari e l'organizzazione dei De Candia-Ponte per la pesca e la ricettazione dei datteri».
I militari hanno eseguito anche dieci sequestri, tra box pescherie, locali privati, tre natanti da diporto (fra cui due gommoni) e varie attività commerciali. Disposto pure il sequestro del denaro ritenuto provento della vendita dei datteri, di cui la legge vieta la raccolta proprio perché comporta la distruzione dell'habitat marino.
57 gli indagati (54 persone fisiche e 3 enti): 25 persone sono state portate in carcere, 11 sono state poste ai domiciliari. L'ordinanza cautelare del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Ivan Barlafante ipotizza 84 ipotesi di reato con le ipotesi, a vario titolo, di associazione a delinquere, danneggiamento e deturpamento di beni paesaggistici, inquinamento, disastro ambientale, minacce a pubblico ufficiale e anche illeciti amministrativi contestati agli enti coinvolti.
L'operazione, denominata "Jolly" e che ha portato anche ad 11 divieti di dimora (o esercitare l'attività di impresa) e 3 obblighi di dimora, ha portato gli inquirenti, coordinati dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Trani, Francesco Tosto, a scoprire un mercato parallelo e illegale che teneva insieme pescatori di frodo e attività commerciali. Adesso sono tutti indagati con l'accusa di aver saccheggiato chilometri di costa, sulla fascia adriatica, pescando i datteri di mare.
L'inchiesta è partita da un sequestro disposto il 5 maggio 2023 al mercato ittico di piazza Minuto Pesce, a Molfetta, al 47enne Ilarione De Candia. L'uomo, infatti, «aveva esposto per la vendita 5 chilogrammi di tunicati di cui è vietato il commercio». Datteri venduti anche a 100 euro al chilo. E dall'esame del suo smartphone è stato ricostruito un sistema che dai pescatori arrivava a ristoratori e privati di Bitonto, Giovinazzo, Cerignola, Barletta, Margherita di Savoia, Molfetta e Terlizzi.
Due anni di pedinamenti, intercettazioni e riprese subacquee, inoltre, hanno portato a ricostruire una catena d'approvvigionamento fra pescherecci, commercianti e privati. Le indagini hanno portato a documentare il modus operandi (dal "datteraro", all'intermediario fino agli acquirenti) e scoprire «la rete organizzata di alcuni "pescatori" (facente capo ai Sinigaglia-De Cesare-Murolo) e dei relativi familiari e l'organizzazione dei De Candia-Ponte per la pesca e la ricettazione dei datteri».
I militari hanno eseguito anche dieci sequestri, tra box pescherie, locali privati, tre natanti da diporto (fra cui due gommoni) e varie attività commerciali. Disposto pure il sequestro del denaro ritenuto provento della vendita dei datteri, di cui la legge vieta la raccolta proprio perché comporta la distruzione dell'habitat marino.