Michele Sollecito, Arianna Gadaleta e don Luigi Caravella
Michele Sollecito, Arianna Gadaleta e don Luigi Caravella
Vita di città

Il sindaco di Giovinazzo e don Luigi Caravella alla canonizzazione di Pier Giorgio Frassati

Sollecito in piazza San Pietro con la famiglia per il suo legame con Azione Cattolica nella giornata dedicata anche a Carlo Acutis

Esempi per i giovani, esempi nella quotidianità, esempi di santità senza gesti eclatanti, ma con la continua ricerca di Cristo e del bene.
Così Papa Leone XIV ha ricordato Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, da domenica 7 settembre due nuovi Santi della Chiesa Cattolica.

In piazza San Pietro, tra gli 80mila fedeli riunitisi, c'erano anche il sindaco di Giovinazzo, Michele Sollecito, con la sua famiglia, e don Luigi Caravella, assistente nazionale del Movimento Studenti di Azione Cattolica.
Proprio ad AC è legata l'esperienza di crescita e di vita di Sollecito e la sua presenza a Roma in quella giornata così speciale è stata ricordata attraverso un post social: «Non potevamo mancare - ha scritto il primo cittadino giovinazzese - ! Pier Giorgio Frassati è stato un modello per tanti giovani e anche per me. C'è davvero poco nella mia gioventù che non sia stato ispirato da lui, l'AC, l'amore per la montagna, la goliardia dei "tipi loschi", lo studio universitario, i sogni e le aspirazioni di vita, il diario, il Rosario, il legame forte e famigliare con Torino, La Consolata, il Duomo, il quotidiano del senatore Frassati… emozioni forti che è giusto condividere perché come noi abbiamo potuto conoscere Pier Giorgio grazie ad adulti, giovani e sacerdoti illuminati così anche i giovani di oggi possano trovare risposte di senso nella sua biografia e anche nella testimonianza dell'altro santo proclamato oggi, Carlo Acutis. È stato bello salutare il nostro don Luigi Caravella - ha concluso Sollecito - , assistente nazionale del Movimento Studenti di Azione Cattolica (MSAC), ci inorgoglisce la sua presenza e il suo impegno qui a Roma!».

CHI ERA PIER GIORGIO FRASSATI
Pier Giorgio Frassati
nacque a Torino il 6 aprile, sabato santo, del 1901 da Alfredo, fondatore del quotidiano "La Stampa" nel 1895, e da Adelaide Ametis.
La madre si distingue per il carattere forte ed il temperamento di artista. Un anno dopo i coniugi Frassati daranno a Pier Giorgio una sorella, Luciana, che diverrà sua inseparabile compagna di giochi e di studi. La famiglia Frassati può essere considerata appartenere all'alta borghesia locale ed è culturalmente di sentire liberale, con il padre agnostico e la madre credente in maniera formale: da questa Pier Giorgio riceve i primi rudimenti del cattolicesimo, mentre la fede, invece, maturerà in lui in maniera inaspettata, divenendo il fondamento stesso della sua vita.
Ricevette la sua formazione scolastica presso la scuola pubblica "Massimo d'Azeglio" e poi, l'"Istituto Sociale" dei Gesuiti. Il contatto con la spiritualità ignaziana e la formazione impartita portarono il giovane Pier Giorgio a fare la Comunione tutti i giorni, e successivamente ad entrare nelle Conferenze di San Vincenzo. Pur provenendo da una famiglia borghese, da giovane scelse di essere vicino ai bisognosi diventando il "facchino" dei poveri, trascinando per le vie di Torino i carretti carichi di masserizie degli sfrattati. Come membro della Conferenza di S. Vincenzo visitava le famiglie più bisognose alle quali offriva conforto e aiuti tangibili. La sua fede profonda si nutre di Eucaristia quotidiana, preghiera, confessione frequente. È innamorato della Parola di Dio: nel suo tempo è lettura riservata di fatto ai consacrati, ma lui si procura i testi per leggerli personalmente. Fidandosi totalmente delle parole di Gesù, vede nel prossimo la presenza di Dio, si considera «povero come tutti i poveri»: si prodiga in parole e gesti di carità fraterna, sia da solo che nella forma organizzata delle Conferenze di San Vincenzo, per le strade di Torino, nei quartieri poveri, al Cottolengo.
Nel 1918 si iscrisse ad Ingegneria meccanica (con specializzazione mineraria) per potersi dedicare a Cristo tra i minatori, che erano tra gli operai più umili e meno qualificati. Nel 1919 aderì alla FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana). Entrò a far parte dell'Azione Cattolica partecipando al circolo Milites Mariae facendo proprio il motto del PAS "Preghiera, Azione e Sacrificio".
Nelle forti tensioni del primo dopoguerra è impegnato in un apostolato sociale, che lo vede presente anche nelle fabbriche. Convinto della necessità di riforme sociali, nel 1920 entra nel Partito Popolare Italiano che considera un utile strumento per poter realizzare una società più giusta. Nel medesimo periodo il padre è nominato Ambasciatore in Germania. A Berlino Pier Giorgio visita i quartieri più miseri ed entra in contatto con i circoli dei giovani studenti e operai cattolici tedeschi. Nel settembre 1921 a Roma, durante una grande manifestazione della Gioventù Cattolica, difende la bandiera del suo circolo dall'assalto delle Guardie Regie, venendo arrestato. Gli scritti di Santa Caterina da Siena e gli accesi discorsi di Savonarola lo spingono a entrare nel 1922 nel Terz'Ordine Domenicano con il nome di frate Girolamo. Da fervente discepolo di San Domenico, recitava ogni giorno il Rosario, affermando che "Il mio testamento – mostrando la corona del Rosario – lo porto sempre in tasca". È iscritto a numerose associazioni ecclesiali, in cui riversa i tanti interessi della sua ardente vita cristiana.
Le sue giornate erano divise quindi tra preghiera, aiuto ai bisognosi, studio e amici. Dopo la sua morte, i genitori appresero dagli amici del figlio, e da coloro che avevano ricevuto il suo aiuto, lo stile di vita di questo ragazzo che correva per le strade di Torino, sempre a piedi perché i soldi per il tram li offriva in elemosina, per comprare le medicine per le persone ammalate, donando finanche i suoi indumenti per coloro che ne erano privi. I genitori lo rimproveravano spesso perché arrivava sempre tardi essendo all'oscuro della vita caritativa del loro figliolo.
Il giovane Pier Giorgio aveva pensato anche alla consacrazione sacerdotale ma scelse di vivere la vocazione alla santità nello stato laicale perché questo stile di vita gli permetteva di condividere da vicino il mondo degli operai e dei poveri attraverso un'azione sociale in prima persona.
A livello politico, pur essendo iscritto al Partito Popolare di don Sturzo, ne criticò alcune posizioni politiche tendenti ad appoggiare il nascente fascio.
È appassionato di montagna e di sport, e s'iscrive al Club Alpino Italiano e all'associazione Giovane Montagna. Organizza spesso gite con gli amici (la Società dei Tipi Loschi) che diventano occasione di apostolato. Va a teatro, all'opera, visita i musei, ama la pittura e la musica, conosce a memoria interi brani di Dante. È sempre attento, però, alle necessità degli altri, in particolare di poveri e ammalati, ai quali dona tempo, energie, la stessa vita.
Ormai quasi giunto al traguardo della laurea, gli mancavano due esami, muore per una poliomielite fulminante, contratta probabilmente nell'assistere i poveri. I primi sintomi, emicrania, inappetenza e febbre, si manifestarono il 30 giugno. Muore a Torino sabato 4 luglio 1925. Due giorni dopo, la folla trabocchevole ai funerali inizia a rivelare alla famiglia e al mondo la grandezza della sua testimonianza cristiana. Comincia così, a partire da questa grande fama sanctitatis il percorso che porterà alla sua beatificazione, presieduta dal Santo Padre San Giovanni Paolo II, in una piazza San Pietro gremita di fedeli.
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