Il Ministro Marco Bussetti. <span>Foto Your Edu Action</span>
Il Ministro Marco Bussetti. Foto Your Edu Action
Politica

«Il Presidente Conte chieda le dimissioni del Ministro Bussetti»

Dopo le dichiarazioni sugli insegnanti meridionali ad Afragola, il Sindaco Depalma prende posizione in difesa degli insegnanti del Sud

«Ci vuole l'impegno del Sud, vi dovete impegnare forte. Lavoro, impegno e sacrificio, questo ci vuole, non soldi».

Le parole sono quelle del Ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti, rese ad un giornalista di una emittente locale campana dopo una sua visita istituzionale ad Afragola, in provincia di Napoli. Il suo riferimento è agli insegnanti del Mezzogiorno, che secondo il titolare leghista del dicastero all'Istruzione non farebbero il loro lavoro fino in fondo.

Il video nelle scorse ore è divenuto virale, con annessa infinita coda polemica. Tantissimi i cittadini che si sono indignati per quelle frasi dette con fermezza e tra di loro anche molti insegnanti che quotidianamente svolgono il loro lavoro nelle scuole del Sud, senza ricevere sostanzialmente nessun ausilio dal Ministero.

Un Ministero bistrattato negli ultimi venti anni forse, che ha avuto spesso inquilini, di ogni colore politico, non all'altezza del compito.

A chiedere la testa del Ministro Bussetti c'è anche il Sindaco di Giovinazzo, Tommaso Depalma, che ha definito «gravissime» le dichiarazioni dell'esponente leghista. «Il Presidente del Consiglio Conte, da uomo del Sud, dovrebbe chiedere immediatamente le dimissioni del Ministro - ha detto -. Il Presidente è nato e cresciuto in una di quelle regioni (la Puglia, ndr) dove ci sarebbero insegnanti fannulloni, presidi svogliati e personale che non lavora. Una vera vergogna!».

Depalma ha quindi inteso ribadire il suo «completo sostegno e completa solidarietà a quanti in tutto il Mezzogiorno, non solo a Giovinazzo, ogni giorno operano con professionalità, scrupolo, passione nel mondo della scuola, in ogni ordine e grado. E spesso lo fanno in situazione infinitamente più precarie rispetto a quanto accade al Nord. Se non vi saranno dimissioni - ha rincarato la dose Depalma - mi auguro che Bussetti voglia chiedere scusa alle migliaia di donne e uomini meridionali che fanno quotidianamente del loro meglio per le sorti della pubblica istruzione in ogni regione della penisola».

A chi lavora ogni giorno nella scuola è sembrato oggettivamente uno schiaffo, a chi spesso fa i conti con mille carenze nelle strutture, rimboccandosi le maniche, dai dirigenti, passando per docenti e personale Ata.

Ad essi sui social si è unito un nutrito gruppo di laureati precari che vedono da anni le porte dell'istruzione pubblica chiuse ed i loro sogni infranti. Sogni comuni, di svolgere una professione che amano e di poter avere una minima dignità economica a fine mese. Ragazzi e ragazze, uomini e donne meridionali che spesso sono pronti a partire per poche ore di supplenza in istituti del settentrione, gente che alle soglie dei 40 anni è ancora obbligata da un sistema che non si regge in piedi a vivere nel precariato più nero. E sono loro a chiedere a Bussetti di occuparsi e presto di questi problemi.

Tra di essi, tanto per citare uno degli esempi più eclatanti, anche i tantissimi dottori di ricerca nati al Sud, che in Italia non sono premiati quali eccellenze da inserire in automatico nella scuola come accade in altri Paesi dell'UE, ma sono piuttosto trattati come ultima ruota del carro (e Bussetti in questo caso, ad onor del vero, c'entra ancora poco, almeno per il momento).

«Sono indignato - ha quindi spiegato Depalma - perché penso anche ai tanti genitori con i calli alle mani che hanno fatto sacrifici per far studiare i propri figli, laureatisi e che mai hanno avuto una chance, faticando anche loro, sudando tantissimo sui libri, pronti a sopportare situazioni al limite della decenza pur di avere un futuro.

A tutti gli insegnanti giovinazzesi, che lavorano da noi o fuori non mi importa, arrivi quindi il mio, il nostro più sentito grazie per ciò che fanno per le giovani generazioni. Dal Premier Conte - ha chiosato - questa volta mi aspetto una posizione fermissima».



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