Gianpietro Ghidini. <span>Foto Giuseppe Dalbis</span>
Gianpietro Ghidini. Foto Giuseppe Dalbis
Sociale

Dal dolore, la forza

Mercoledì sera la testimonianza di Gianpietro Ghidini della Fondazione Ema PesciolinoRosso

Un incontro organizzato con l'obiettivo di sconvolgere in senso positivo, di indurre a cambiare il modo di vivere la nostra quotidianità e i suoi inevitabili problemi.

A volerlo fortemente l'Associazione Genitori Liceo Matteo Spinelli Odv che si è avvalsa del patrocinio della Città di Giovinazzo e della collaborazione delle farmacie locali.

In apertura di serata, che ha avuto luogo nella parrocchia San Giuseppe, la presidentessa Chiara De Santis ha ricordato la mission e le attività svolte dall'associazione nata nel 2016; le più recenti: la donazione di tre computer e di un armadio porta pc al liceo e la consegna a Valeria Drago, avvenuta proprio ieri sera, della borsa di studio destinata alla studentessa più meritevole dello scorso anno scolastico.

A tenere l'incontro è stato Gianpietro Ghidini che è partito dalla vicenda di suo figlio Emanuele, suicidatosi a 16 anni in preda alle allucinazioni da LSD provata durante una festa con ragazzi più grandi. La prima tentazione da padre fu di gettarsi nello stesso fiume per raggiungere il figlio e cancellare errori e dolore. Due notti dopo la visione in sogno di Emanuele, sul fondo del fiume, aiutato ad emergere.

«Ho capito che se non avevo salvato mio figlio – ha affermato papà Gianpietro - avrei potuto salvare altri giovani. Ho analizzato la mia vita e ho riscontrato che avevo avuto la tanto cercata felicità delle cose effimere ma non la serenità nel profondo; e senza serenità non si può instaurare una relazione costruttiva con un figlio. Eppure avevo ricevuto segnali sotto forma di eventi e di malessere ma non ero riuscito ancora a tornare vicino alla mia famiglia che avevo allontanato preso dal lavoro, a parlare con mio figlio che avevo visto troppo serio. Poi il dolore più grande che si possa provare, trasformatosi in forza».

Il fondatore di Ema PesciolinoRosso, che da allora ha incontrato migliaia di persone nei 1800 incontri tenuti in tutta Italia, ha quindi esposto la sua teoria del cerchio della vita che ha come punto di partenza la serenità inconsapevole, che si trasforma in ricerca del successo, e il successo diventa dipendenza, finché non irrompe un trauma o un dolore. Se non si rifiuta il dolore ma lo si accoglie come parte del cammino, con il coraggio di amare sé stessi, gli altri e la vita, ci si trova di fronte al risveglio e alla serenità consapevole.

«Per rinnovare la serenità – ha aggiunto il padre, ammirato dai presenti commossi e segnati dalla sua storia e dalla sua quasi innaturale forza di reagire – è indispensabile trasformare il lamento in ringraziamento, la diffidenza in aiuto, l'ozio in preparazione, la vendetta in perdono».

La sua ricetta resterà senza dubbio un monito, così come la chiusura di serata del prof. Carmelo D'Aucelli, dirigente scolastico del Liceo che questa mattina permetterà ai ragazzi di incontrare Ghidini: «È la nostra generazione di 50-60enni che ha instillato tanto arrivismo nei giovani e tanto isolamento. Da padre dico: non aspettiamo, come accade nelle fiabe, di vivere la tragedia per raggiungere la serenità».
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