Tommaso Depalma
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Cronaca

Proroga ispezione Guardia di Finanza, Depalma spiega

Il nome dell'imprenditore ed ex sindaco era finito su alcuni giornali. Lui si difende e chiede rispetto

Nel fine settimana scorso, il suo nome e quello di altri 25 imprenditori o aziende del Barese erano finiti su alcuni quotidiani cartacei regionali. L'accusa è quella di fatture per operazioni inesistenti che consentivano - secondo l'impianto accusatorio degli inquirenti - di evadere le tasse. Sotto la lente di ingrandimento della Tenenza di Bitonto della Guardia di Finanza, in particolare, era finita una società, che però avrebbe avuto rapporti con le altre.
Clamore mediatico, fermento a Giovinazzo soprattutto nelle opposizioni nel vedere il nome di Tommaso Depalma, ex sindaco, attuale presidente di Federciclismo Puglia ed imprenditore molto conosciuto in città, comparire in una indagine della Guardia di Finanza, proprio per via della richiesta di indagini suppletive nei rapporti con la predetta società.
In realtà questi accertamenti nulla hanno a che vedere che l'attività pubblica di Depalma, che abbiamo intercettato nelle scorse ore ed a cui abbiamo chiesto lumi sull'intera vicenda, poiché solo alcune testate sono evidentemente in possesso di documenti che al momento non hanno a disposizione altre.
Ciò che riportiamo sotto è la lunga dichiarazione rilasciataci da Tommaso Depalma, il quale rispedisce al mittente le accuse e prova a spiegare, non senza amarezza per come è stata trattata la vicenda da talune testate.

«Venerdì 18 luglio mi è stata notificata dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Bitonto una richiesta di proroga delle indagini, nell'ambito di un'attività ispettiva rivolta a una società barese con la quale la mia azienda ha intrattenuto rapporti professionali.
Tengo a precisare che la mia società è una delle circa trenta aziende coinvolte in queste verifiche, finalizzate a ricostruire i rapporti economici e fiscali con la suddetta azienda, che è l'unico vero oggetto dell'indagine principale.
Sin da subito, ho fornito piena collaborazione, consegnando tutta la documentazione contabile e fiscale in mio possesso, con assoluta trasparenza e spirito costruttivo.
Ho constatato che nell'atto notificato alla mia azienda sono contenute contestazioni analoghe rivolte a molte altre imprese. Nel mio caso, contrariamente a quanto potrebbe desumersi dalla lettura dell'articolo, si fa riferimento a fatture per un totale imponibile di circa 21.000 euro e ad una presunta evasione IVA per poco più di 4.000 euro. È importante dire, con chiarezza, che tutti i pagamenti – sia dell'imponibile che dell'IVA – sono stati regolarmente effettuati a suo tempo.
Questi sono i fatti e sono ancora oggetto di accertamento, in una fase preliminare e non conclusa delle indagini, senza alcun rinvio a giudizio né tantomeno alcuna condanna.
Per questo motivo, sono rimasto profondamente amareggiato nel vedere il mio nome, riportato in prima pagina su un noto quotidiano regionale già nella mattina di sabato 19 luglio, appena un giorno dopo aver ritirato la notifica, identificato non come semplice cittadino o imprenditore, ma come "ex sindaco", quasi volendo attribuire un significato politico a una vicenda personale e aziendale, ancora tutta da chiarire.
Il mio passato da sindaco non c'entra nulla con questa indagine, che riguarda esclusivamente l'attività della mia azienda. L'evidente forzatura giornalistica, che senza neanche precisare gli importi che vengono contestati a ciascun indagato, lede e colpisce non solo me, ma anche la mia famiglia. Pertanto, mi riservo ogni azione legale a tutela della mia immagine e onorabilità.
Ho la coscienza a posto. Da oltre 31 anni sono titolare di Partita IVA, ho dato lavoro a più di 150 dipendenti, versando oltre 2,5 milioni di euro in stipendi, contributi, TFR, aiutando tante famiglie, alcune delle quali oggi vivono la propria pensione anche grazie alla stabilità data dalla mia azienda.
Non accetto di essere trattato come un criminale. Le piccole imprese come la mia non sono il problema dell'Italia, ma una parte importante della sua soluzione. Lo dico anche pensando al fatto che, dopo l'emergenza Covid, sto ancora restituendo – a rate da 540 euro al mese – i famosi 25.000 euro ricevuti come prestito, non come contributo.
Nel 2021 – anno a cui si riferiscono i fatti contestati – la mia azienda ha fatturato circa 983mila euro. Chiunque può rendersi conto da solo della sproporzione rispetto alla presunta violazione per 4.000 euro.
Ribadisco: non c'è alcuna condanna, le indagini sono ancora in corso e sono certo che verrà dimostrata la mia estraneità. La gogna mediatica preventiva a cui vengo sottoposto è inaccettabile. E non serve una bacchetta magica per capire lo scopo politico dell'articolo uscito, visto anche il tempismo e il tono usato.
Voglio comunque ringraziare gli ufficiali e sottufficiali della Guardia di Finanza di Bitonto, che hanno operato con professionalità, rispetto e garbo, e i giornalisti corretti che, prima di scrivere, mi hanno chiesto chiarimenti e mi hanno permesso di spiegare i fatti.
Un grazie sentito lo rivolgo a tutte le persone che in queste ore mi hanno fatto arrivare la loro vicinanza e fiducia, con un messaggio, una chiamata o semplicemente con una parola di conforto.
Sono questi i momenti in cui si capisce davvero chi crede in te e nella tua storia. A tutti loro dico grazie di cuore.
Agli altri – a chi giudica senza sapere, a chi sparla senza conoscere, a chi si nutre di odio e veleno – lascio la libertà di affondare nella propria arroganza e cattiveria. Non ho tempo da perdere con chi non ha mai fatto nulla di buono, né per sé né per gli altri.
Io so chi sono, da dove vengo e dove voglio andare.
E soprattutto, so che la verità, prima o poi, verrà fuori».

Tommaso Depalma
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