Il racconto di don Sandro Ramirez
Il racconto di don Sandro Ramirez
Attualità

Nel racconto di don Sandro Ramirez splende il pastorale di don Tonino Bello

L’incontro si è svolto giovedì 23 marzo nella sala Beato Nicola Paglia nella parrocchia San Domenico

Il racconto espresso da don Sandro Ramirez, parroco della chiesa San Giovanni Battista di Fasano, al numeroso pubblico che giovedì 23 marzo ha gremito la sala Beato Nicola Paglia nella chiesa San Domenico, è stato un'occasione speciale da vivere. L'incontro diocesano "La Parrocchia nell'insegnamento di Don Tonino Bello" è stato inserito in un programma di iniziative, atte a celebrare e ricordare i trent'anni dalla sua morte, avvenuta il 20 aprile 1993.

In tutta la sua essenza è stata posta attenzione al pastorale del venerabile don Tonino Bello. Don Sandro Ramirez aveva conosciuto personalmente il vescovo monsignor Bello negli anni in cui è stato prima seminarista e poi educatore nel Seminario Regionale di Molfetta. Molto attento al suo pastorale negli anni in cui fu vescovo della Diocesi è diventato un attento studioso degli scritti di don Bello e appassionato divulgatore del suo pensiero anche attraverso libri da lui scritti incentrati sulla sua figura.

L'intervento di don Sandro Ramirez


«La parrocchia vista tanti anni fa da Don Tonino Bello deve avere luci di posizione sempre accese», ha detto don Sandro Ramirez. Nella parrocchia risuona la voce di Dio e riveste rilevante importanza l'evangelizzazione: questo diceva quaranta anni fa don Bello che sentiva aria di paganesimo: «Le nostre chiese devono riscoprirsi soggetto attivo, la chiesa sia missionaria, sia fedele a Dio e all'uomo e parli a tutti i giovani e ai settori della vita».

La spiritualità è altra luce di posizione; don Bello faceva esempio con l'aria: «Io non so cos'è ma non è difficile capire che manca», ci vuole la riscoperta del profondo, don Bello ci chiedeva di non essere nuotatori in superficie ma sommozzatori. Purtroppo noi siamo a volte cristiani superficiali e dobbiamo impegnarci tutti ad andare in profondità.

La terza luce di posizione: gli ultimi. Don Bello era sempre dalla loro parte. «Scegliere gli ultimi, incoraggiare chi si è fermato»: quante volte don Bello si è caricato sulle spalle gli ultimi perché lui non era un teorico, lui lottava con loro, accanto a loro- ha affermato Don Sandro Ramirez. C'è bisogno di amare il fratello e ciò significa sorreggerlo, stargli accanto non soltanto assisterlo.

Allestire la mensa per i poveri, fare spazio ai poveri nella nostra casa e nella nostra vita. Da questo deriva che la parrocchia deve diventare aperta, accogliente e solidale la chiesa deve accogliere tutti. «La vostra chiesa sia senza pareti, comunità aperta», questo affermava don Bello quaranta anni fa. La Chiesa sappia rapportarsi con Cristo Signore che è l'unica persona per cui vale la pena di vivere o morire: chiesa che non esclude, non giudica mai nessuno.

Le parole di don Bello, nell'intervento di don Sandro Ramirez risuonano forti e vanno dritte al cuore.

«Il nostro cuore si allarghi sempre più, la parrocchia deve essere sempre comunità educante», ha proseguito don Ramirez. Annunciare il Vangelo per umanizzare la terra. «La parrocchia sia comunità solidale - scrisse don Bello dopo una visita pastorale - non tiratevi indietro quando c'è da risolvere un'ingiustizia, pace con tutti e perdono verso i nemici. La parrocchia non è solo radunarsi per condividere affinità spirituale, organizzare incontri di beneficenza non è solo questo, deve diventare il quartiere generale dove la solidarietà viene considerata in modalità planetaria».

Le conclusioni espresse da don Pietro Rubini


Don Pietro Rubini, parroco della chiesa San Domenico, ha quindi condotto una riflessione conclusiva sull'incontro e sul racconto pregno di significati che Don Sandro Ramirez ha rivolto all'attento pubblico presente. «Don Sandro ha raccontato Don Tonino, il linguaggio forbito del compianto vescovo, grazie a Don Sandro è stato reso comprensibile - ha affermato Don Pietro Rubini -. La dimensione di parrocchia vista da Don Tonino è stata raccontata da don Sandro Ramirez. Don Tonino Bello è stato un profeta per la diocesi per la sua visione della chiesa, parlare della parrocchia è parlare di noi; serve far riavvicinare i giovani, molti di loro si sono allontanati forse perché noi di loro non sappiamo nulla, li abbiamo lasciati andare, sono stati errori anche nostri. Vediamo le cose buone che stiamo facendo, la Chiesa locale grazie anche alle sollecitazioni di don Bello sta compiendo cose belle e importanti. Dobbiamo proseguire in questa direzione».

L'intervento di Giuseppe Marinelli, referente laico sinodale della Concattedrale


Al termine del corposo e interessante intervento di Don Sandro Ramirez è stato dato spazio agli interventi del pubblico, riflessioni da condividere o testimonianze di chi ha conosciuto il tanto amato vescovo di Alessano. Tra gli interventi, tutti ricchi di spunti su cui pensare, si è inserito il pensiero di Giuseppe Marinelli, referente laico sinodale della Concattedrale di Giovinazzo, che vogliamo porgere ai nostri lettori.

Lo scorso 5 marzo si è tenuto, presso l'Istituto San Giuseppe di Giovinazzo, un incontro sinodale cittadino improntato sul cantiere "dell'ospitalità e della casa", che ha coinvolto i rappresentati dei consigli pastorali parrocchiali, i sacerdoti, i religiosi/e, i referenti laici sinodali parrocchiali, le confraternite e le associazioni laicali. Durante quest'incontro i gruppi di lavoro, con i facilitatori, hanno risposto alla domanda: come possiamo camminare insieme nella corresponsabilità?

«Nell' incontro sinodale a livello cittadino - ha affermato Giuseppe Marinelli - ci siamo interrogati su quali passi siamo disposti a fare, come comunità cristiane, per essere più aperti, più accoglienti e capaci di curare le relazioni, al di là dei confini parrocchiali o comunitari, per essere più consapevoli, solidali e determinati per assolvere una missione di testimonianza e di evangelizzazione, ed esprimere uno stile di azione condivisa».

«Un impegno trasversale cittadino che si senta anche parte della comunità cristiana diocesana. Grande speranza è riposta nei giovani: il cantiere sinodale, scelto dalla diocesi, ha la finalità di coinvolgerli e renderli protagonisti di un percorso di discernimento comunitario per individuare le domande che questa generazione ha da porre alla Chiesa e al mondo per riuscire insieme a dare loro - ha concluso - risposte adeguate alle loro esigenze».
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