
Religioni
Mons. Cornacchia: «Ovunque diffondiamo il profumo dell'amore di Cristo»
L'omelia del Vescovo durante il Pontificale in onore di Maria SS di Corsignano
Giovinazzo - mercoledì 19 agosto 2020
19.57
«Maria è la speciale Patrona della Città di Giovinazzo».
Così S.E. Mons. Domenico Cornacchia, Vescovo della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, ha esordito nell'omelia durante il Solenne Pontificale in onore della Madonna di Corsignano, andato in diretta nazionale anche su TV 2000. Presenti alla celebrazione eucaristica più attesa dell'anno, tutto il clero giovinazzese e le massime autorità civili e militari locali ed il Comitato Feste Patronali, guidato da Gaetano Dagostino.
Mons. Cornacchia ha inevitabilmente ricordato le forma meramente liturgica con cui è stata celebrata Maria ed ha lanciato l'auspicio che il «Coronavirus rimanga al più presto come esperienza del passato».
Il prelato ha in principio d'omelia ricordato la persecuzione cristiana del 1187 in Oriente e l'arrivo del francese Gereteo che fuggì verso Occidente portando con sé il quadro della Madonna e si accampò in agro di Giovinazzo, detto di Corsignano. Alla Madonna si attribuirono ben presto numerosi miracoli e oltre duecento anni più tardi, la terza domenica d'agosto del 1388 fu proclamata Patrona. «Il suo prodigio più evidente - ha ricordato Cornacchia - è la profonda devozione attribuita a Maria nei secoli da questo popolo».
Mons. Cornacchia si quindi soffermato sul Vangelo di San Luca: «"Maria rimase con Elisabetta circa tre mesi, poi tornò a casa sua" - ha detto citandolo -. Si tratta di un racconto di un cammino di poco più di 200 km, ma sappiamo dall'esperienza che nessun viaggio è lungo per chi ama. Maria portò Dio nella casa della sua parente. Lei ci dice che anche la nostra vita è un viaggio verso la meta finale della visione beatifica del Paradiso e vi saremo vicini quanto più avremo amato ed esercitato carità e servizio».
Elisabetta, dunque, è esempio di singolare ospitalità. Non accogliere, secondo gli ebrei, è escludersi da Dio, che è amore. Il nostro popolo si è nei secoli distinto per l'accoglienza - ha quindi sottolineato il prelato, passando poi al messaggio conclusivo ai fedeli, che non poteva non immergersi nella stretta attualità».
«In questo tempo di dura prova di portata mondiale - ha detto Mons. Domenico Cornacchia -, chiediamo al Signore che anche noi possiamo metterci sulle tracce dei tanti che sono nel bisogno, ai margini di una vita dignitosa e chiedere "Dove sei?". L'altro non è un ostacolo ma un dono da accogliere, così come ha fatto il buon Samaritano. Ovunque diffondiamo quindi il profumo dell'amore di Cristo che dall'alto dice a Maria: "Donne ecco i tuoi figli"!», ha concluso, modificando volutamente la citazione evangelica, per esaltare il plurale che ci aiuta ad avviare una riflessione profonda su quanto dobbiamo fare, da cristiani, senza esitazione alcuna.
Maria di Corsignano ed il Signore, Figlio e Padre suo, ce lo chiedono. Impossibile girarsi dall'altra parte da cattolici e non ascoltare quanto ci ripetono.
Così S.E. Mons. Domenico Cornacchia, Vescovo della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, ha esordito nell'omelia durante il Solenne Pontificale in onore della Madonna di Corsignano, andato in diretta nazionale anche su TV 2000. Presenti alla celebrazione eucaristica più attesa dell'anno, tutto il clero giovinazzese e le massime autorità civili e militari locali ed il Comitato Feste Patronali, guidato da Gaetano Dagostino.
Mons. Cornacchia ha inevitabilmente ricordato le forma meramente liturgica con cui è stata celebrata Maria ed ha lanciato l'auspicio che il «Coronavirus rimanga al più presto come esperienza del passato».
Il prelato ha in principio d'omelia ricordato la persecuzione cristiana del 1187 in Oriente e l'arrivo del francese Gereteo che fuggì verso Occidente portando con sé il quadro della Madonna e si accampò in agro di Giovinazzo, detto di Corsignano. Alla Madonna si attribuirono ben presto numerosi miracoli e oltre duecento anni più tardi, la terza domenica d'agosto del 1388 fu proclamata Patrona. «Il suo prodigio più evidente - ha ricordato Cornacchia - è la profonda devozione attribuita a Maria nei secoli da questo popolo».
Mons. Cornacchia si quindi soffermato sul Vangelo di San Luca: «"Maria rimase con Elisabetta circa tre mesi, poi tornò a casa sua" - ha detto citandolo -. Si tratta di un racconto di un cammino di poco più di 200 km, ma sappiamo dall'esperienza che nessun viaggio è lungo per chi ama. Maria portò Dio nella casa della sua parente. Lei ci dice che anche la nostra vita è un viaggio verso la meta finale della visione beatifica del Paradiso e vi saremo vicini quanto più avremo amato ed esercitato carità e servizio».
LA CARITÀ E L'ACCOGLIENZA PER GIUNGERE AL PARADISO
«San Luca - ha continuato Cornacchia - ci parla del viaggio della condivisione e della carità. Dobbiamo essere consapevoli che su questa Terra compiamo un viaggio di andata e ritorno. Maria augura Pace e da Elisabetta viene accolta con amore. L'ospite in Israele è sacro e l'ospitalità rappresenta una benedizione e Lei è Beata perché si è fidata di Dio. L'ultima beatitudine - ha poi riflettuto il Vescovo - la troviamo nel Vangelo di Giovanni ed i Beati sono coloro i quali credono nella Sua Parola e la praticano con tutto il cuore.Elisabetta, dunque, è esempio di singolare ospitalità. Non accogliere, secondo gli ebrei, è escludersi da Dio, che è amore. Il nostro popolo si è nei secoli distinto per l'accoglienza - ha quindi sottolineato il prelato, passando poi al messaggio conclusivo ai fedeli, che non poteva non immergersi nella stretta attualità».
«In questo tempo di dura prova di portata mondiale - ha detto Mons. Domenico Cornacchia -, chiediamo al Signore che anche noi possiamo metterci sulle tracce dei tanti che sono nel bisogno, ai margini di una vita dignitosa e chiedere "Dove sei?". L'altro non è un ostacolo ma un dono da accogliere, così come ha fatto il buon Samaritano. Ovunque diffondiamo quindi il profumo dell'amore di Cristo che dall'alto dice a Maria: "Donne ecco i tuoi figli"!», ha concluso, modificando volutamente la citazione evangelica, per esaltare il plurale che ci aiuta ad avviare una riflessione profonda su quanto dobbiamo fare, da cristiani, senza esitazione alcuna.
Maria di Corsignano ed il Signore, Figlio e Padre suo, ce lo chiedono. Impossibile girarsi dall'altra parte da cattolici e non ascoltare quanto ci ripetono.