
Vita di città
Maria Teresa racconta la storia del bisnonno alpino ucciso dai nazisti
La triste vicenda del giovinazzese Giovanni Stufano morto in prigionia il 5 dicembre 1944
Giovinazzo - lunedì 28 gennaio 2019
13.32
Per lei, pur giovanissima, è una ferita grande, che in famiglia si rinnova da decenni, che viene trasmessa di generazione in generazione. Lei è Maria Teresa Bruni e frequenta il quinto anno dell'indirizzo Scientifico del Lieco "Spinelli".
Nel numero di Luce e Vita, periodico diocesano, uscito ieri, domenica 27 gennaio, la studentessa giovinazzese ripercorre, tra tante riflessioni profondissime, l'ultimo anno di vita del suo bisnonno, Giovanni Stufano.
Nato nel maggio 1908, Giovanni ebbe tre figli con Maria Rosaria Amoia, tra il 1937 ed il 1943, l'ultimo addirittura in un permesso premio durante il secondo conflitto mondiale. Il suo destino e quello di centinaia come lui fu segnato dall'Armistizio dell'8 settembre '43, quando l'Italia si arrese agli Alleati e fu avvertita come traditrice dai tedeschi.
Ai soldati italiani, agli alpini come Giovanni che si trovavano ancora al Nord, la Wehrmacht impose una scelta: o entravano a far parte delle truppe teutoniche oppure sarebbero stati ritenuti prigionieri.
Lui e tanti altri decisero che non si poteva combattere per una patria non propria, per una causa soprattutto che non era più la propria. Maria Teresa racconta nel suo articolo-diario come gli I.M.I. (Internati Militari Italiani) vissero quel terribile periodo tra il 1943 ed il 1945. Nello spostamento dallo Stalag XII-F (il campo di prigionia) da Forbach, in Francia, a Freinsheim, in Renania, Giovanni Stufano cadde, fu percosso col calcio del fucile da un soldato nazista e morì circa un mese dopo, il 5 dicembre 1944, forse per i colpi subiti e per lesioni alla colonna vertebrale.
La Giornata della Memoria che si celebra oggi a Giovinazzo e che ieri è stata vissuta in tutta Italia, non può divenire banalizzazione, retorica o peggio propaganda politica. Memoria vuol dire ricordare "fatti" e la giovanissima Maria Teresa ci richiama al nostro compito, che è quello di rinverdire ricordi tragici perché le tragedie non si ripetano. O forse, sarebbe meglio dire, non continuino ancora, perché in varie parti del mondo tutt'oggi sono in corso veri e propri genocidi, taciuti dai più.
Che si ricordi, che si aiutino questi ragazzi a capire, ad analizzare, a studiare. La conoscenza è la peggior nemica dei totalitarismi, rossi e neri che essi siano. Diamo loro gli strumenti che occorrono per crescere consapevoli. A Maria Teresa è stato saldamente trasmesso in famiglia un bagaglio valoriale che la aiuterà nel suo percorso. Facciamo in modo che sia così per tutti.
Nel numero di Luce e Vita, periodico diocesano, uscito ieri, domenica 27 gennaio, la studentessa giovinazzese ripercorre, tra tante riflessioni profondissime, l'ultimo anno di vita del suo bisnonno, Giovanni Stufano.
Nato nel maggio 1908, Giovanni ebbe tre figli con Maria Rosaria Amoia, tra il 1937 ed il 1943, l'ultimo addirittura in un permesso premio durante il secondo conflitto mondiale. Il suo destino e quello di centinaia come lui fu segnato dall'Armistizio dell'8 settembre '43, quando l'Italia si arrese agli Alleati e fu avvertita come traditrice dai tedeschi.
Ai soldati italiani, agli alpini come Giovanni che si trovavano ancora al Nord, la Wehrmacht impose una scelta: o entravano a far parte delle truppe teutoniche oppure sarebbero stati ritenuti prigionieri.
Lui e tanti altri decisero che non si poteva combattere per una patria non propria, per una causa soprattutto che non era più la propria. Maria Teresa racconta nel suo articolo-diario come gli I.M.I. (Internati Militari Italiani) vissero quel terribile periodo tra il 1943 ed il 1945. Nello spostamento dallo Stalag XII-F (il campo di prigionia) da Forbach, in Francia, a Freinsheim, in Renania, Giovanni Stufano cadde, fu percosso col calcio del fucile da un soldato nazista e morì circa un mese dopo, il 5 dicembre 1944, forse per i colpi subiti e per lesioni alla colonna vertebrale.
La Giornata della Memoria che si celebra oggi a Giovinazzo e che ieri è stata vissuta in tutta Italia, non può divenire banalizzazione, retorica o peggio propaganda politica. Memoria vuol dire ricordare "fatti" e la giovanissima Maria Teresa ci richiama al nostro compito, che è quello di rinverdire ricordi tragici perché le tragedie non si ripetano. O forse, sarebbe meglio dire, non continuino ancora, perché in varie parti del mondo tutt'oggi sono in corso veri e propri genocidi, taciuti dai più.
Che si ricordi, che si aiutino questi ragazzi a capire, ad analizzare, a studiare. La conoscenza è la peggior nemica dei totalitarismi, rossi e neri che essi siano. Diamo loro gli strumenti che occorrono per crescere consapevoli. A Maria Teresa è stato saldamente trasmesso in famiglia un bagaglio valoriale che la aiuterà nel suo percorso. Facciamo in modo che sia così per tutti.