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Attualità
Cala Porto diventa parcheggio per set fotografici
La sbarra, da tempo divelta, consente l'accesso e la sosta indiscriminata sullo scalo di alaggio
Giovinazzo - giovedì 12 giugno 2025
Il porticciolo di Giovinazzo è sempre stato visto come parte di un invidiatissimo ed iconico scenario da cartolina. Da qualche anno poi è teatro per grandi eventi di cultura, musica e spettacolo. Nella stagione delle cerimonie però quella stessa location perde la sua unicità.
La domenica mattina, terminate le messe di Prima Comunione, grossi suv e auto eleganti si fanno largo tra le famiglie e i turisti a passeggio e hanno l'arrogante pretesa di scendere sullo scalo di alaggio.
Lì parcheggiano di traverso al centro della rampa e da essi scendono sovente bambine vestite da piccole spose con abiti pomposi e tanto tanto tulle o con strascichi principeschi, e bambini che paiono piccoli manager d'azienda. Pronti ad immortalarli, con lo sfondo del mare o della cattedrale, squadre di fotografi e operatori con tanto di pannelli riflettenti da shooting per riviste patinate e gli ormai immancabili droni. Al seguito padri fieri con giacche di qualunque improbabile colore e mamme emozionatissime in un tripudio di accecanti paillettes.
Ma se questo spettacolo fa parte del gusto, o del disgusto, di ciascuno, è un'altra la questione che interessa seriamente tutti.
La sbarra automatizzata sulla rampa di accesso al porto, installata proprio per contrastare l'accesso e il parcheggio selvaggio, è rotta ormai da un paio d'anni. Da allora non è mai stata sostituita per cui il varco ha perso l'unico filtro.
Impensabile credere che l'eventuale passaggio randomico degli uomini e delle donne in divisa possa essere un deterrente alternativo. E così fotografi, festeggiati, parenti e chiunque ne avverta la necessità fa dello scalo ciò che ritiene, o lascia l'auto per essere nel cuore del nostro centro turistico.
Mentre si temporeggia nel provvedere alla riparazione, ne escono sconfitti il decoro e l'ordine pubblico, l'immagine di una città che sbandiera la vocazione turistica ma che a volte è in difficoltà nel far rispettare le regole a tutela di residenti e visitatori.
La domenica mattina, terminate le messe di Prima Comunione, grossi suv e auto eleganti si fanno largo tra le famiglie e i turisti a passeggio e hanno l'arrogante pretesa di scendere sullo scalo di alaggio.
Lì parcheggiano di traverso al centro della rampa e da essi scendono sovente bambine vestite da piccole spose con abiti pomposi e tanto tanto tulle o con strascichi principeschi, e bambini che paiono piccoli manager d'azienda. Pronti ad immortalarli, con lo sfondo del mare o della cattedrale, squadre di fotografi e operatori con tanto di pannelli riflettenti da shooting per riviste patinate e gli ormai immancabili droni. Al seguito padri fieri con giacche di qualunque improbabile colore e mamme emozionatissime in un tripudio di accecanti paillettes.
Ma se questo spettacolo fa parte del gusto, o del disgusto, di ciascuno, è un'altra la questione che interessa seriamente tutti.
La sbarra automatizzata sulla rampa di accesso al porto, installata proprio per contrastare l'accesso e il parcheggio selvaggio, è rotta ormai da un paio d'anni. Da allora non è mai stata sostituita per cui il varco ha perso l'unico filtro.
Impensabile credere che l'eventuale passaggio randomico degli uomini e delle donne in divisa possa essere un deterrente alternativo. E così fotografi, festeggiati, parenti e chiunque ne avverta la necessità fa dello scalo ciò che ritiene, o lascia l'auto per essere nel cuore del nostro centro turistico.
Mentre si temporeggia nel provvedere alla riparazione, ne escono sconfitti il decoro e l'ordine pubblico, l'immagine di una città che sbandiera la vocazione turistica ma che a volte è in difficoltà nel far rispettare le regole a tutela di residenti e visitatori.