Il quadro nella chiesa di Costantinopoli. <span>Foto Marzia Morva</span>
Il quadro nella chiesa di Costantinopoli. Foto Marzia Morva
Eventi e cultura

Il culto di Sant'Antonio Abate: la verità degli studiosi di storia locale

Riportiamo un passaggio degli scritti di Nicola Coppola

Negli anni passati le notizie storiche circa la tradizione e il culto in onore di Sant'Antonio Abate sono state diverse nei fatti narrati e nei contenuti. A detta degli appassionati, studiosi ed esperti di storia locale, nostri concittadini, non sempre si è trattato di informazioni storiche per così dire "attendibili", cioè non inerenti a fatti riscontrabili in documenti antichi, quelli da loro studiati e a cui fanno riferimento.
Per questa edizione 2020 della Festa dei Fuochi, l'associazione Culturaly, organizzatrice dell'evento, ha chiesto a Nicola Coppola, cultore ed appassionato di storia locale, di redigere un testo che racconta sia l'aspetto liturgico sia quello più popolare e tradizionale della ricorrenza in onore del Santo egiziano. Il testo nei giorni scorsi è stato diffuso nelle scuole di Giovinazzo ed è stato letto dal banditore negli incontri che si sono svolti con i bambini. Sul nostro quotidiano web, pubblichiamo integralmente questo scritto che racchiude momenti e passaggi di storia, fede e tradizione popolare per condividerlo con i nostri lettori (M.M.).

IL CULTO DI SANT'ANTONIO ABATE

Il grande poeta romano Ovidio nella sua opera "I Fasti " scritta più di duemila anni fa, ci riferisce che all'inizio dell'anno solare, in pieno inverno, gli antichi romani indicevano le Ferie Sementine, contrassegnate da cerimonie per purificare gli uomini, gli animali e i campi e per favorire il rinnovamento del cosmo.
Si procedeva alla lustrazione dei campi e dei villaggi col fuoco, bruciando sterpaglie, rami secchi e utensili rotti mentre i cavalli e i buoi adoperati nei lavori dei campi venivano adornati di fiori e lasciati a riposo. Nel processo di espansione dell'impero romano verso il nord Europa, a queste usanze si unirono quelle del dio celtico Lug, raffigurato da un cinghiale, che risorgeva annualmente e assicurava il ritorno della primavera e quindi della fecondità dei campi e della nuova vita.
Queste antiche tradizioni precristiane confluirono nella figura di Sant'Antonio Abate che nacque tra il 270 e il 280 d.C. a Qeman presso Eraclea, in Egitto, da una ricca famiglia. La leggenda racconta che egli scese agli inferi e sottrasse alle pene del fuoco molte anime ingiustamente condannate. Ecco perchè accanto al santo è raffigurata una fiammella. Alla morte dei genitori Egli regalò tutti i suoi beni ai poveri e si ritirò in un luogo desertico a vivere da eremita, pregando e vivendo in santità. Diffuse la fede cristiana in tutto l'Egitto operando molti miracoli ed ebbe numerosi seguaci. Morì nel deserto della Tebaide a Colzim il 17 Gennaio del 356 d. C. La festa liturgica cristiana di Sant'Antonio Abate ha quindi assorbito le funzioni propiziatorie e purificatrici dei campi col fuoco, contornate da danze e canti. Ecco che il Carnevale inizia il 17 Gennaio e per tradizione antica si dice: " Sant'Antùne, màschere e sùene ". Nell'allestimento dei falò tutti partecipavano, ricchi e poveri, alla raccolta della legna da ardere ed attorno ad essi si consumavano cibi poveri: fave ( dette a Giovinazzo "crapiète" ), ceci, olive, vino e "frisìdd" (dolcetti fatti con farina, mandorle, zucchero ed acqua). Questa tradizione in onore di Sant'Antonio Abate a Giovinazzo si fa risalire a molti secoli addietro, tanto che esisteva già nel 1200 una chiesa a Lui dedicata posta nell'odierna Piazza Costantinopoli, accanto all'omonima chiesa. Questa a fine 1600 risultava semidiroccata e successivamente fu ricostruita in civile abitazione. Nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, nel primo altare a sinistra appena si entra, c'è un dipinto del 1721 del pittore giovinazzese Saverio de Musso che ritrae Sant'Antonio Abate insieme a San Donato e a San Leonardo. Egli è rappresentato col bastone a forma di T (Tau greco, segno di santità) con appeso un campanellino, un libro con sopra una fiammella e ai suoi piedi un maialino. Sant'Antonio Abate è protettore del fuoco, degli animali, dei fabbricanti di spazzole, degli allevatori, dei cestai, macellai, campanari ed è guaritore dell'affezione nervosa Herpes Zoster, il cosiddetto "Fuoco di Sant'Antonio". Per tradizione antica, il 17 Gennaio si riuniscono davanti alla chiesa di Santa Maria di Costantinopoli i proprietari di animali domestici, da lavoro e da compagnia, per ricevere la benedizione da parte del prete della chiesa.
Nicola Coppola - Studioso ed esperto di Storia locale
  • Sant'Antonio Abate
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