Ex Marmeria Barbone
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Ex Marmeria Barbone, il Sindaco di Giovinazzo scrive a Draghi

Lettera di Depalma per spiegare la sua rabbia davanti ad un diniego capotico ad un progetto per qualificare un'area abbandonata da anni

Il sindaco di Giovinazzo, Tommaso Depalma, non intende arrendersi. Dopo il no del Comitato VIA della Regione Puglia, che non ha autorizzato il progetto di riqualificazione dell'intera area su cui insiste il rudere abbandonato della ex Marmeria Barbone, sulla litoranea Santo Spirito- Giovinazzo, ha preso carta e penna e ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, al Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, all'Assessore all'Ambiente della Regione Puglia, Anna Grazia Maraschio, e al Direttore del Dipartimento Ambiente e Paesaggio della Regione, Paolo Francesco Garofoli.

Nelle missive il sindaco spiega le ragioni della sua rabbia e della sua volontà di non arrendersi vedendo andare in fumo un progetto, presentato dalla società 'Blue Tourism' dal valore complessivo di circa 10 milioni di euro, per il quale aveva manifestato interesse di investimento pari al 40% la stessa Regione Puglia, e che darebbe lavoro a circa 70 persone oltre a quelle che verrebbero impiegate per la realizzazione della struttura ricettiva di alto livello.


LA LETTERA

«Sono solo un sindaco italiano, uno dei tanti sindaci che combatte pancia a terra per ridare la speranza ai propri cittadini dopo un anno e mezzo di vero inferno in cui abbiamo dovuto fronteggiare, a mani nude, emergenze sanitarie e soprattutto sociali ed economiche - è l'incipit della lettera di Depalma a Draghi- Ridare speranza non significa dare la pacca sulla spalla al proprio concittadino che ha perso tutto o lusingarlo con parole piene di fatue promesse. Ridare speranza, e Lei me lo insegna, significa porre in essere atti concreti in grado di creare effettive possibilità di economia e dunque di lavoro. Ma alla lungimiranza e al coraggio di alcuni imprenditori, e di una apicale politica regionale, noi sindaci facciamo i conti con una burocrazia che ci uccide. Sì, la burocrazia come quella dei burocrati del Comitato VIA della Regione che hanno bocciato il progetto adducendo ragioni per il diniego non condivisibili e ridicole come la necessità di tutelare la Lemma minor, meglio nota come la 'lenticchia d'acqua', una pianta acquatica che popola, a volte in maniera infestante, i ristagni d'acqua dolce e che in Puglia cresce non di rado nelle pozze d'acqua che si formano sul fondo dei solchi torrentizi.
Caro Presidente, mi dica Lei, quale può essere il futuro dei nostri giovani e dei nostri imprenditori che hanno voglia di credere ancora nella nostra terra? Cosa dobbiamo prospettare per le loro ambizioni e speranze? Dobbiamo convincerli che sarà meglio coltivare la "Lenticchia d'Acqua" e curare i nidi dei pipistrelli, mantenendo intatti manufatti fatiscenti e pericolosi per l'ambiente, che asfissiano occhi e anima di chi li guarda e li vive? Dobbiamo convincerli che è impossibile immaginare sviluppo e crescita economica, rispettando le norme (applicate con buon senso), che possano permettere di coniugare riqualificazione della costa e promozione dei segni "distintivi" del nostro territorio, ovvero fare della Puglia, la terra di accoglienza turistica qualificata e innovativa? Le scrivo come sindaco, con la fascia tricolore e il cuore in mano, perché davvero non è più possibile pensare ad una Italia impantanata nei suoi mille rivoli della burocrazia, quella stessa burocrazia che ci fa ridere dietro il mondo intero e che spaventa e scoraggia qualsiasi tipo di imprenditoria. Come sindaco sento, ora più che mai, di dover fare qualcosa di concreto per la mia gente smarrita, provata, persa, allo stremo».


Depalma chiude con queste parole la lunga lettera inviata al Presidente del Consiglio, Mario Draghi: «Come sindaco, come italiano, come pugliese e come cittadino di Giovinazzo, non mi arrenderò mai all'angheria supponente della mala burocrazia. Il futuro di questa terra, o quello che si cerca disperatamente di intravedere, non può essere lasciato nelle mani di burocrati il cui sguardo sul mondo non va oltre la finestra del palazzo da cui neanche si affacciano, trincerati dietro certezze, inutili carte e accrediti bancari del 27».
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