Amedeo Savoni
Amedeo Savoni

Amedeo Savoni, un uomo con una parola sola

Il tecnico è rimasto sordo alle sirene di Altamura, Bitonto e Trani: «Lo avevo promesso e non mi sono rimangiato la parola data»

Amedeo Savoni è pronto a ripartire col suo nuovo Giovinazzo, ai nastri di partenza del prossimo campionato di Promozione.

Eppure a 53 anni l'ex tecnico di Ruvo, Trani, Altamura, Ferrandina, Fasano, Acquaviva e Bitonto qualche telefonata l'ha ricevuta. «Dalla mia Bitonto - confessa - ma anche da Altamura e Trani, in Eccellenza. E quindi volendo avrei potuto allenare più in alto quest'anno. Ho detto che sarei rimasto a Giovinazzo a maggio, non lo dico oggi. La parola l'avevo data tre mesi fa e non me la sono rimangiata».

Niente santificazioni, per carità, solo il racconto di ciò che è stato fatto dal "Baggio di Bitonto", come l'allenatore del Giovinazzo fu soprannominato quando giocava come trequartista nella sua città, fermo da un biennio come allenatore e a godersi il calcio da spettatore competente. La passione è passione, però, e al cuor non si comanda.

E così Savoni, titolare di un laboratorio di pasticceria artigianale, ma allenatore di calcio per vocazione, è ritornato sui prati verdi (un eufemismo a Giovinazzo), ma che serve solo per non dire la solita frase che è ritornato nel "suo" mondo: il calcio dilettante. In Promozione. E lì rimarrà anche quest'anno.

Ma perché? «Semplicemente perchè avevo già dato la mia parola», risponde il tecnico rimasto sordo a tante sirene. In un'epoca in cui gli allenatori farebbero qualsiasi cosa per sedersi su una qualsiasi panchina, Savoni ha dato l'ennesima lezione di campo ma soprattutto di vita.

Chiamato per il dopo Germinario, è arrivato settimo. Ha poi accettato il rinnovo stringendo la mano al presidente Azzollini. In estate è arrivata la chiamata dei nuovi proprietari della Vigor Trani, ma anche di Team Altamura e Omnia Bitonto seguite da un'offerta importante a livello economico e professionale. Offerta che (quasi) tutti avrebbero accettato.

La risposta di Savoni, però, è stata quella di rifiutare l'opportunità di sedersi su un'altra panchina (di Eccellenza o di Prima Categoria), presentarsi al raduno del Giovinazzo ancora da costruire, scendere in campo a faticare e mettere firma sul destino biancoverde. In nome della parola data e di una stretta di mano.

In nome di una coerenza sempre più sconosciuta ad un mondo del calcio, dai dilettanti in su, che di parole e di progetti ne fa tanti, troppi, e di risposte vere ne dà sempre meno. Chapeau ad Amedeo Savoni, un uomo con una parola sola!
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