Un'aula del Tribunale
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Cronaca

Evade dai domiciliari: 49enne arrestato e riportato a casa

I Carabinieri lo hanno fermato ai piedi del Municipio. Oggi il rito direttissimo: ha patteggiato 8 mesi

Era da soli due giorni agli arresti domiciliari, dopo l'aggravamento di una misura cautelare. Ma Michele Dilillo, 49 anni, non è riuscito proprio a stare chiuso dentro a quattro mura. Ieri si è allontanato senza permesso dalla sua abitazione. Ed è stato arrestato. Oggi il rito direttissimo, in cui ha patteggiato la pena di 8 mesi.

I fatti risalgono al 7 aprile scorso, quando i Carabinieri gli hanno stretto le manette ai polsi in esecuzione di un'ordinanza di aggravamento della misura cautelare alternativa: l'uomo, già noto alle forze dell'ordine e indagato per il reato di maltrattamenti in famiglia, era stato sottoposto all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, ma avendone violato le prescrizioni, è stato oggetto di un'informativa dell'Arma che ha convinto il Tribunale di Bari a relegarlo agli arresti domiciliari.

Ma anche in questo caso ha disatteso le prescrizioni dell'Autorità Giudiziaria: ieri mattina, infatti, s'è allontanato senza permesso dalla sua abitazione per recarsi a Palazzo di Città dove avrebbe voluto presentare la domanda del Reddito di Cittadinanza, ma si è trovato di fronte i militari. E, per lui, non c'è stato possibilità di scampo: per non entrare nell'auto di servizio ha anche opposto una strenua resistenza, tentando di scappare. È stato ammanettato in flagranza dai Carabinieri.

L'ora d'aria fuori ordinanza è finita negli uffici della caserma di via Matteotti dove, sentito il pubblico ministero di turno, gli è stato notificato l'arresto per i reati di evasione dagli arresti domiciliari e di resistenza a pubblico ufficiale. Completate le pratiche di rito, l'uomo ha fatto ritorno al suo domicilio in stato d'arresto, prima di presentarsi questa mattina, in Tribunale, a Bari, assistito dal suo avvocato di fiducia Francesco Mastro, per il processo con il rito del giudizio direttissimo.

Il giudice Antonio Donato Coscia, al termine dell'udienza, non si è sentito di mandare l'imputato in carcere, nonostante la richiesta del pubblico ministero. Anzi, al termine di una valida argomentazione difensiva, ha accolto la proposta dell'avvocato difensore di concedere le «attenuanti generiche» equivalenti alla recidiva contestata e di non applicare nessuna misura cautelare: ha patteggiato la pena di 8 mesi e 6 giorni ed è stato riaccompagnato a casa, agli arresti domiciliari.

«Il giudice ha sposato la mia tesi e non ha applicato il carcere - ha detto l'avvocato Mastro -. Abbiamo chiesto e ottenuto il patteggiamento: ora arriverà l'ordine di esecuzione della Procura della Repubblica ed a quello farò richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali o ai domiciliari». In carcere, però, non ci andrà.
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