Matteo Messina Denaro dopo la cattura
Matteo Messina Denaro dopo la cattura
Politica

Messina Denaro, Sollecito: «Cattura ci ricorda difficoltà a sradicare mafia dal nostro territorio»

Il messaggio del sindaco raccolto dalla nostra redazione dopo la cattura del boss

Non è una notizia che interessa solo la Sicilia, non lo è affatto. È un atto di liberazione di una nazione, è la fine di un lungo e macabro capitolo della storia contemporanea italiana. È la rivalsa della gente perbene sul crimine organizzato.

La cattura di Matteo Messina Denaro, ultimo dei boss della cupola che portò avanti la stagione delle stragi, è una bella notizia per il tessuto sociale sano, per gli imprenditori meridionali perbene. Anche la Puglia era interessata dagli appetiti siciliani, come più volte raccontato dalla Direzione Investigativa Antimafia, con i clan locali servili e accucciati allo strapotere dei potentissimi boss dell'isola.

Sull'arresto è tornato nelle scorse ore Michele Sollecito, sindaco di Giovinazzo, città di cui Capitano Ultimo (colui che catturò Totò Riina) è cittadino onorario, ed assessore alla Legalità: «La lotta trentennale per arrestare Matteo Messina Denaro - ha detto il primo cittadino contattato dalla nostra redazione - ci ricorda ancora una volta quanto sia duro e faticoso procedere alla loro individuazione e cattura e quanto sia duro e difficile sradicare la mafia dai nostri territori. Ecco perché siamo sempre più fieri di aver dato la cittadinanza onoraria a Capitano Ultimo proprio perché è l'emblema di una lotta senza quartiere ad un crimine organizzato che è riuscito a proteggere per oltre 30 anni un altro suo pericoloso boss. Bisogna dare oggi, ancor più di ieri, merito - ha proseguito Sollecito - a tutte quelle persone che hanno combattuto e combattono la mafia ed hanno anche dovuto subire ripercussioni serie su loro ed i loro cari per il resto della loro vita».

«Siamo felici dell'arresto di Matteo Messina Denaro
- ha quindi evidenziato il sindaco - e crediamo che lo Stato possa e debba intensificare la lotta alla mafia, onorando con costante impegno la memoria di quanti hanno perso la vita per contrastarla. Mi sovvengono oggi in mente i volti di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rosario Livatino, del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, e di quanti hanno offerto il loro estremo sacrificio per questa battaglia che non possiamo perdere. Un ultimo accenno - ha concluso Sollecito - mi sia consentito a uomini e donne dei ROS, una eccellenza del nostro apparato, persone con enorme professionalità, l'impegno dei quali è fondamentale per infliggere questi duri colpi ai principali nemici del nostro Paese e della nostra democrazia».
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