Ex carcere
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Attualità

Venduto l'ex carcere di Giovinazzo per 720mila euro

LED: «Svenduto». Depalo: «Significa valorizzazione indiretta attraverso un privato»

Nelle scorse settimane è completata la vendita all'asta dell'ex carcere di Giovinazzo. La pubblicazione all'Albo Pretorio completa la prima parte dell'iter.
L'alienazione dell'immobile è avventa per 720mila euro, da una base d'asta iniziale che era di 1 milione e 140mila euro. Dopo anni in cui l'amministrazione comunale tentava di venderlo, è arrivata un'offerta da parte di un imprenditore che, se non soddisfa in realtà pienamente, dà l'opportunità di voltare pagina.

LA POSIZIONE DI LED GIOVINAZZO
Ne è convinta l'associazione politico-culturale LED Giovinazzo che ha così commentato: «Come noto, già l'amministrazione Depalma aveva tentato a più riprese di vendere questo bene pubblico, senza successo. L'amministrazione Sollecito, in perfetta continuità, è riuscita a completare l'opera, svendendo un bene appartenente a tutti i cittadini e alla comunità giovinazzese. "Svendendo", proprio così. Pur di liberarsi di quell'immobile, il prezzo di vendita iniziale di 1 milione e 140mila è stato ribassato continuamente negli ultimi anni. E ora un privato – legittimamente – potrà coglierne i frutti. Ci auguriamo che il nuovo proprietario non difetti di visione come l'amministrazione comunale e che la gestione di quel bene possa comunque avere delle ricadute benefiche sul nostro territorio».

«Certo - continua LED -, non possiamo essere soddisfatti: lo scotto che paghiamo è conseguente a un modo di pensare e amministrare distante non solo dalle nostre idee ma anche da quelle degli enti regionali, nazionali ed europei. E siamo qui a ribadirlo con una proposta per cambiare rotta. Come LED abbiamo più volte sollevato il tema dei beni pubblici e degli spazi a disposizione della cittadinanza nella nostra città, in cui manca praticamente tutto. Cinema, teatri, spazi per concerti, laboratori. Mancano luoghi in cui i cittadini possano incontrarsi ed entrare in connessione tra loro.
Nel 2018 con il nostro percorso "FateCi Spazio" - è la sottolineatura - abbiamo mostrato ai giovinazzesi come con un po' di lungimiranza tante altre amministrazioni comunali nel resto d'Italia si siano impegnate nella riqualificazione di spazi da mettere a disposizione della comunità, con evidenti benefici. Inutile dire che l'amministrazione Depalma ha preferito ignorare queste buone prassi. E così, mentre la Puglia intera ha scelto le strade della rigenerazione e della creazione di spazi al servizio di giovani, lavoratori e imprese, qui da noi si sono fatte scelte diametralmente opposte. Si è preferita la Giovinazzo dormitorio».

«In quei pochi casi in cui qualcosa è stato fatto, l'approccio nella gestione si è rivelato quello di sempre: padronale. Alcuni esempi?
In primis la tanto osannata cittadella della cultura. Nonostante ci siano stanze ancora vuote o sottoutilizzate, solo ad alcune associazioni è concesso il privilegio – in qualche caso addirittura stabilito per regolamento – di insediare in quegli spazi la propria sede e di svolgerci le proprie attività.
Oppure il caso del laboratorio urbano ex convento francescano dove l'ATS gestore e il Comune, in contenzioso per affitti non versati dallo stesso gestore fino a poco prima dell'ultima campagna elettorale, hanno appianato le proprie divergenze con una transazione perfezionata pochi giorni prima delle elezioni. Una vicenda emersa solo in questi giorni e raccontata dal periodico locale "In Città", di cui l'amministrazione si è guardata bene dall'informare la cittadinanza. Per quale ragione?
O ancora, il caso della villetta in viale Aldo Moro, dove la gestione affidata ad un privato ha mostrato tutti i suoi limiti e inefficienze con l'amministrazione per anni inerme e silente. In sostanza - concludono - un modus operandi non proprio trasparente ed efficace adoperato per la gestione di tutti gli immobili comunali. Nonostante i desideri dell'amministrazione pare che, almeno per ora, sia scongiurato che all'ex mattatoio spetti lo stesso destino dell'ex carcere: l'asta e manifestazione d'interesse, infatti, sono andate, ancora una volta, deserte».

«Di qui allora la nostra proposta - insistono da LED - : i proventi della vendita dell'ex carcere vengano utilizzati per realizzare, magari con un concorso di idee, un serio progetto di riqualificazione dell'ex mattatoio utilizzando anche percorsi partecipati e aperti alla città.
Se in passato non erano disponibili finanziamenti da intercettare, se non si è stati lungimiranti intravedendo nel PNRR lo strumento per far rivivere strutture e comunità, ora tutti questi alibi vengono meno. Si realizzi finalmente, come accade negli altri Comuni, un luogo in grado di facilitare le connessioni tra le persone, tra le associazioni, tra fasce differenti della popolazione a livello anagrafico ma anche culturale. Uno spazio catalizzatore di rapporti tra i cittadini. Un laboratorio urbano VERO e aperto a tutti! Si abbia il coraggio di dare una svolta ad un paese sempre meno vivo dal punto di vista sociale e culturale, in cui il prezzo più alto lo pagano proprio i giovani.
Per una volta, si abbia il coraggio della discontinuità», è la chiosa.

LE PAROLE DELL'ASSESSORE GAETANO DEPALO
Sulla vicenda non è al momento voluto intervenire il sindaco Michele Sollecito che attende la conclusione dell'iter, ma siamo riusciti a strappare una dichiarazione all'assessore ai Lavori Pubblici Gaetano Depalo: «Alienare non vuol dire mortificare o non dare una prospettiva ad un sito - ha evidenziato - o disfarsi di una opportunità. Cedere la proprietà di un bene significa dare una valorizzazione indiretta al medesimo attraverso l'attività che un privato, investendo di suo, andrà a realizzare. Questo rappresenta un modo oggettivo per far rinascere una struttura e per ottenere risorse da reimpiegare nell'interesse della comunità. Un privato è perfettamente in grado, molto spesso più del pubblico - è la sottolineatura che segna un solco profondo con la visione di sinistra - di riqualificare più celermente, di creare lavoro, dare servizi ed abbattere i costi manutentivi e gestionali che sono a carico della comunità, fornendo ovviamente - è la conclusione - una reale opportunità per il territorio».
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