Il Commento

Tari, polemiche, aumenti e famiglie allo stremo

Un tributo raddoppiato, altro che giochi contabili

La polemica è a distanza. Si sta consumando sulle pagine Facebook tra Sel e l'amministrazione comunale. L'oggetto del contendere è quello che sta preoccupando e non poco tutti i cittadini: la "Tari", la tassa sul servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.

Un balzello che in diversi casi appare raddoppiato rispetto al passato, che comunque viaggia su aumenti che partono dal 30%. A comporre la "Tari" e il suo carico fiscale concorrono diverse voci che vanno dalla quota fissa, quella prevista per il servizio nudo e crudo, alla quota variabile, cioè ai metri quadri che ogni cittadino occupa come propria abitazione a cui si somma la composizione del nucleo familiare. C'è poi la ecotassa, quella istituita dalla Regione nel 2011 che va a colpire quei comuni che non hanno raggiunto i tetti stabiliti per la raccolta differenziata e ancora un ulteriore quota che è ad appannaggio della Provincia. Già proprio della Provincia un ente che nei fatti ha smesso di esistere, ma a cui si deve ancora qualche tributo.

Se per il partito di Nichi Vendola il Comune non ha fatto nulla per evitare il rincaro della tassa, per gli amministratori comunali l'impossibilità di bandire una gara d'appalto che prevedesse la raccolta differenziata e quindi un risparmio graduale per i contribuenti, ha determinato quelle tariffe. Se per Sel il Comune ha accettato senza controbattere il piano industriale della Daneco che ha determinato unilateralmente i costi del suo servizio, per il Comune quel piano finanziario è stato verificato da tecnici competenti. Una polemica a distanza dicevamo, ma tra i due soggetti c'è la popolazione che si sente vessata all'inverosimile. Le tariffe sono cresciute in modo esponenziale. A titolo d'esempio per un alloggio popolare di 70 metri quadri si dovrà pagare una tassa che nel passato era di 180 euro, oggi supera i 400 euro.

Quel che però più colpisce è quella sorta di "leggerezza" che traspare da quanto il sindaco Tommaso Depalma scrive in proposito. «Colpa del Governo che ha tagliato le rimesse per oltre un milione di euro - il ritornello che sentiamo ormai da mesi – quei mancati introiti bisogna recuperali in altro modo». Intanto però, guardando il bilancio di previsione approvato ad agosto la spesa pubblica è cresciuta per 950mila euro. Colpisce anche come l'assessore Antonia Pansini si affidi a improbabili "logaritmi" per dimostrare che in fondo il tributo non è cresciuto molto rispetto al passato. Quattro rate più l'addizionale pagata direttamente allo Stato non fanno la metà della "Tari" attuale. Questi i conti proposti. Eppure quelle cifre stampate sui modelli "f24" che i contribuenti hanno ricevuto parlano chiaro, fanno spavento. In tempi di ristrettezze economiche per le famiglie, ancora di più. Un dato è certo. La discarica di San Pietro Pago è di proprietà pubblica. In quel sito arrivano i rifiuti dei 41 comuni della Provincia.

Non sappiamo quanto incassiamo in termini di agio. Non sappiamo se tutti gli altri comuni pagano per il servizio di smaltimento nel sito di Giovinazzo e se quei soldi sono ad appannaggio delle nostre casse o di quelle della Daneco. In realtà proprio per questa situazione i cittadini di Giovinazzo dovrebbero pagare una tassa minima, invece è la più alta tra tutti i comuni del circondario. A Molfetta per esempio la Tari è cresciuta per gli artigiani e i commercianti e per gli insediamenti produttivi. Per le famiglie in qualche caso è pure diminuita. Eppure anche a Molfetta la scure dei tagli si è abbattuta. La realtà che la tassa sui rifiuti rientra in quella forma di federalismo fiscale mai compiuto. Ogni Comune fa come vuole, applica le tariffe, le aliquote, e chi ne ha più ne metta, che ritiene. E il nostro comune ha deciso di aumentare la tassa. Punto.

Inutile arrampicarsi sugli specchi, se poi viene pubblicata una determina, lo stesso girono della scadenza della prima rata della "Tari", che prevede l'acquisto di 50 biciclette e 50 caschetti a beneficio di alunni e insegnanti per le loro visite fuori porta in siti di interesse storico e didattico. Sarà pure un finanziamento che arriva da altre parti, come si è affrettato a sottolineare il sindaco. Ma come, perché finanziare un progetto che preveda l'acquisto di biciclette? Non si poteva finanziare null'altro? Ormai in tutte le famiglie e tutti i bambini una bicicletta già l'hanno, fornirgliene una per così dire istituzionale, è proprio inutile. Sarà che il primo cittadino ha una passione conclamata per le due ruote, ormai lo sanno in tutta Italia, ma questa decisione appare davvero singolare.
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