Tonno adulterato e poi messo in commercio: obbligo di dimora per un 27enne

Nel mirino dei Nas e della Procura di Trani 21 indagati fra titolari e dipendenti di due aziende ittiche di Bisceglie

giovedì 6 luglio 2023 9.48
A cura di La Redazione
Prodotti ittici adulterati, con decine di persone intossicate e finite addirittura in terapia intensiva. Da qui sono partite le indagini della Procura della Repubblica di Trani che, martedì, hanno condotto a 12 arresti (cinque in carcere e sette ai domiciliari). Per un 27enne di Giovinazzo, infine, è stato disposto l'obbligo di dimora.

In carcere sono finiti i vertici di due imprese ittiche di Bisceglie, la Ittica Zu Pietro e la Izp Processing, e di due tra laboratorio di analisi e società di consulenza e certificazioni di Avellino, la Innovatio e la Studio Summit. Tutti rispondono, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla adulterazione di sostanze alimentari, di frode in commercio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. Sequestrati 5,2 milioni di euro, ritenuti provento della illecita attività.

Nel corso delle indagini - l'operazione è stata battezzata "Albacares" - nel mirino di imprenditori senza scrupoli, interessati a minimizzare i costi e massimizzare i profitti anche a scapito della salute dei consumatori, è finito il pesce. Prodotto "principe" delle tavolate estive in Puglia. A far partire le indagini della magistratura di Trani, infatti, è stata proprio una serie di intossicazioni alimentari dopo varie cene al ristorante. E poi le intossicazioni causate da pesce comprato in pescheria.

Sono partite le perquisizioni: i Carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Bari hanno riscontrato come il pesce, arrivato dalla Spagna, prima di essere messo in commercio dall'azienda di Bisceglie, sarebbe stato «decongelato e infine adulterato con sostanze non consentite per esaltarne l'aspetto e il colore, ma rendendolo nocivo per la salute dei consumatori» e hanno addirittura riscontrato la presenza di nitriti e nitrati. Sostanze nocive per la salute e per questo vietate.

Secondo gli investigatori, gli indagati spesso falsificavano direttamente i certificati redatti da altri laboratori accreditati, in modo da non far risultare la presenza delle sostanze utilizzate per "truccare" il pesce. Ma non era solo il tonno ad essere "truccato": i Carabinieri sono riusciti a scoprire che lo stesso trattamento era riservato al salmone che, pur essendo congelato, era venduto come fresco. In un caso è stata ritrovata una partita di tonno contaminata con alti livelli d'istamina.

Le sostanze sono state tutte trovate in un deposito. Colpisce che i dipendenti non fossero all'oscuro di quello che succedeva, secondo l'intercettazione shock di una lavoratrice: «Me li sogno la notte i cristiani che si sentono male. Nessuno ci ha lasciato le penne soltanto per grazia del Signore: non mangiare pesce crudo».