Tommaso Depalma ricorda la cattura di Totò Riina ed abbraccia virtualmente Capitano Ultimo

La lettera all'uomo che ha speso la sua vita per la lotta alla mafia

domenica 17 gennaio 2021 1.22
A cura di La Redazione
Il legame si è rafforzato nel tempo ed è diventata una vera amicizia.
Il Sindaco di Giovinazzo, Tommaso Depalma, ha ricordato nelle scorse ore, dalle sue pagine social, quanto accadde il 15 gennaio 1993: l'arresto di Totò Riina, uno dei capi di Cosa Nostra, l'uomo a cui sono legate pagine nerissime della nostra Repubblica. Un arresto possibile grazie a Sergio De Caprio, conosciuto come Capitano Ultimo, cittadino onorario di Giovinazzo.
Di seguito ciò che scrive il primo cittadino per ricordare una delle pagine più fauste della storia contemporanea italiana, ma anche quanto poco lo Stato sia riuscito a riconoscere ai protagonisti di quella battaglia contro i tentacoli della Piovra.



15 Gennaio 1993 / 15 Gennaio 2021
«Ti chiedo scusa comandante.
Chiedo scusa a te e a tutti quegli uomini e donne che per lo Stato, per un vero ideale di giustizia e uguaglianza, si sono battuti, alcune volte vincendo, tante altre perdendo, vivendo e ... morendo.
Capitano Ultimo, quel lontano 15 Gennaio 1993, tu e la tua squadra mettevate fine alla tremenda storia del capo dei capi.
Totò Riina.
Lo avete fatto, dormendo per strada, nascosti nei tombini, diventando invisibili e non guardando l'orologio. Nessun turno, nessun orario. Le vostre famiglie e parenti all'oscuro di dove eravate e cosa facevate.
Soli in una terra ostile, armati solo della vostra incrollabile fede verso voi stessi. Quelli del Crimor. Testa alta, e cuore fra le mani.
Passano gli anni e vedo che in tanti, troppi dimenticano.
Che peccato.
Ignorare pagine così alte della nostra storia.
Ma forse, sono io che pretendo troppo. Cosa vuoi aspettarti, da una banda di scalmanati, comici, buffoni di corte, indagati, condannati, camicie fresche e arrampicatori che ormai hanno di fatto invaso il vertice della nostra amata nazione.
Cosa possono fare, quei poveracci. Ricchi nei loro lauti compensi per distruggere l'Italia, ma poveri di memoria, di gratitudine e di capacità di accarezzare i figli migliori dell'Italia.
Accontentati di me e di tanti come me, che forse non saremo mai l'élite della nazione, ma siamo uomini e donne, che pensano a quelli come te, che per fortuna sei ancora qui con noi. Quelli come i tuoi uomini e donne, che vedo ancora spendersi per dare un senso alla divisa, in perenne ricerca della giustizia vera, che guardano la bandiera e gli batte forte il cuore.
Voi siete quelli capaci di guardare a chi soffre, a chi ha bisogno di essere difeso e aiutato.
Quella stessa, sconfinata umanità, per la quale si sono battuti Falcone e Borsellino, Dalla Chiesa, uomini e donne dello Stato, trucidati, tolti di mezzo, rubati ai loro affetti, ai loro anni migliori, agli sguardi dei figli, alle serate con gli amici e al meritato diritto di vivere la loro vita.
Io, provo solo a dirti, caro Comandante, che noi non arretreremo mai e che ti saremo sempre vicini.
A te e a tutti quelli come te.
Ultimi nel rivendicare diritti, ma i primi a fare il proprio dovere.
Ti voglio bene Capitano Ultimo».

Tom.