Associazioni

Conoscere le piante spontanee per conservare un habitat a rischio

L’associazione "Amici della natura" chiede la realizzazione di un parco comunale

C'era una volta la flora spontanea che cresceva nei campi e nei prati. E c'era tanta fauna, piccola, come insetti e farfalle che la popolava, rendendo viva e vivace la campagna e il verde pubblico. Oggi quella flora e quella fauna è scomparsa, è praticamente distrutta dall'uso massiccio dei diserbanti.

Un intero mondo che va scomparendo con conseguenze che potrebbero riflettersi a lungo andare sulla vita degli umani. Si perché gli habitat sono tali proprio perché al loro interno molteplici forme di vita interagiscono anche se in modo apparente e visivo. Per questo l'associazione "Amici della natura, della flora e della fauna", da circa un anno, da quando cioè si è costituita, vuole promuovere la conoscenza del territorio a cominciare proprio da quanto va scomparendo. Per questo sta promuovendo al creazione di un parco comunale individuato in "Lama Castello", la "Vallata", come è meglio conosciuta, quella fenditura naturale che fa da confine a sud del centro abitato. Un luogo già protetto dalla normativa regionale, la legge è quella di salvaguardia delle lame, ma che potrebbe avere un suo sviluppo se ben promosso e valorizzato. In quella lama è la flora spontanea a farla da padrone, nonostante alcuni appezzamenti siano coltivati a ulivi. Li crescono e crescerebbero orchidee e altre essenze floreali, piante tipicamente mediterranee, e l'area sarebbe popolata da farfalle e altri insetti degni di attenzione a protezione. Quello dell'associazione però appare un percorso arduo e complicato.

Per questo con Giovanni Volpicella, cultore della piccola fauna e dei piante spontanee, organizza degli incontri a tema. L'ultimo ieri sera nella sala San Felice. Un incontro dedicato a farfalle e falene. Ai colori delle loro ali e alle loro trasformazioni da bruchi a crisalidi, prima di spiccare il volo. Un micro mondo che era sotto gli occhi di tutti fino a non molti anni fa che è per lo più scomparso, che sopravvive a fatica in aree sempre più ristrette, paradossalmente in quei campi e prati abbandonati e non più coltivati.

Un micro mondo che val la pena di conoscere, che andrebbe conservato. Per il benessere di tutti.
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