La Greenway arriva in via Molino, via Devenuto ed in III Traversa Marconi: PVA non ci sta

Capurso: «Se costruita male, mette in conflitto tutte le categorie di utenti della strada»

venerdì 20 dicembre 2019
A cura di Gianluca Battista
«Pensavamo fossero rinsaviti e avessero deciso di fermasi, ma ci sbagliavamo! Gli orrendi "salsicciotti" della scriteriata greenway sono arrivati anche a deturpare via Andrea Molino (in un isolato in cui ci sono addirittura 9 passi carrabili!!!), via Ten. Devenuto e la II Traversa di via Marconi (dove c'è anche uno studio pediatrico!!!). Non si sono fermati neanche dopo le vibranti proteste di centinaia di giovinazzesi scesi in piazza! Ma a Depalma e Forza Italia le esigenze dei giovinazzesi non interessano! A loro stanno a cuore solo le poltrone e le piene indennità!».

La posizione di PrimaVera Alternativa è chiarissima: quella greenway non s'ha da farsi, né ora né mai e la sua costruzione andrebbe bloccata. Un'opera giudicata dannosa più volte, posizione ribadita dal movimento di opposizione anche in un comizio pubblico molto seguito dello scorso ottobre. Se poi quella ciclovia (o in qualunque modo la si voglia chiamare) ha un tracciato che giunge in punti come i paraggi di uno studio pediatrico, allora i problemi potrebbero moltiplicarsi (si pensi ad urgenze in cui i genitori di un bimbo non potranno lasciare l'auto davanti allo studio perché la carreggiata si sarà ristretta oltremodo).

I salsicciotti sono quei blocchi di cemento che tracciano di fatto i confini di una pista ciclabile cittadina la cui utilità non è ancora chiara a molta gente a Giovinazzo, al di là delle posizioni individuali e ben al di fuori del dibattito tutto interno all'agone politico cittadino. PVA insiste sul concetto e dichiara apertis verbis come sia giunto il momento di «mandarli tutti a casa» quegli amministratori che stanno permettendo quello che, secondo il gruppo di opposizione, è un vero e proprio e scempio.

LA POSIZIONE DEL PRESIDENTE GIROLAMO CAPURSO

Sul tema è intervenuto sui canali social anche il presidente di PVA, Girolamo Capurso, col suo stile garbato che ne contraddistingue l'esperienza politica dopo anni di giornalismo locale: «Sicuramente - scrive - la pista ciclabile in allestimento è vista come lo stravolgimento stesso del concetto di pista ciclabile e dei suoi scopi, del modo in cui si dovrebbe incentivare una mentalità ecologista e una mobilità "dolce". Dispiace dirlo, ma è vista come un "priscio", come il desiderio di fare qualcosa per essere ricordati».
Capurso si chiede a quale prezzo tutto questo. «Per fare posto alla pista ciclabile - ribadisce -, e non, come erroneamente riportato dalla stessa cartellonistica, ciclopedonale, si sono sacrificati gli standard urbanistici pensati per la nostra città. Come ha sempre detto Gilbert Lieutier, da tutti considerato il massimo esperto di progettazioni ciclabili, l'obiettivo non è la realizzazione di centinaia di chilometri di piste o corsie ciclabili: il vero scopo è la "produzione" di ciclisti. Andare in bici deve essere piacevole, sia nella circolazione, sia per l'orientamento nello spazio della città, che per l'uso delle attrezzature e i servizi.
La ciclabile
- ha proseguito Capurso - se costruita male, mette in conflitto tutte le categorie di utenti della strada ed eccetto che sulle vie della rete primaria, le corsie e le piste ciclabili non dovrebbero essere necessarie. È necessario invece individuare, attraverso una pianificazione, i principali percorsi ciclabili da realizzare e non creare percorsi alternativi a seconda della capacità dei cittadini di protestare più o meno forte e della possibilità o capacità di accontentare gli amici», è la sua posizione netta.
«La ciclabilità - ha continuato - deve essere vista come un modo di vivere, di godere la città e le sue bellezze, di fuggire dalla frenesia del traffico, rafforzare nei cittadini la consapevolezza di intraprendere comportamenti virtuosi e non utilizzare percorsi in cui il traffico viene sacrificato nei suoi spazi necessari e viene amplificato l'inquinamento attraverso le continue fermate e riprese della corsa, in cui gli attraversamenti e i passi carrabili sono costanti, in cui le curve a novanta gradi provocano difficoltà alle persone anziane, i cordoli sono un ostacolo per la mobilità pedonale e per la ridotta mobilità. Potrei continuare sugli errori o orrori nella cartellonistica, ma qualsiasi opera se costruita per i cittadini deve essere condivisa dai cittadini», ha concluso Capurso in maniera eloquente.