La discarica di Giovinazzo
La discarica di Giovinazzo
Territorio

Le ragioni del “No alla discarica” di Sel e Pd

La ricostruzione di una vicenda lunga circa trent’anni

«Ieri mattina (martedì) si sono riuniti anche i capigruppo per definire la questione del consiglio comunale monotematico per la discarica. Il nodo attuale è la questione che sia la regione che l'Ato non ha ancora confermato la disponibilità dei propri referenti ad intervenire in consiglio. Si è deciso di aggiornarsi a giovedì con la nuova conferenza dei capigruppo in attesa che gli enti rispondano, nel frattempo ieri abbiamo riscritto a tutti gli interessati riferendo che in mancanza della loro disponibilità, valuteremo la possibilità di sospendere l'ordinanza in attesa che chi ha responsabilità venga a confrontarsi nella nostra assise comunale per fare chiarezza sulla questione».

Così scriveva ieri Tommaso Depalma su Facebook, sul profilo "istituzionale". Disponibile quindi a sospendere l'ordinanza se nessuno tra i i suoi colleghi sindaci risponderà all'invito, ma nessuna disponibilità a fare altrettanto se sono i suoi concittadini a chiederlo. Almeno così si intuisce da quelle righe affidate alla rete. Oggi poi racconta di aver incassato la disponibilità di Antonio Decaro in qualità di presidente dell'Ato, l'ambito ottimale territoriale per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e di essere in attesa di altre risposte. Tutto questo per giustificare una sua ordinanza, quella che prevede il sopralzo dei lotti I, II e III della discarica di San Pietro Pago. Una ordinanza che proprio non piace non solo ai partiti di opposizione, che potrebbero aver assunto quella posizione "per far politica", ma anche a quella "società civile" che si riconosce anche nell'associazionismo locale.

Intanto sia Sinistra Ecologia e Libertà che il Partito Democratico cercano di ricostruire la "vicenda discarica" che, è utile ricordarlo, tiene banco da circa 30 anni. «Perché - chiede Sel - il sindaco ha autorizzato la sopraelevazione dei primi tre lotti della discarica di Giovinazzo che furono realizzati negli anni '80 e '90 del secolo scorso e che è in realtà sono già chiusi e in fase di bonifica? Perché risvegliare i primi tre lotti della discarica sui quali, in passato, fu avviato un procedimento penale ("Milillo+7") riguardante l'inquinamento del sito? Perché il sindaco ha ignorato la delibera di consiglio comunale del 5 marzo scorso che ribadisce il fermo proposito dell'intero consesso di impedire ogni ulteriore ampliamento della discarica in esercizio o la realizzazione di altre discariche nel territorio comunale? Perché il sindaco ha fatto finta di non conoscere la volontà dell'intera comunità di Giovinazzo di non subire nuovamente il peso di un simile ampliamento del sito di San Pietro Pago?».

Il Pd dal canto suo cerca di ricostruire cronologicamente quanto successo dagli anni '90, da quando cioè San Pietro Pago cominciò la sua attività. «Già nel 1995 - questa la ricostruzione - l'allora presidente della Provincia, Franco Sorrentino, autorizzò l'ampliamento con il IV lotto della discarica, tre anni dopo l'amministrazione retta da Giuseppe Illuzzi fece ricorso al Consiglio di Stato contro quel provvedimento. Un atto poi bloccato nel 1999 per il ribaltone che vide quella stessa amministrazione diventare di centrodestra. Nel 2002, e siamo con Antonello Natalicchio sindaco, quel lotto era ormai pieno. L'azione politica di quel sindaco poi fece in modo che venissero abbandonate tutte le velleità di nuovi ampliamenti con nuovi lotti di discarica, il V, e soprattutto riuscì a scongiurare l'apertura di una nuova discarica che sarebbe dovuta sorgere tra via Terlizzi e la strada che porta ai serbatoi dell'Acquedotto Pugliese. Per contro Natalicchio ottenne la costruzione di quello che sarebbe stato il primo biostabilizzatore di rifiuti in Puglia e il pagamento delle royalties mai corrisposte di quanto smaltito nel IV lotto dal gestore dell'impianto arrivando persino all'acquisizione al patrimonio pubblico del sito». È arrivata poi la scrittura di un piano per lo smaltimento dei rifiuti e la gara per la realizzazione dell'impianto di biostabilizzazione definitivo a Giovinazzo comprensivo di un nuovo bacino di soccorso (V lotto), impianto che sarebbe rimasto di proprietà del Comune di Giovinazzo.

Sel ricorda anche che negli anni precedenti l'amministrazione Natalicchio, parte della strada vicinale di San Pietro Pago scomparve, inglobata dalla discarica per giustificare la contiguità dei lotti oggetto di ampliamenti e sopraelevazioni. «In quel territorio - affermano - che vede la presenza di numerose cave, sono stati documentati e denunciati al Nucleo Operativo Ecologico sversamenti direttamente in falda di acque di percolato nel 1996. Esiste un procedimento penale, per associazione a delinquere, denominato "Della Foglie Silvestro+35" per il reato di sversamento di fanghi e rifiuti speciali in cave in contrada Santa Lucia, cave di San Pietro Pago e Parco della Volpe, fatti risalenti al 1990. Lì dentro sono confluite migliaia di tonnellate di rifiuti speciali industriali con sostanze tossiche e nocive (i più pericolosi quelli provenienti dalla Toscana e in specie da Santa Croce sull'Arno attraverso il Consorzio Acquarno che acquisiva tutti i fanghi delle concerie per poi smistarli in Puglia attraverso la s.r.l. Tersan Puglia e Sud Italia di Modugno), nonchè di fanghi rinvenienti dagli impianti di depurazione di fogna della città di Bari».

Il suolo su cui sorge la discarica è di natura carsica. Nuovi conferimenti significherebbero far correre a un territorio già compromesso il rischio di ulteriori fattori di inquinamento. Per questo i due partiti sono concordi nell'affermare la necessità che il sindaco Depalma revochi la sua ordinanza che in ultima analisi viola le norme e che sottopone i cittadini di Giovinazzo a gravi rischi per la salute pubblica.
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