Vicenda Giangregorio, Viva Network racconta tutti i passaggi

La nota a tutela della nostra professionalità e dell'immagine dell'azienda

venerdì 19 dicembre 2025
A cura di Antonio Quinto
Negli ultimi giorni la nostra redazione giovinazzese, suo malgrado, è stata trascinata in una polemica politica tra il sindaco Michele Sollecito ed un suo ex alleato, l'ex assessore Salvatore Stallone. Il nocciolo della questione fa riferimento alle dimissioni del consigliere Nicola Giangregorio, arrivate dopo un paventato passaggio nelle fila delle opposizioni.
Noi, nell'interesse esclusivo delle nostre lettrici e dei nostri lettori, tirati in ballo da posizioni assunte in Consiglio comunale e da post social, forniremo la nostra ricostruzione di quei fatti. Una ricostruzione imparziale che tiene conto solo del nostro operato e non delle diatribe tra fazioni politiche che non ci riguardano in alcun modo.

I FATTI
Il 2 dicembre scorso il dottor Nicola Giangregorio, per il tramite del leader di Noi per Giovinazzo, Salvatore Stallone, che gli aveva fornito il numero di telefono, aveva contattato il nostro caporedattore per inviare in via informale un comunicato stampa in cui sostanzialmente dichiarava il passaggio all'opposizione dopo essere stato eletto nelle fila di "Giovinazzo Città del Sole", lista direttamente collegata al sindaco Michele Sollecito.
La nostra redazione aveva manifestato, come accade con ogni forza politica dal 2015, la piena disponibilità alla pubblicazione. Lasciava tuttavia perplessi quel comunicato, in quanto firmato dall'intera lista "Giovinazzo Città del Sole" e non dal singolo consigliere.
Due giorni prima, tra l'altro, nella massima assise, era stato formato il gruppo "Giovinazzo Città del Sole - Nuova Giovinazzo" e ribadito l'appoggio all'amministrazione Sollecito.
La redazione aveva quindi, come deontologia prevede, fatto presente al dott. Giangregorio questa incongruenza ed aveva palesato la stessa impressione a Salvatore Stallone, come forma di cortesia, sebbene non fosse stato lui ad inviarcelo. Quest'ultimo ed il consigliere Giangregorio avevano quindi immediatamente compreso i termini della questione e l'effetto era stato il blocco della diffusione il giorno dopo. Nulla quaestio, dunque: nessun articolo, il fatto non era diventato di dominio pubblico, al massimo se ne sarebbe riparlato l'indomani per una pubblicazione in forme differenti.

Nella serata del 2 dicembre, però, quel comunicato aveva preso a girare per chat di esponenti politici di diversi gruppi ed il sindaco e l'intera maggioranza ne erano venuti in possesso. Sollecito aveva dunque contattato il nostro caporedattore preannunciando smentita se il comunicato fosse uscito in quella forma ed eventuale diffida, condita da nota all'Ordine dei giornalisti, per una palese violazione.
La nostra risposta era stata secca: quel comunicato non sarebbe mai stato pubblicato in quei termini, poiché detentori del simbolo di "Giovinazzo Città del Sole" erano proprio Sollecito ed altre persone, che lo avevano depositato. Nessuno poteva e può parlare o scrivere in nome e per conto del gruppo formatosi nel 2011 senza il loro assenso.

Poi la vicenda aveva preso un'altra piega: nelle ore successive il consigliere Giangregorio aveva rassegnato le dimissioni ed al suo posto in Consiglio comunale sarebbe entrato Angelo Depergola. Nessun ribaltone nell'assise, quindi, nessuna sfiducia per il primo cittadino e la sua Giunta. Partita chiusa. O, stando alle ultime vicende, forse no.
Questo è il nostro racconto. Quanto accaduto nei giorni successivi in Consiglio comunale e poi sui canali social non riguarda la nostra redazione che non ha pubblicato né diffuso alcunché e tutto il resto, polemiche ed attriti annessi, attiene esclusivamente al dibattito politico cittadino.

Da queste pagine ci preme dunque ribadire tre concetti fondamentali a difesa del nostro lavoro e dell'immagine della testata e dell'azienda che la edita: 1) quel documento non è mai uscito dalla nostra redazione e non sarebbe stato pubblicato mai in quei termini; 2) il blocco alla sua pubblicazione è arrivato subito dopo le nostre legittime osservazioni di giornalisti; 3) la nostra redazione rivendica di aver agito in maniera deontologicamente impeccabile chiedendo lumi ai diretti interessati sull'intera vicenda, senza mai violare il diritto eventuale alla riservatezza delle fonti.
Chiamati in causa, abbiamo risposto. Che nessuno si permetta più di alludere a possibili nostre mancanze da un punto di vista deontologico. La vicenda per il network è chiusa con questa nostra nota.