«L'influenza del clan Di Cosola sulla città di Giovinazzo»

Secondo l'Antimafia «il clan sarebbe tornato a occuparsi del controllo territoriale attraverso le estorsioni»

giovedì 23 settembre 2021
A cura di Nicola Miccione
«Seppur fortemente debilitato il clan Di Cosola sarebbe tornato a occuparsi principalmente del controllo territoriale con le estorsioni esercitando la sua influenza per lo più nella zona considerata la sua roccaforte», fra cui «Giovinazzo». Ecco l'immagine dell'Antimafia relativa al secondo semestre 2020, in piena pandemia.

La criminalità organizzata in Puglia sconta «improvvise rimodulazioni degli assetti gerarchici dei clan» e si rilevano «efferate modalità con le quali sono stati fatti agguati e gambizzazioni, episodi delittuosi che solitamente maturano in ambienti legati allo spaccio di sostanze stupefacenti». Il contesto mafioso è dunque «in continua evoluzione» e le tensioni sono da ricondurre «ai contrasti tra clan antagonisti, a frizioni interne e ai mutamenti repentini dei vari rapporti di alleanza».

A Bari «è rilevato un contesto criminale in continua evoluzione caratterizzato da frequenti spaccature anche interne». Nell'area metropolitana di Bari i quattro clan Parisi-Palermiti, Capriati, Strisciuglio e Mercante-Diomede sembrano ancora «in grado di insinuarsi nei punti nevralgici del tessuto sociale manifestando mire espansionistiche verso i territori provinciali dove le dinamiche mafiose danno l'immagine speculare di quelle che coinvolgono le "agenzie criminali" cittadine».

«La longa manus delle "agenzie criminali" della città di Bari - si legge nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia al Parlamento - si estenderebbe nella provincia dove i gruppi mafiosi si caratterizzano per lo stesso dinamismo e le medesime rivalità dei clan locali. In provincia l'immagine speculare della criminalità metropolitana si realizza attraverso fidati referenti in loco o l'affiliazione di alcuni soggetti apicali delle compagini delinquenziali operanti nei singoli comuni».

Il clan Di Cosola, ad esempio, «fortemente ridimensionato sia dalle vicende giudiziarie che l'hanno interessato, sia dall'apporto collaborativo del suo capo storico deceduto nel 2018 - ricostruisce la Dia a pagina 203 - starebbe attraversando momenti di tensione riconducibili alla volontà degli elementi apicali di conquistare il ruolo di vertice rimasto vacante». Inoltre, «seppur fortemente debilitato, sarebbe tornato a occuparsi principalmente del controllo territoriale con le estorsioni».

L'influenza del clan interessa «per lo più nella zona considerata da sempre la sua roccaforte cioè comprensiva dei quartieri di Ceglie del Campo, Loseto, parte di Carbonara e Giovinazzo». Di particolare interesse «è la condanna in via definitiva pronunciata dalla Cassazione, nell'ambito del processo "Attila 2" del 2016, nei confronti di dieci soggetti affiliati, responsabili di associazione di tipo mafioso, voto di scambio e coercizione elettorale, con l'aggravante del metodo mafioso».

A Giovinazzo, inoltre, «si registra la presenza di gruppi criminali riconducibili agli alleati clan Capriati e Mercante-Diomede proiettati anche nelle aree a sud del capoluogo», si legge a pagina 209. Il clan Capriati, attivo nel borgo antico di Bari, estende e rafforza la sua sfera di influenza oltre che a Bari pure «nella provincia mediante articolazioni territoriali, ciascuna con un territorio di riferimento, strette intorno ad uno o a più soggetti carismatici dotati di cariche mafiose elevate».

Per concludere «molteplici sono stati i rinvenimenti e sequestri di armi e materiale esplodente nelle aree della provincia e in costanza dell'emergenza sanitaria si è registrata in tutta la provincia una flessione delle rapine e di vari reati predatori». Il fiuto per gli affari, però, orienta le attività verso altre occasioni di guadagno.