Ex Afp, ASI, ZES e C3: il Depalma-pensiero in una intervista

Argomenti spinosi e sempre al centro del dibattito politico. Ecco cosa ci ha risposto

lunedì 7 febbraio 2022 06.00
A cura di Gianluca Battista
Ci sono argomenti che possono essere trattati solo sentendo i protagonisti della vita politica cittadina. Vale per i Lavori Pubblici e per l'Urbanistica più che per altri campi. Nei mesi scorsi eravamo stati i primi a raccontare sulle nostre pagine dell'evoluzione della situazione per esempio intorno all'Area di Sviluppo Industriale, riportando le dichiarazioni di Michele Abbaticchio, sindaco di Bitonto, e di Tommaso Depalma per Giovinazzo. La nostra redazione terlizzese si è occupata della volontà espressa dal primo cittadino, Ninni Gemmato, di entrare a far parte del consorzio. E poi ci sono altri argomenti, come le ex Acciaierie e Ferriere Pugliesi e la zona di espansione urbana C3 su cui bisognava far chiarezza.
Meglio prima che poi, visto che il mandato di Tommaso Depalma scadrà agli inizi di questa estate. Di qui, l'esigenza di intervistarlo. E ciò che leggerete è il resoconto dettagliato di quanto da lui dichiarato. Buona lettura.


Sindaco, vogliamo una volta per tutte chiarire insieme a lei alcuni passaggi su argomenti spinosi.
Partiamo dalla situazione all'interno delle ex Acciaierie e Ferriere Pugliesi: abbiamo letto del rinvio a giudizio suo e di altri 13 imputati tra i proprietari per una "omessa bonifica". Ma allora quelle opere che avete pubblicizzato anche attraverso video erano fumo negli occhi? E la presentazione di una possibile riconversione dei capannoni in foresteria per universitari di un paio d'estati fa che fine ha fatto? Cosa pensa di questo provvedimento e che cosa dobbiamo aspettarci con riguardo al futuro dell'area?


Le opere di bonifica che abbiamo realizzato (primo e secondo lotto più ulteriore finanziamento per completare il secondo lotto, oltre a parte della caratterizzazione nelle aree dell'ex stabilimento in corrispondenza delle aree comuni) riguardavano le ex AFP in Lama Castello. Il Comune ha fatto benissimo la sua parte, così come ci è stato riconosciuto dalla Regione Puglia, che ci ha ulteriormente finanziato il secondo lotto, perché la loppa ferrosa si è dimostrata essere in eccesso rispetto alle stime. Il processo riguarda invece l'area dei privati e coinvolge la figura del Sindaco, in quanto la Città Metropolitana dinanzi all'inerzia dei privati ha "ordinato" al sindaco di procedere in 6 mesi (!) alla bonifica dell'intera area dei privati, dove, per intenderci, ci sono i capannoni. A nulla è valso far capire alla Città Metropolitana e alla Procura della Repubblica che un Comune non può bonificare in 6 mesi un'area immensa senza le risorse economiche necessarie. Solo per Lama Castello abbiamo dovuto partecipare a due bandi pubblici per ottenere più di 8 mln di euro, ma ci sono voluti anni sia per ottenere le risorse, sia per aggiudicare le gare d'appalto ed eseguire i lavori. L'ordinanza della Città Metropolitana era irricevibile, nessuno mi ha ancora detto con quali soldi avrei dovuto sostituirmi ai privati e compiere nel tempo record di 6 mesi ciò che non si fa da oltre 30 anni! Per questa stortura mi ritrovo a processo, ma dimostreremo bene la correttezza del nostro operato. Tra l'altro ci sono privati che hanno continuato a mandare cronoprogrammi e a non essere completamente inermi in tutti questi anni. Mi fa molto piacere che il Presidente Nazionale ANCI, Antonio Decaro, anche in virtù della mia vicenda, abbia cominciato ad alzare la voce verso lo Stato centrale, chiedendo leggi più corrette nel rapporto fra ruolo e responsabilità dei sindaci su tante questioni.

C'è un altro argomento su cui lei è stato più volte contestato e rintuzzato dalle opposizioni, vale a dire la zona ASI. Perché la sua Amministrazione continua ad essere fredda circa l'ipotesi di infrastrutturazione dell'Area di Sviluppo Industriale? Ha pure minacciato di uscire dal Consorzio, mentre invece a Bitonto arrivano investimenti di società importanti con ricadute occupazionali notevoli e Terlizzi chiede di entrarvi a far parte. Perché valutazioni così distanti tra loro?

Non siamo affatto contrari alla zona ASI, siamo contrari alla nostra permanenza infruttuosa nel consorzio così come accade da decenni. Occorre dire però che la nostra zona ASI va prima infrastrutturata, perché oggi è un'area completamente ricoperta da ulivi. Ecco perché il Consorzio in passato ha dato precedenza alle aree già infrastrutturate (tra Bari e Modugno). Ora che il territorio tra Bari e Modugno si è esaurito, la zona di Giovinazzo torna appetibile insieme a tante nuove zone di altri Comuni interessati ad entrare nel consorzio. Resta il nodo principale: trovare adeguate risorse (circa 200 / 300 Milioni di euro) per infrastrutturare l'area (servizi, strade, impianti ed espropri) e re-impiantare altrove gli ulivi che verrebbero espiantati. Parliamo di cifre molto elevate, quindi teniamo aperto il dialogo non solo con il Consorzio, ma anche con la Regione. Sulla possibilità di investimenti di società importanti mi preme dire questo: ci sono società come Amazon che hanno preferito capannoni già esistenti dove insediare il proprio snodo operativo, quindi evitando di infrastrutturare da zero nuove zone. Ci sono invece altre grandi imprese che hanno bisogno di dimensioni diverse, non possono quindi insediarsi in zone già esistenti ed occuperebbero spazi nuovi. Ecco, il secondo caso fa al caso nostro. Leggiamo di una impresa che è "strattonata" da mezza Italia, i giornali la accreditano ora in Piemonte, ora in Sicilia, in Veneto, ora a Brindisi, ora dalle nostre parti. Stiamo seguendo la vicenda, consapevoli che alcune operazioni necessitino però di obblighi di riservatezza. Infine: nell'ultima conferenza di co-pianificazione del nostro Piano Urbanistico Generale (PUG) del 25 gennaio scorso, il Consorzio ha confermato l'attenzione per la nostra zona ASI e che nel redigendo Piano Esecutivo, a cura del Consorzio stesso, è prevista una zona di sviluppo sul nostro territorio.

C'è poi un altro acronimo che risuona spesso durante i Consigli comunali, vale a dire ZES, che sta per Zone Economiche Speciali. Le opposizioni vi accusano di non aver fatto nulla o quasi per entrarvi, perdendo occasioni uniche. Cosa sente di rispondere e soprattutto vuol spiegare ai lettori se ci sono nuove prospettive in tal senso?

Le ZES sono state pensate per alcune aree particolari dove vi sono imprese operative sul territorio. Non si tratta di un provvedimento che vale per tutto il territorio del Sud senza eccezioni. La Regione Puglia ha presentato al Ministero per la Coesione il proprio piano strategico che comprendeva alcune zone della Puglia già fortemente industrializzate e già ottimamente infrastruttrurate. Giovinazzo e tantissimi altri Comuni non avevano i requisiti richiesti dal Decreto istituivo delle ZES in assenza di zone ad alto impatto industriale. In una prima fase del dibattito, in Puglia si pensò di inserire subito nella ZES tutte le zone fortemente industrializzate e di lasciare a bando – in modalità aperta - la possibilità ad altri Comuni di candidarsi per una successiva valutazione da parte della Regione. Ma lo spazio disponibile era limitato e si è abbandonata la scelta di mettere a bando aree per ZES. E permettetemi di dire che su questo argomento, vedo molta becera strumentalizzazione. Si vuol dare l'idea di una opportunità splendida e disponibile, invece la realtà è ben altra. A mia memoria in tutta Italia le ZES partite veramente, forse non raggiungono neanche le dita di una mano e in Puglia, ad oggi non esiste neanche il regolamento attuativo, tant'è che nessuno è in grado di capire cosa poter fare, anche nei territori "baciati" dalla ZES.

Infine una domanda inevitabile va sull'Urbanistica intesa in senso stretto.
La zona C3, area che interessa ettari di terra al di là del cavalcaferrovia di via Daconto, è stata giudicata dalla sua Giunta e dalla maggioranza che vi sostiene sproporzionata rispetto al calo demografico attuale che Giovinazzo vive. Ecco, in sintesi, perché secondo lei quella vostra scelta di limitarne nascita ed espansione è una scelta che rifareste?


In questi ultimi 20 anni la legislazione generale si è evoluta, la tutela dell'ambiente e del suolo agricolo è divenuta preminente per tutti, non solo per Giovinazzo. Stiamo ragionando sulla C3 e su tanto altro perché siamo in dirittura di arrivo con l'adozione del nuovo PUG. Stiamo cercando di contemperare tutti gli interessi legittimi senza alcun pregiudizio. Inoltre, non serve un genio per comprendere, che oltre ai motivi innanzi citati che di fatto sono "insormontabili" per sviluppare quella maglia come follemente ipotizzato dai miei predecessori, è del tutto evidente che ora più che mai, con la nazione che si impoverisce di cittadini italiani per via del pesante decremento demografico, pensare di creare "un'altra città" oltre la ferrovia fatta di 7.000 persone (un terzo dei giovinazzesi circa), è oltre la fantascienza. Per questo servirà trovare una soluzione che rispetti le nuove norme, la realtà oggettiva e le legittime esigenze di quei proprietari di terreni a cui per decenni hanno promesso una vera chimera. Chiaramente per tenere tutto in piedi, dobbiamo considerare di trovare equilibri diversi rispetto al passato.