Emirjan Vukaj
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Vita di città

Un aiuto per la famiglia di Emirjan Vukaj, martire del lavoro

La sottoscrizione aperta da un commerciante del quartiere Immacolata

La triste storia di Emirjan Vukaj, il giovane albanese di 38 anni che ha perso la vita mentre si recava al lavoro lunedì scorso, 28 ottobre, è la storia amarissima di tanti che come lui restano a volte invisibili ai più prima della morte.

Da poco arrivato dall'Albania per lavorare nelle campagne di Giovinazzo come bracciante agricolo nella raccolta delle olive, è rimasto ucciso dopo essere stato investito con la sua bicicletta, alle 6 di mattina, da un'auto guidata da una donna che gli aveva subito prestato i soccorsi del caso. Emirjan si stava recando al lavoro.

Una fine terribile per un uomo venuto dall'altra sponda dell'Adriatico, dove un intero Paese si è rimesso in moto, ma non riesce ancora del tutto ad assicurare un futuro degno alla sua gente.

Emirjan ha lasciato nel Paese delle aquile la moglie ed i figli (Arnis, Andreis e Amila, quest'ultima di soli 6 anni), private troppo presto di una guida e di uno degli affetti più grandi dell'esistenza di un essere umano. Il Comune di Giovinazzo ha provveduto al rimpatrio della salma, ma non può bastare.

La coscienza di ciascuno di noi non può non essere stata scossa da questa storia, che racconta di sacrifici e silenzi, di luoghi comuni che vengono sfatati, di stranieri che arrivano solo per lavorare sodo e dare un futuro a chi è rimasto là, dall'altra parte di un mare che a volte non riescono a vedere più.

Per questo, attraverso l'iniziativa di Marco Bonserio, commerciante giovinazzese che ha sempre mostrato una generosità ed una umanità al di sopra della media, è partita la campagna "Un aiuto per la famiglia di Emirjan", che intende sostenere la moglie e le figli in un cammino fattosi irto e pieno di incognite.

«"Avevano pianto quando il padre era partito...". Una vedova ora è rimasta in un profondo stato di dolore - si legge sulla pagina Facebook della raccolta -. La nostra comunità, Giovinazzo, non può restare inerme come mai lo è stata in questi momenti tragici. Chiunque voglia contribuire, anche con una piccolissima somma, anche con un solo biglietto di solidarietà, potrà recarsi in viale Aldo Moro n.113, presso l'attività commerciale. L'iniziativa è stata autorizzata dai parenti ai quali la nostra Amministrazione ha già fornito un primo aiuto per l'invio della salma. Facciamo finta che sia già arrivato Natale, qui a Giovinazzo...».

A Giovinazzo nessuno è mai stato straniero, non da noi, non in Puglia, terra di confine. Ben oltre la retorica e la propaganda politica, dell'accoglienza tout court e del respingimento forzato isolazionista e razzista, abbiamo tutti l'occasione di mostrarci solidali e grati (purtroppo in ritardo) con chi era venuto in Italia solo per lavorare.
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