Una comunità intera in preghiera per Papa Francesco
Ieri sera nella Concattedrale di Giovinazzo la Veglia per il Pontefice defunto
mercoledì 23 aprile 2025
12.25
«Per altri Papi del passato si è posto o si è richiesto in aggiunta un aggettivo quale "magno" oppure "grande". Per Giovanni Paolo II è stato chiesto, dopo la sua proclamazione a Santo, di aggiungervi "il grande". Invece Papa Francesco ha cercato, quasi ossessivamente, di ricordarci che lui era "piccolo" ed è attraverso i più piccoli che il Signore porta la sua Parola».
Don Cesare Pisani, parroco di Sant'Agostino e vicario foraneo del vescovo, ha così sintetizzato l'enormità dell'eredità spirituale di Papa Bergoglio. Lo ha fatto al termine della Veglia in sua memoria voluta dalla Conferenza Episcopale Italiana che si è svolta ieri sera, 22 aprile, in una Concattedrale di Santa Maria Assunta avvolta da una penombra che ha aiutato l'elevazione dello spirito dei presenti.
Con lui l'amministratore parrocchiale, padre Francesco Depalo, il suo vice, padre Pasquale Rago, i Frati Cappuccini, don Antonio Picca della parrocchia San Domenico e don Vincenzo Sparapano di San Giuseppe, accompagnato dal diacono Vincenzo Piccininni. Tra i fedeli anche don Luigi Ziccolella della parrocchia Immacolata.
C'era tutta la Giovinazzo cattolica, dunque, ad innalzare una preghiera al Signore per il buon pastore che è tornato alla Casa del Padre. Una Giovinazzo semplice, fatta di uomini e donne che identificavano in Papa Francesco l'esempio da seguire, per amore verso il prossimo, difesa dei diritti dei più deboli, appassionata e continua ricerca della pace e sostegno agli ultimi del mondo.
Il Papa gesuita dalla dottrina francescana, il Papa che ha saputo essere misericordioso ed innovare, senza dimenticare mai chi lo aveva preceduto.
La Veglia è stata scandita da passaggi evangelici, salmi e letture di omelie del defunto Pontefice che facevano riferimento sempre alla "resurrezione delle anime", alla nuova vita che ci aspetterebbe dopo la morte terrena.
L'omaggio finale e l'invocazione alla Madonna di Corsignano, con l'affidamento cantato del Santo Padre alla Vergine, è stato il segmento forse più intenso, più commovente. Un canto per lui, le cui spoglie riposeranno per sempre in Santa Maria Maggiore, sotto quella Virgo Salus Populi Romani che tanto amava, che tanto invocava, sotto il cui grembo si accuccerà per l'eternità.
Se qualcuno pensa che la Chiesa Cattolica oggi sia più debole, la serata di ieri nella Concattedrale di Giovinazzo è sembrata la risposta più alta possibile di unità dei fedeli col clero, una risposta semplice ed efficace, meravigliosamente eloquente contro secolarizzazione ed ateismo. Noi ve la raccontiamo anche attraverso i nostri scatti.
Don Cesare Pisani, parroco di Sant'Agostino e vicario foraneo del vescovo, ha così sintetizzato l'enormità dell'eredità spirituale di Papa Bergoglio. Lo ha fatto al termine della Veglia in sua memoria voluta dalla Conferenza Episcopale Italiana che si è svolta ieri sera, 22 aprile, in una Concattedrale di Santa Maria Assunta avvolta da una penombra che ha aiutato l'elevazione dello spirito dei presenti.
Con lui l'amministratore parrocchiale, padre Francesco Depalo, il suo vice, padre Pasquale Rago, i Frati Cappuccini, don Antonio Picca della parrocchia San Domenico e don Vincenzo Sparapano di San Giuseppe, accompagnato dal diacono Vincenzo Piccininni. Tra i fedeli anche don Luigi Ziccolella della parrocchia Immacolata.
C'era tutta la Giovinazzo cattolica, dunque, ad innalzare una preghiera al Signore per il buon pastore che è tornato alla Casa del Padre. Una Giovinazzo semplice, fatta di uomini e donne che identificavano in Papa Francesco l'esempio da seguire, per amore verso il prossimo, difesa dei diritti dei più deboli, appassionata e continua ricerca della pace e sostegno agli ultimi del mondo.
Il Papa gesuita dalla dottrina francescana, il Papa che ha saputo essere misericordioso ed innovare, senza dimenticare mai chi lo aveva preceduto.
La Veglia è stata scandita da passaggi evangelici, salmi e letture di omelie del defunto Pontefice che facevano riferimento sempre alla "resurrezione delle anime", alla nuova vita che ci aspetterebbe dopo la morte terrena.
L'omaggio finale e l'invocazione alla Madonna di Corsignano, con l'affidamento cantato del Santo Padre alla Vergine, è stato il segmento forse più intenso, più commovente. Un canto per lui, le cui spoglie riposeranno per sempre in Santa Maria Maggiore, sotto quella Virgo Salus Populi Romani che tanto amava, che tanto invocava, sotto il cui grembo si accuccerà per l'eternità.
Se qualcuno pensa che la Chiesa Cattolica oggi sia più debole, la serata di ieri nella Concattedrale di Giovinazzo è sembrata la risposta più alta possibile di unità dei fedeli col clero, una risposta semplice ed efficace, meravigliosamente eloquente contro secolarizzazione ed ateismo. Noi ve la raccontiamo anche attraverso i nostri scatti.