Nico Bavaro contro la chiusura dei Punti di primo intervento

Il Segretario regionale di Sinistra Italiana: «Ennesima decisione scellerata sulla salute»

giovedì 14 dicembre 2017 16.55
A cura di Gianluca Battista
«Siamo di fronte all'ennesima decisione scellerata sulla salute, assunta sulla pelle dei cittadini pugliesi, in questo caso di quelli della provincia di Bari.

La chiusura dei punti di primo intervento nei Comuni di Giovinazzo, Locorotondo, Alberobello, Polignano, Ruvo, Santeramo, Rutigliano, Grumo, Noci, Conversano e Castellana Grotte, comporterà una massiccia diminuzione della disponibilità delle cure e l'intasamento delle strutture di pronto soccorso degli ospedali già pesantemente gravati dai precedenti tagli».

Così Nico Bavaro, Segretario regionale di Sinistra Italiana, appena saputo di quanto sta accadendo in queste ore in Puglia. Domani il Sindaco, Tommaso Depalma, sarà a Bari con altri dieci omologhi per chiedere rassicurazioni su quanto potrebbe accadere dal 1° gennaio 2018, ovvero la chiusura di quei Punti di primo intervento che rappresentano l'ultimo presidio sanitario in alcuni comuni.

«È una misura folle - spiega Nico Bavaro - imposta dal decreto ministeriale n. 70 contro cui Sinistra Italiana lotta da anni. Ricordo che il decreto prevede la chiusura dei punti che effettuano meno di 6000 accessi l'anno, ma prevede anche la presenza, in sostituzione del Punto di primo intervento, di una postazione di 118.

La rete dell'emergenza - urgenza pugliese è in estrema difficoltà - evidenzia il leader regionale di SI -: strutture, mezzi e personale non sono sufficienti a garantire una sostituzione di questo tipo».

La battaglia, quindi, secondo il Segretario giovinazzese di Sinistra Italiana Puglia, deve essere combattuta sin da subito, stoppando qualsiasi provvedimento in tal senso: «La Asl di Bari e la Regione Puglia - spiega - dovrebbero essere consapevoli di questo enorme problema, dovrebbero quindi bloccare immediatamente l'applicazione del Decreto ministeriale 70 e lasciare, anche ingaggiando una battaglia con il governo centrale, delle strutture che nei territori garantiscano quantomeno un primo intervento in caso di necessità».

«Peraltro, le disposizioni del decreto ministeriale 70 erano purtroppo conosciute da tempo: possibile - è la sua domanda finale - che non si riesca mai a governare in anticipo e coinvolgendo le comunità, individuando soluzioni alternative?».