Voto di scambio, 22 arresti in Puglia: 50 euro a preferenza

Blitz dei Carabinieri: tra i fermati anche i fratelli Carmine e Pasquale Maisto e Piero Mesecorto

martedì 13 dicembre 2016 11.34
I Carabinieri hanno chiuso il cerchio intorno al clan barese Di Cosola nell'ambito dell'indagine sul presunto voto di scambio mafioso alle elezioni regionali del 2015 in Puglia.

Sono 22 le ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale barese, su richiesta della competente Direzione Distrettuale Antimafia, a carico degli elementi apicali e degli affiliati al temibile clan Di Cosola, operante nella città levantina e nei comuni del suo hinterland di Adelfia, Bitritto, Capurso, Casamassima, Ceglie del Campo, Gioia del Colle, Giovinazzo, Rutigliano, Sannicandro, Triggiano e Valenzano, poiché ritenuti responsabili di aver preso parte ad un'associazione armata di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso e coercizione elettorale in concorso.

In manette tutte persone vicine al clan Di Cosola di Bari: capi e affiliati (tra questi anche tre giovinazzesi, il 42enne Carmine Maisto, il 37enne Pasquale Maisto e il 28enne Piero Mesecorto), ma anche Armando Giove, politico amico e factotum di Natale Mariella, candidato per i Popolari a sostegno del governatore pugliese Michele Emiliano alle elezioni regionali del 2015 (nonché attuale imprenditore e consigliere della Camera di Commercio di Bari), che avrebbe concordato con gli esponenti del clan la corresponsione di 50 euro a voto in favore del suo amico politico.

Il provvedimento restrittivo è stato adottato in base agli esiti di un'indagine avviata nel novembre 2015 dal Nucleo Investigativo di Bari, principalmente svolta attraverso numerose ed articolate attività tecniche e dinamiche, nei confronti della predetta consorteria, atteso che quest'ultima aveva mostrato, nonostante gli importanti interventi repressivi subiti ad opera dall'Arma del capoluogo pugliese e la conseguente scelta collaborativa intrapresa da alcuni dei suoi esponenti di maggior spessore, d'aver mantenuto e sviluppato la sua concreta e pericolosa capacità criminale nell'area d'influenza.

L'attività investigativa ha inoltre documentato l'esistenza di una confederazione mafiosa promossa dai Di Cosola e realizzata mediante reciproche intese - le cosiddette comparanze - con le altrettanto autorevoli compagini baresi dei Capriati, Parisi e Diomede-Mercante, allo scopo di porre a disposizione le rispettive risorse militari per il compimento di azioni delittuose, in pregiudizio del comune clan rivale degli Strisciuglio, con il quale ciascuna organizzazione criminale aveva ingaggiato, in passato, cruenti scontri armati, tali da insanguinare la città e tutta la sua area metropolitana.

L'inchiesta ha tra l'altro accertato come, in occasione delle consultazioni regionali del maggio 2015, il clan Di Cosola abbia, nel suo vasto territorio d'interesse, sostenuto la campagna elettorale del candidato Natale Mariella, iscritto nella lista Popolari. L'accordo prevedeva la corresponsione, effettivamente soddisfatta, sia di una somma pari a 50 euro per ogni preferenza procurata dalla consorteria in favore del candidato, sia di un anticipo di quasi 30.000 euro.

Del resto, gli elementi raccolti hanno anche dimostrato il ricorso alla forza di intimidazione esercitata dagli associati nei confronti degli elettori, i quali venivano sistematicamente minacciati, a fronte della promessa di 20 euro per ogni voto accordato al politico, di ritorsione in caso di non adempienza.

La campagna elettorale svolta dalla compagine, sebbene non abbia consentito a Mariella di essere eletto al Consiglio Regionale della Puglia, gli ha permesso di raccogliere un considerevole pacchetto di voti (5.866 in totale, 2.544 dei quali nel comune di Bari, 512 in quello di Giovinazzo e 64 a Bitritto), principalmente in quelle sezioni elettorali garantite dal clan, sebbene a lui sfavorevoli.