Tragedia ferroviaria, le testimonianze dei soccorritori del SerMolfetta

Un inferno di lamiere si è presentato alle due unità subito intervenute sul luogo dell'incidente

mercoledì 13 luglio 2016 11.26
Nelle ore drammatiche successive alla tragedia ferroviaria che ha interessato la tratta Corato-Andria della Bari-Nord, la macchina dei soccorsi pugliesi si è subito messa in moto e con loro anche due mezzi con rispettive squadre del SerMolfetta, che opera anche su Giovinazzo, partite in tempi diversi in direzione del luogo dell'incidente. Una presenza costante e tempestiva, quella dei soccorsi molfettesi, in eventi sfortunatamente tragici.

La prima chiamata giunge alle 11.45 dalla centrale operativa di Bari annunciando un incidente ferroviario e in soli 20 minuti l'unità di rianimazione è subito sul luogo. Nessuno immaginava cosa si sarebbe trovato di fronte, nessuno aveva idea della gravità della situazione.

«Quando siamo arrivati sul posto c'era l'inferno – racconta Luciano, soccorritore volontario del SerMolfetta –. Era difficile guardarsi intorno, davvero difficile: lamiere dappertutto, grida, lamenti, sangue, vestiti. In quei momenti vorresti essere un supereroe e salvare tutti, vorresti avere mani per tutti. Il coordinamento ci ha affidato il soccorso di una giovane ragazza in gravissime condizioni: abbiamo immobilizzato il paziente e siamo corsi al Pronto Soccorso di Bisceglie, cercando di fare il nostro meglio, sperando di aver aiutato almeno lei».

Dopo poco una seconda squadra del SerMolfetta parte per prestare aiuto non solo alle vittime ma soprattutto ai soccorritori che da ore lavorano ininterrottamente con la speranza di trovare superstiti e interrompere quel conteggio mortale.

«Quando siamo arrivati – conferma Giovanni, altro soccorritore volontario del SerMolfetta – i feriti più gravi erano stati già soccorsi dai nostri colleghi intervenuti da tutta la Provincia. Abbiamo prestato assistenza ai soccorritori, ai Vigili del Fuoco che lavoravano sotto le lamiere e sotto il sole battente già da diverse ore: erano molto stanchi ma avevano negli occhi la determinazione di chi non si fermerebbe mai.La situazione è diventata surreale quando il coordinamento ha imposto a tutti 5 minuti di silenzio assoluto, dovevamo capire se ci fossero altri superstiti, dovevamo cercare di sentire ogni respiro. Decine e decine di persone si sono ammutolite e ci siamo ritrovati in silenzio, in piena campagna, sotto il sole cocente a sentire il frinio delle cicale».

Una prontezza e grande organizzazione che il presidente del SerMolfetta, Salvatore del Vecchio, rimarca orgoglioso ringraziando tutti i volontari.