Preferenza di genere, Gemmato attacca Emiliano. Laricchia contro tutti

Il parlamentare terlizzese: «Se davvero vuol esser difensore delle donne, lo dimostri». La candidata 5 Stelle: «Centrosinistra fuggita dall'aula per salvare Lopalco. Centrodestra inconsistente»

giovedì 30 luglio 2020
A cura di Gianluca Battista
Polemiche infinite e tante ripercussioni dopo il voto mancato in Consiglio regionale, nella notte tra martedì e mercoledì scorsi, sulla possibilità per gli elettori pugliesi di esprime la doppia preferenza di genere. Come raccontato dalla nostra redazione nelle scorse ore, la palla ora passa al Governo che potrebbe intervenire quasi manu militari per ripristinare quanto previsto dalla normativa nazionale.


MARCELLO GEMMATO (COMMISSARIO REGIONALE FDI)
«Se davvero - come ha dichiarato in consiglio martedì sera - Michele Emiliano vuol'essere difensore delle donne, lo dimostri una volta per tutte. Diversamente confermerà che la sua unica volontà è quella, invece, di salvare un uomo: l'epidemiologo di fiducia Pier Luigi Lopalco, che con un emendamento del centrodestra e con il voto di una decina di franchi tiratori della maggioranza è risultato incandidabile».

Così l'On. Marcello Gemmato al termine di un'assise regionale in cui centrodestra, centrosinistra e Movimento 5 Stelle non se le sono mandate a dire ed in cui ha prevalso l'idea di schieramento. Un muro contro muro che forse ha mostrato il volto più fragile della politica pugliese.

«Mi appello poi al buonsenso del Presidente del Consiglio regionale pugliese Mario Loizzo - ha detto ancora il parlamentare terlizzese -: convochi subito una seduta del Consiglio per votare la doppia preferenza di genere e ponga rimedio all'ignominia messa in atto nelle scorse ore dalla sua parte politica, con il Presidente Michele Emiliano e parte della sua maggioranza che hanno segnato la loro fine eludendo la votazione nella seduta del consiglio regionale conclusasi a notte inoltrata con la caduta del numero legale. Abbandonare l'Aula - la conclusione di Gemmato - rinunciando a votare la modifica alla legge elettorale e lanciando la palla al governo nazionale è solo l'ultimo dei capolavori a firma di Emiliano».

ANTONELLA LARICCHIA (CANDIDATA PRESIDENTE MOVIMENTO 5 STELLE)
Tra i più amareggiati per una legge che solo la Puglia non riesce a portare a casa, c'è certamente la candidata presidente del MoVimento 5 Stelle, Antonella Laricchia, che già martedì sera, durante i lavori, aveva più volte lanciato stoccate ai suoi avversari tanto di centrosinistra, quanto di centrodestra, accusandoli di un inutile ostruzionismo che avrebbe finito col mettere a repentaglio una legge a suo dire fondamentale per il giusto riconoscimento dei diritti delle donne.

«L'immagine del centrosinistra che fugge dall'aula perché non si fida di se stesso e di Emiliano che scappa senza dire una parola, mentre il centrodestra presenta 2000 emendamenti per affossare la parità di genere è la degna fine di una farsa durata cinque anni - scrive Laricchia -. Cala il sipario su una delle peggiori legislature per i pugliesi e avviene nel modo peggiore, con un nulla di fatto ottenuto sulla modifica della legge elettorale regionale per l'introduzione della doppia preferenza di genere. Segno che alla vecchia politica, nonostante le belle parole, non importa niente delle donne, anzi ne ha paura».

Laricchia continua nella nota col ricostruire una lunga serata che la politica regionale difficilmente scorderà: «Il centrosinistra lascia l'aula - prosegue la candidata pentastellata - per salvare la poltrona di Pier Luigi Lopalco che, con un emendamento passato durante la discussione del disegno di legge grazie anche ai voti dei Consiglieri di maggioranza, avrebbe dovuto dimettersi dalla guida della task force regionale per l'emergenza Covid per potersi candidare. Caduto il numero legale e non essendo stata approvata la legge la poltrona di Lopalco è salva e lui sarà libero di farsi campagna elettorale con i 120mila euro l'anno previsti dal suo contratto e pagati dai pugliesi. La prova ulteriore di quello che sostenevamo da tempo: a nessuno tranne che a noi interessava la doppia preferenza di genere.

Da una parte abbiamo avuto una Giunta di centrosinistra che ha rimandato per cinque anni quello che doveva essere il primo provvedimento della legislatura, dall'altra un centrodestra che ha scelto l'ostruzionismo presentando quasi 2 mila emendamenti.

Siamo orgogliosi di essere alternativi a loro
- è la sottolineatura - , tanto che per senso di responsabilità in Commissione avevamo ritirato la nostra proposta di legge, dando il voto favorevole al disegno di legge della Giunta, per far sì che si potesse in ogni caso approvare questa modifica alla legge elettorale segno di civiltà. Una modifica necessaria per adeguarsi alla legge nazionale e a quanto stabilito dai principi costituzionali, senza la quale rischiamo di esporre la Regione a ricorsi che potrebbero portare perfino all'annullamento del voto. Cosa che rischia comunque di accadere per l'irresponsabilità e l'inconsistenza politica delle altre forze in Consiglio.
Abbiamo presentato un emendamento al disegno di legge che prevedeva l'esclusione delle liste che nella composizione non rispettino la percentuale prevista di presenza dei due generi, ovvero 60% - 40%, invece della sola sanzione pecuniaria attualmente prevista che destra e sinistra preferiscono sistematicamente pagare. Ed è questo
- evidenzia ancora Laricchia - che non è andato giù al centrodestra che ha evidentemente deciso di avere liste illegali, tanto pagano le multe con i soldi dei cittadini, ha provato addirittura a chiederci di cambiare la percentuale al 70-30. Un mercanteggiare inaccettabile. Senza l'inammissibilità delle liste la legge sarebbe una presa in giro e ancora una volta avremmo eluso il nostro dovere istituzionale. Eravamo comunque disposti a un confronto costruttivo in aula pur di arrivare all'obiettivo, anche a costo di restare in aula 48 ore. Invece - chiude- la vecchia politica ha preferito dare l'ennesima prova indegna di sé e offrire uno spettacolo vergognoso che i pugliesi non avrebbero mai meritato».