Le vite di noialtri

Luci accese e nessuno per strada. Istantanee al tempo del morbo mortale

domenica 22 marzo 2020 06.00
A cura di Gianluca Battista
Solo le luci alte e da poco rinnovate della Villa Comunale danno un'aria diversa al contesto, aiutano i pensieri a svicolare da quel senso di claustrofobia che ci opprime da due settimane e che fa pensare di essere stati catapultati in una pellicola di Florian Henckel von Donnersmarck.

Non è "Le vite degli altri" a Berlino Est, in piena guerra fredda, sotto la scure comunista. Sono "Le vite di noialtri" a Giovinazzo, in tempi di pace apparente, appese ad una speranza di tornare ad essere ciò che eravamo appena ieri.

Le 20.40 di un venerdì sera ai tempi del Coronavirus, in quella che fino a due settimane fa era la nostra, anzi la vostra cittadina. L'orario lo indica l'orologio della Farmacia Del Prete, all'angolo tra via Daconto e piazza Garibaldi, in un luogo che a quell'ora ed in quel giorno della settimana dovrebbe significare altro, rappresentare altro. Transito d'auto che arrivano dal cavalcaferrovia cariche di giovani pronti a passare una serata nella bella Giovinazzo, madri e padri che convincono i loro piccoli ad abbandonare gli amati giochi nella Villa Palombella, primi clienti dei locali del centro che cercano parcheggio o che passeggiano sorridenti. Fidanzati adolescenti che si guardano negli occhi sulle panchine e si promettono un amore eterno e pulito come i loro anni.

Venerdì sera di inizio primavera, col clima favorevole, con le luci accese. Tutto perfetto, anzi no.

Lo scatto di Giuseppe Palmiotto cristallizza il tempo, lo ferma ancora una volta, come solo lui sa fare, in quella macchina fotografica e racconta del coprifuoco da accettare, dei silenzi orribili e necessari, delle luci alte che paiono farsi beffe di noi e del buio delle anime dietro le tapparelle chiuse.

Non è Berlino Est, ma le ronde di Carabinieri e Polizia Locale rendono ancor più cupo l'ambiente. Stato di diritto o stato di polizia, l'oscillazione è leggera, la differenza impercettibile, ma la scelta è l'unica possibile.

Dentro le case ci si fa coraggio, fuori invece il paese tace come fosse notte fonda negli inverni più freddi e sale il senso claustrofobico condito da quell'impotenza figlia di una situazione surreale. Sembra un film in cui si aspettano trepidanti i titoli di coda e le luci accese in sala. Ma non lo è.

Le 20.40 di venerdì sera di un fine settimana mai iniziato. Giovinazzo è sempre bellissima, ma nessuno la guarderà indossare il suo abito migliore. Tornerà a farsi notare, non si sa quando, ma lo farà. Tornerà ad essere perla ammirata soprattutto da chi viene da lontano.

Torneremo ad essere noi stessi, presto o tardi, fieri di ciò che abbiamo, fieri di ciò che siamo. Quando, non ci è dato saperlo.

Per ora c'è solo chi veglia da lontano e un po' spia le vite di noialtri appesi al filo della speranza.