Il Papa ai fedeli: «Vorrei dire ad uno ad uno: ti voglio bene»
Il suo saluto in Aula Paolo VI ai tanti giunti dalla Puglia. Tra di loro 600 giovinazzesi
domenica 2 dicembre 2018
05.30
Papa Francesco ieri è stato letteralmente travolto dalla gioia dei fedeli giunti dalla Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi per l'udienza in Aula Paolo VI. Vi abbiamo già raccontato delle parole di Mons.Domenico Cornacchia e della grande gioia del gruppo partito da Giovinazzo, composto da circa 600 persone.
Ma il clou della giornata in Vaticano è stato il discorso rivolto dal Pontefice alla gente: «Vorrei dire ad uno ad uno, guardandovi negli occhi: ti voglio bene», è stato il suo messaggio iniziale, una citazione di don Tonino Bello prima della sua morte.
Il Papa ha quindi sottolineato la necessità di dire "ti voglio bene", come bravi fratelli e sorelle debbono fare e ha ripreso ancora una frase pronunciata dal prelato salentino, quando chiamò il suo gregge a non «contristarsi» perché, al di là di ogni umana amarezza, «chi crede in Gesù non può essere triste».
Con semplicità Francesco ha ricordato che il «chiacchierone ha il cuore triste» e la ragione è in ciò che don Tonino diceva: chi si contrista «non ha amici, ha alleati». Chi è triste dunque vede solo nero, coglie l'amaro. Ma chi mette prima il Signore «ritrova la gioia».
«Quando lasciamo entrare Dio - ha proseguito il Santo Padre - arriva la novità vera. Egli spiazza, sorprende, perché è il Dio delle sorprese».
Papa Francesco ha quindi ricordato che il vero Avvento è cercare il nuovo, anche attraverso la parola dei buoni profeti, come «fu anche don Tonino». Per lui «accogliere il Signore significa essere disponibili a cambiare i nostri piani». Il Papa ha così ricordato la figura di San Giuseppe, a cui furono cambiati i piani di vita più volte: «non bisogna vivere di attese, ma vivere in attesa del Signore» che sa sconvolgerci la vita, che sa portare attraverso il cambiamento, la novità, quella gioia necessaria ad andare avanti.
Dio non ci vuole tristi, dunque, rassegnati davanti alla vita. Lui è sempre alla porta, anche quando lo scacciamo, in «attesa di entrare un'altra volta». Il Signore non ama col misurino, ama sempre, ci ha amati ieri, lo fa oggi e lo farà domani.
«Vi auguro - ha rimarcato il Papa citando ancora don Tonino - di vivere l'Avvento come tempo consolante e di attesa gioiosa». È tempo dell'anti-paura, come ricordava il Vescovo più amato dai giovinazzesi.
Poi il Papa ha fatto inorgoglire le delegazioni provenienti dalla nostra Diocesi e da quella di Ugento: «Il vostro è il mare più azzurro che abbia mai visto in vita mia. Un mare che vi abbraccia con la sua grandezza. Guardandolo - ha detto usando metafore ardite e bellissime - potrete pensare al senso della vita, abbracciata da Dio, bellezza infinita, che non può rimanere attraccata a porti sicuri, ma che è chiamata a prendere il largo. Il Signore invita ciascuno di noi - ha sottolineato il Santo Padre - a prendere il mare aperto. Non ci vuole guardiani del faro, ma naviganti fiduciosi e coraggiosi che seguono le rotte del Signore, gettando le reti della vita sulla sua Parola.
Una vita priva di rischi e piena di paure, che salvaguarda se stessa - ha poi ribadito con chiarezza - non è una vita cristiana, ma una vita senza fecondità. Non siamo fatti per sonni tranquilli, ma per sogni audaci».
Il cristiano deve dunque uscire dalle logiche della pigrizia, della mondanità che «fa ammalare dentro», dall'autocommiserazione.
Bisogna pertanto alzarsi dal pavimento della vita, proprio come suggeriva Monsignor Bello. Alzarsi significa aprirsi agli altri e donando al prossimo saneremo anche le nostre paure. Vivere da cristiani è quindi questo: non aver paura ed amare, dando gioia.
Al termine delle riflessioni, il Pontefice ha infine impartito la benedizione solenne a tutti i fedeli. Commossi molti sacerdoti del clero giovinazzese, che hanno a lungo applaudito Papa Bergoglio.
La delegazione partita da Giovinazzo si è quindi divisa: una parte è rientrata in Puglia, mentre un'altra ha pernottato a Roma e farà rientro a casa quest'oggi dopo l'Angelus in piazza San Pietro. Un'altra pagina indelebile della storia della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi è stata scritta.
Ma il clou della giornata in Vaticano è stato il discorso rivolto dal Pontefice alla gente: «Vorrei dire ad uno ad uno, guardandovi negli occhi: ti voglio bene», è stato il suo messaggio iniziale, una citazione di don Tonino Bello prima della sua morte.
Il Papa ha quindi sottolineato la necessità di dire "ti voglio bene", come bravi fratelli e sorelle debbono fare e ha ripreso ancora una frase pronunciata dal prelato salentino, quando chiamò il suo gregge a non «contristarsi» perché, al di là di ogni umana amarezza, «chi crede in Gesù non può essere triste».
Con semplicità Francesco ha ricordato che il «chiacchierone ha il cuore triste» e la ragione è in ciò che don Tonino diceva: chi si contrista «non ha amici, ha alleati». Chi è triste dunque vede solo nero, coglie l'amaro. Ma chi mette prima il Signore «ritrova la gioia».
«Quando lasciamo entrare Dio - ha proseguito il Santo Padre - arriva la novità vera. Egli spiazza, sorprende, perché è il Dio delle sorprese».
Papa Francesco ha quindi ricordato che il vero Avvento è cercare il nuovo, anche attraverso la parola dei buoni profeti, come «fu anche don Tonino». Per lui «accogliere il Signore significa essere disponibili a cambiare i nostri piani». Il Papa ha così ricordato la figura di San Giuseppe, a cui furono cambiati i piani di vita più volte: «non bisogna vivere di attese, ma vivere in attesa del Signore» che sa sconvolgerci la vita, che sa portare attraverso il cambiamento, la novità, quella gioia necessaria ad andare avanti.
Dio non ci vuole tristi, dunque, rassegnati davanti alla vita. Lui è sempre alla porta, anche quando lo scacciamo, in «attesa di entrare un'altra volta». Il Signore non ama col misurino, ama sempre, ci ha amati ieri, lo fa oggi e lo farà domani.
«Vi auguro - ha rimarcato il Papa citando ancora don Tonino - di vivere l'Avvento come tempo consolante e di attesa gioiosa». È tempo dell'anti-paura, come ricordava il Vescovo più amato dai giovinazzesi.
Poi il Papa ha fatto inorgoglire le delegazioni provenienti dalla nostra Diocesi e da quella di Ugento: «Il vostro è il mare più azzurro che abbia mai visto in vita mia. Un mare che vi abbraccia con la sua grandezza. Guardandolo - ha detto usando metafore ardite e bellissime - potrete pensare al senso della vita, abbracciata da Dio, bellezza infinita, che non può rimanere attraccata a porti sicuri, ma che è chiamata a prendere il largo. Il Signore invita ciascuno di noi - ha sottolineato il Santo Padre - a prendere il mare aperto. Non ci vuole guardiani del faro, ma naviganti fiduciosi e coraggiosi che seguono le rotte del Signore, gettando le reti della vita sulla sua Parola.
Una vita priva di rischi e piena di paure, che salvaguarda se stessa - ha poi ribadito con chiarezza - non è una vita cristiana, ma una vita senza fecondità. Non siamo fatti per sonni tranquilli, ma per sogni audaci».
Il cristiano deve dunque uscire dalle logiche della pigrizia, della mondanità che «fa ammalare dentro», dall'autocommiserazione.
Bisogna pertanto alzarsi dal pavimento della vita, proprio come suggeriva Monsignor Bello. Alzarsi significa aprirsi agli altri e donando al prossimo saneremo anche le nostre paure. Vivere da cristiani è quindi questo: non aver paura ed amare, dando gioia.
Al termine delle riflessioni, il Pontefice ha infine impartito la benedizione solenne a tutti i fedeli. Commossi molti sacerdoti del clero giovinazzese, che hanno a lungo applaudito Papa Bergoglio.
La delegazione partita da Giovinazzo si è quindi divisa: una parte è rientrata in Puglia, mentre un'altra ha pernottato a Roma e farà rientro a casa quest'oggi dopo l'Angelus in piazza San Pietro. Un'altra pagina indelebile della storia della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi è stata scritta.