Gli zombie in mezzo a noi

L’Azione Cattolica riflette sull’uso dei social network nella campagna per una comunicazione responsabile

giovedì 23 aprile 2015 02.27
A cura di Giuseppe Dalbis
Prosegue "#CollegaMENTI rel@zioni oltre le connessioni", la campagna per una comunicazione responsabile promossa dall'Azione Cattolica diocesana. Per il terzo appuntamento, l'immagine scelta è quella di un uomo in gondola nell'incantevole scenario veneziano.

«Eppure - osserva l'AC - gli occhi di quest'uomo non sono che per il suo notebook, indifferente a tutta la bellezza dispiegata intorno. Magari sta scrivendo agli amici «meravigliosa Venezia… ». Come vogliamo chiamarlo un personaggio di questo genere? Il termine più in voga è zombie».

«Gli zombie esistono e camminano in mezzo a noi, talvolta si concentrano in uno stesso luogo. Capita, ad esempio, di vederli ad una messa di prima comunione: sono i genitori il cui primo pensiero non è abbracciare i propri figli, ma scattare una foto col cellulare. Parliamo di comportamenti nella media… non di cose da codice penale, ma di normale comunicazione tramite social network. Chi ha un po' di esperienza con i social network sa bene che molto spesso i contenuti che si ripetono sono tutt'altro che originali.

Non si tratta neanche di notizie di cui si vuol aumentare la diffusione. Aforismi, frasi, immagini e filmati ad effetto, oppure divertenti, per altri cinque minuti di buon umore a buon mercato. Spesso commenti a notizie vecchie o non verificate, moderne catene di Sant'Antonio. In definitiva una somma di voci, un grande rumore, che finisce per distogliere l'attenzione da ciò che invece la meriterebbe. Non si può non pensare ad un grande spreco di tempo e di energie».

L'intento però non è di demonizzare i social network. Viene riconosciuta l'utilità di un mezzo come WhatsApp per tenere vive le relazioni tra un incontro e l'altro, la modernità di un messaggio riciclato su Facebook erede dei vecchi biglietti d'auguri.

«L'importante non è, evidentemente, il mezzo, ma che la comunicazione sia a sostegno della relazione e che non la sostituisca, che una vasta rete di interessi virtuali non copra una certa povertà di relazioni, di reale coinvolgimento. Di fronte alla rete - precisa in un articolo-comunicato il collega Lorenzo Pisani - si ritorna ingenui: un "mi piace", una condivisione, e ci si sente parte attiva di un processo, come gettare un sasso che generi onde che si espandono sulla superficie dello stagno. Senza pensare che infiniti sono i sassi nello stagno, e le onde interferiscono senza essere intellegibili. Dunque, salvo rare eccezioni, ancora increspature indistinte, il grande rumore di cui parlavamo sopra».

Ed ecco che l'Azione Cattolica rivolge il suo consiglio nel solco della campagna "#CollegaMENTI": «L'uso intelligente e moderato dei social media, almeno per noi adulti, non è solo questione di dominio di sé. Diventa l'occasione per liberare risorse, il tempo anzitutto, ed impegnarsi a investirle per ciò che merita: la famiglia, le amicizie, le letture (magari la Lettura per eccellenza), il servizio, oppure, semplicemente, uno sguardo attento all'altro. E poi, quando davvero serve, raccontarlo su Facebook».

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