In vino veritas

Rosso d'autunno col "Tradizione del Nonno Primitivo di Manduria doc"

All'interno intervista a Pasquale Porcelli dell'Onav

Cari lettori e care lettrici, visto l'arrivo dell'autunno ed il naturale abbassamento delle temperature, quest'oggi vi parlerò di un rosso che andrebbe bevuto soprattutto nei mesi freddi.

La scelta è dettata dalla mia personalissima passione per un vitigno autoctono pugliese, che ci rende fieri ed orgogliosi in tutto il mondo, il Primitivo. Pare che il Primitivo sia stato importato in Puglia dalla Dalmazia circa 2000 anni fa e che tragga il suo nome dalla maturazione precoce delle uve. Recenti scoperte hanno decretato che sia geneticamente identico allo "Zinfandel", vitigno coltivato in Australia e California.

Il Primitivo, soprattutto nella zona di Manduria, nel tarantino, è un vino che suscita particolari emozioni. Chi di noi da piccolo non immaginava il vino come una succo d'uva dolciastro ed inebriante? Così, molti ragazzini, crescendo, hanno assaggiato i primi sorsi di vino, spesso ricevendo "amare" sorprese. Cosa che non accade con il Primitivo, che resta un vino sicuramente intenso al naso, complesso e corposo al palato con un buon residuo zuccherino che lo rende molto piacevole.

L'azienda di cui vi parlo oggi è legata alla figura di Nonno Gaetano Pichierri, il quale da esperto contadino vignaiolo avviò a Sava, zona eccellente battuta dal cocente sole del sud della Puglia, la produzione di vino soprattutto da Primitivo. Negli anni '70 l'azienda passò da padre in figli, i quali finalmente avviarono la produzione di eccellenti vini in bottiglia che ancora oggi possiamo degustare seguendo la "tradizione del nonno".

NOME: Tradizione del Nonno Primitivo di Manduria doc
AZIENDA PRODUTTRICE: Pichierri
VITIGNO: Primitivo in purezza (alberelli di almeno 30 anni)
GRADAZIONE ALCOLICA:16%
ANNATA: Vendemmia 2010

Se ci fosse un capostipite del primitivo, "Tradizione del Nonno" sarebbe certamente il modello da seguire per tutti i produttori di questo ottimo vino. Prodotto seguendo le antiche tradizioni familiari, che prevedono la selezione delle uve, la fermentazione a temperature controllate in contenitori interrati, il vino successivamente viene fatto affinare in botti da 225 litri ed in "capasoni" di terracotta vetrificata. Al colore si presenta rosso denso con riflessi granati, al naso è intenso, ricco di visciole e frutta sotto spirito. Al palato è complesso, corposo con un buon residuo zuccherino tipico del primitivo, un buon tannino ed una buona persistenza chiudono elegantemente l'esame gustativo . Ottimo su carni cotte alla brace, ragù di cinghiale e lepre in salmì.

Abbinatelo a fine pasto ad un buon formaggio, stagionato in fossa, con composta di prugne. Temperatura di servizio tra i 18 ed i 20 gradi.

In questa puntata abbiamo sentito Pasquale Porcelli, dell'Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino. Ecco cosa dice di lui il sito specializzato nel settore vinicolo www.winesurf.it . "Quasi settant'anni, si occupa di cibo da quando è nato per nutrirsi e di vino da quando ha capito che è meglio dell'acqua., Si è formato bevendo e mangiando in giro per l'Italia e per il mondo, formazione faticosa, dispendiosa e soprattutto continua. Nei ritagli di tempo: lavora non potendone fare a meno per continuare a formarsi. E' guidaiolo per vanità : Guida dei ristoranti dell'Espresso, Guida delle Osterie, Guida al Vino Quotidiano, Guida Vini Buoni d'Italia, Guida agli oli extravergini, ecc. Attualmente impegnato a dimostrare a se stesso e se ci riesce anche ad altri che si può scrivere di vino e cibo senza rompere le scatole e senza prendersi sul serio, nel contempo vive. Consigliere Nazionale ONAV e pubblicista".

D. Caro Pasquale non potevo presentarti meglio di come ti hanno presentato su Winesurf, ti ringrazio innanzitutto per aver accettato di scambiare due chiacchere con noi di Giovinazzoviva.it e anche per il tuo impegno quotidiano come giornalista enogastronomico inesauribile fonte d'ispirazione per chi, come me, si è affacciato da poco nel mondo delle recensioni.
Come ti sei avvicinato al mondo dell'enogastronomia?

R. Mi considero un girovago, sono curioso e mi piace vivere con piacere. Tra i piaceri ho scoperto, sin da quando ero ragazzo, quello del cibo e del vino. Poi con il tempo ho imparato che avere passione senza conoscenza, serve a poco e che, per apprezzare quello che si mangia e si beve, bisogna conoscere. Sono un autodidatta, non ho frequentato nessun corso, quello che ho imparato l'ho fatto. Sono stato fortunato in questo, frequentando persone da cui ho appreso molto.

D. In questi molti anni di onorata carriera, immagino che tu abbia potuto assistere in prima persona all'evoluzione dei vini pugliesi, dalle grandi cisterne che annaffiavano le osterie ed i ristoranti di mezza Italia, spesso spacciati per vini locali e non pugliesi, alle piccole produzioni d'eccellenza che tanto stanno conquistando i palati degli estimatori di vino in tutto il mondo. Tu cosa prevedi per il futuro dell'enologia della nostra regione?

R. Quando ho iniziato a degustare per alcune guide alla fine degli anni '80, i produttori pugliesi che producevano vino di qualità potevano contarsi sulle dita di una mano. Da allora sono stati fatti enormi passi in avanti sia in vigna che in cantina. Oggi la situazione è completamente diversa, tuttavia si corre il rischio di essere poco "originali", perseguendo mode e gusti dettati dal mercato. Non che non sia importante il mercato, ma mantenere una autenticità nei propri vini è una scelta strategica che alla lunga paga. La scelta quindi di moltissimi produttori di puntare sugli autoctoni è una scelta giusta di principio, ma difficile da attuare senza cedere alle facili lusinghe del mercato.

D. Ti ho associato ad una recensione di un vino autoctono pugliese prodotto con tecniche tradizionali, ti piace quest'accostamento?

R. Il termine "tecniche tradizionali" di per sé dice tutto e nulla allo stesso tempo. Se intendi riferirti ai vini "naturali" non ho prevenzioni. Ci sono semplicemente vini buoni e vini non buoni, il resto sono chiacchiere.

D. Cosa consiglieresti a chi come me si è affacciato da poco nel mondo del giornalismo e dell'enogastronomia in generale?

R. Bere e studiare: le due cose devono andare di pari passo. Non è facile ma se fosse facile lo farebbero tutti.

D. Svelaci un piccolo segreto... quale è stato il vino più buono che hai mai degustato? (non citare l'etichetta ma almeno il tipo di vino)

R. Non parlerei di vino ma di vitigno. Anche i gusti dei degustatori cambiano. All'inizio mi piacevano i vini robusti, concentrati, tutti giocati sulla potenza non privi però anche di eleganza. Negli anni ho però apprezzano sempre di più vini giocati sull'eleganza piuttosto che sulla forza e quindi Barolo, Barbaresco (Nebbiolo) , Sangiovese nelle sue varie denominazioni e soprattutto il Pinot Noir nelle sue declinazioni borgognone. Per la Puglia trovo molto interessanti alcuni vini a base di Nero di Troia ed anche alcuni Primitivo, più di Gioia che di Manduria.












Pasquale Porcelli
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