Raffaele Sollecito a "Quarto Grado": «Vorrei giustizia per Meredith e la sua famiglia»

L'ingegnere informatico giovinazzese intervistato da Remo Croci

sabato 21 marzo 2015 03.03
A cura di Gianluca Battista
«Il mio pensiero va spesso a Meredith ed alla sua famiglia. Vorrei che questi ultimi capissero come stanno le cose e che fosse fatta giustizia».

Le parole sono quelle di Raffaele Sollecito intervistato da Remo Croci all'interno del programma tv di Rete 4, "Quarto Grado". La redazione della celebre trasmissione Mediaset ha inviato il suo giornalista a Giovinazzo, con tanto di collegamento da cala Porto. L'intervista è stata realizzata a Bisceglie.

Sollecito rischia 25 anni di carcere nel processo davanti alla Corte di Cassazione che partirà il prossimo 25 marzo e che lo vede imputato per l'omicidio della studentessa inglese insieme alla statunitense Amanda Knox, oggi giornalista a Seattle, condannata in secondo grado a 28 anni e 6 mesi. In carcere c'è Rudy Guede, l'ivoriano che sconta in via definitiva 16 anni di reclusione. Lo stesso Guede non ha mai messo sul luogo del delitto né Amanda né Raffaele.

«Non ho una vita da 8 anni - ha detto l'ingegnere informatico -. Nel frattempo sono stati cambiati anche i moventi. Per me è il quinto giudizio e mi chiedo sempre quando finirà tutto questo e quando riuscirò a sapere cosa ne sarà della mia vita, che valore ha ora». Quando Remo Croci gli ha chiesto qualcosa sul processo, Raffaele Sollecito ha tagliato corto: «Mi hanno trasferito le sue (di Amanda, ndr) responsabilità - ha affermato -, ma da persona cosciente e razionale non ho altra possibilità che affrontare questo processo. Oggi - ha sottolineato - non posso pensare a lei. Mi occupo di me stesso, il destino degli altri non lo decido io». Ed al giornalista che gli ha chiesto come facesse a sopportare il peso di un procedimento che lui sente ingiusto, Sollecito ha detto «inutile nascondersi in un angolo quando arriva uno tsunami».

Durante la trasmissione è stato mandato in onda un servizio che ricostruiva la strategia difensiva del pool di legali, capeggiati dall'avvocatessa Giulia Bongiorno, che difendono il ragazzo giovinazzese. Di Sollecito, stando agli atti, non vi sarebbe traccia in camera della vittima né in bagno e, sempre secondo la difesa, Meredith sarebbe morta prima delle ore 21.00, orario compatibile con la digestione di un pasto consumato dalla vittima intorno alle ore 18.00. In quel frangente, dicono i difensori di Raffaele, egli non poteva trovarsi sul luogo del delitto.

E sempre secondo le tesi difensive, solo Rudy Guede è stato visto arrivare in via della Pergola alle ore 19.41 di quel 1 novembre 2007, ripreso dalle telecamere di sorveglianza. Sia gli ospiti in studio, sia i giornalisti presenti alla puntata hanno fatto riferimento alle diverse lacune dell'impianto accusatorio nei confronti di Raffaele Sollecito.

Ciò che resta certo è che il 25 marzo inizia a Roma un processo che scriverà la parola fine sulla vicenda. Ai giudici della Corte di Cassazione l'arduo compito di confermare o ribaltare il verdetto del secondo giudizio d'appello. Intanto Raffaele ed i suoi familiari sperano che questo calvario possa finire nel migliore dei modi, mentre quelli di Meredith Kercher aspettano di sapere tutta la verità sulla morte della loro cara a soli 23 anni.