"Prestito della Speranza", partita la terza fase

Attivo lo sportello diocesano per imprese e famiglie in cerca d'aiuto

lunedì 16 marzo 2015 02.15
A cura di Gianluca Battista
È partita il 2 marzo scorso la terza fase del progetto "Prestito della Speranza", voluto dalla Conferenza Episcopale Italiana, per l'erogazione di finanziamenti alle famiglie in stato di vulnerabilità economica e sociale e alle micro-imprese escluse dall'accesso al credito ordinario.

Partner della Caritas Diocesana è Banca Intesa Prossima, con un accordo che prevede 25 milioni derivanti dall'8x1000 alla Chiesa Cattolica a garanzia di un ammontare complessivo di microcrediti per 100 milioni di euro. Le novità più importanti di questa terza fase del progetto riguardano i destinatari dello stesso. Si è messa da parte la famiglia considerata come nucleo con almeno tre figli a carico, per passare a tutti i soggetti in condizione di necessità economica e sociale. Tra di essi non solo famiglie, quindi, ma anche poveri, anziani al minimo pensionistico, debitori di utenze di agenzie di servizio e anche semplici coppie di giovani che non riescono a trovare risorse per portare avanti il loro progetto di vita insieme.

Le richieste per il microcredito avranno, come di consueto, il filtro del Centro d'ascolto della Caritas diocesana di via Marco Polo n. 2 a Giovinazzo ed un secondo step con la verifica della documentazione da parte delle filiali del Gruppo Intesa-San Paolo. Si tratta di un vero e proprio prestito, come ricordato sull'ultimo numero del mensile della Diocesi "Luce e Vita", che si articolerà in due distinte forme di credito. La prima è relativa al cosiddetto "Credito sociale", che vedrà come destinatarie essenzialmente le famiglie disagiate, con un importo massimo di 7.500 euro erogato in 6 rate bimensili di 1.250 euro ciascuna, e che si realizza in una forma di sostegno al reddito. La seconda, denominata "Credito fare impresa", è destinata invece alle microimprese a bassa capitalizzazione o di nuova costituzione, con un prestito erogato in un'unica soluzione dell'importo massimo di 25.000 euro. Nel primo caso ci saranno tassi del 2,50%, con una rata che dovrebbe essere quantificata in 138 euro mensili, mentre nel secondo caso i tassi applicati sono del 4,60%, con una rata media per ogni mese calcolata intorno ai 468 euro. La durata del prestito è di complessivi 6 anni di cui 5 di ammortamento, che decorre dopo 12 mesi dall'erogazione.

«Altra novità riguarda la maggiore flessibilità del meccanismo di garanzia - fanno sapere dalla Diocesi - modificato con l'effetto di aumentare il moltiplicatore e quindi il rapporto tra il plafond disponibile e il fondo di garanzia. La valutazione e la selezione delle richieste di accesso al prestito saranno gestite in stretta sinergia tra gli uffici diocesani e l'associazione Vobis, che si occupa anche di famiglie che versano in condizioni di difficoltà, per favorire la loro inclusione finanziaria, nonché prevenire e combattere i fenomeni di sovraindebitamento che potrebbero coinvolgerle».

L'idea di base, supportata da riscontri oggettivi sui soggetti beneficiari del progetto 2.0, è che il microcredito non solo offra risoluzione ad importanti situazioni di bisogno economico, ma pare riuscire nell'intento di ridare slancio e fiducia a chi ne fa richiesta, avendo ricadute non indifferenti sia all'interno dei gruppi di lavoro o dei nuclei familiari interessati, sia a livello sociale generale. A ribadirlo, come ricordato dal mensile informativo diocesano, è stato il Cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che ha voluto rimarcare la generosità degli italiani, in un momento storico in cui la crisi economica spersonalizza l'essere umano privandolo spesso della propria dignità. «Sono gli italiani che si vedono restringere le tasche - ha affermato - ma lo stesso allargano il cuore, magari facendo sacrifici».