Planando sulle più antiche radici giovinazzesi: il VIDEO di Raffaele Drago

Dopo l'omaggio al centro storico, ecco quello al Dolmen di San Silvestro

sabato 29 agosto 2020 7.17
A cura di Gabriella Serrone
Plana il drone nella calda estate pugliese, sopra gli ulivi e la terra rossa e secca. Plana e mostra le radici più antiche di Giovinazzo, quelle racchiuse nel complesso del Dolmen di San Silvestro, risalente all'Età del Bronzo e che si trova sulla provinciale 107 che porta a Terlizzi.

L'opera è raffinata, così come la musica in sottofondo, ed è di Raffaele Drago, giovane molfettese con la passione per il nostro borgo medievale e per la storia in genere. E così l'omaggio si fa esaltante, diventa omaggio alle radici, agli echi lontani di una storia millenaria, alla bellezza ed importanza di un luogo che la Soprintendenza preserva gelosamente e che andrebbe ulteriormente valorizzato, visti i flussi turistici che ormai fanno anche della Terra di Bari una delle mete preferite da italiani e stranieri.

Un regalo a tutti i giovinazzesi che dimenticano spesso quanto di prezioso custodiscono anche nel loro agro, scrigno di storie e storia, pietre, terra e paesaggio vivi, che parlano di tempi lontani in cui specchiarsi per ritrovare i propri avi. Sotto vi riportiamo la storia del Dolmen di San Silvestro, così come proposta dal sito ufficiale https://dolmensansilvestro.beniculturali.it/​ .

Qui il link per vedere il video di Raffaele Drago.


DOLMEN DI SAN SILVESTRO

Fino agli anni '60 del '900 questo luogo era conosciuto con il nome di "Specchia Scalfanario" per la presenza di un grande cumulo di pietre di circa 35 m di diametro e oltre 4 m di altezza.
Nel 1961 durante i lavori di demolizione parziale della specchia per ricavarne pietrisco ci si accorse che il cumulo di pietre copriva un dolmen dell'età del Bronzo, una grande tomba collettiva del tipo "a galleria" costruita circa 4000 anni fa secondo modelli architettonici diffusi in Europa . La tomba, con la sua evidente monumentalità, rappresentava un punto di riferimento per le comunità stanziate nel territorio, alla cui sepoltura potevano accedere forse individui di status più elevato nell'ambito delle società dell'età del Bronzo. Collocato in leggera altura da cui si poteva anche scorgere sullo sfondo a Nord la costa e il mare, doveva essere ben visibile da punti diversi.
Il monumento sepolcrale era costituito da una galleria centrale, orientata in senso Nord/Sud utilizzata per le sepolture e coperta da un tumulo di pietre di forma ellittica.
Sul lato Ovest si notano alcune delle lastre della galleria. L'apertura al centro della galleria non è antica, ma è la traccia dei lavori di demolizione risalenti al 1961 o anche precedenti, dato che il monumento fu usato come ricovero occasionale da contadini in età post-medievale
Sull'estremità meridionale del Dolmen si apre una struttura a ferro di cavallo, una sorta di "trullo", ricostruito, dopo la scoperta, con il restauro negli anni '60. L'origine di questa struttura potrebbe però essere successiva all'età del Bronzo, quando i contadini utilizzarono il monumento come ricovero. È possibile che su questo lato ci fosse l'entrata al Dolmen, oggi non più riconoscibile.
Negli anni '60 del 900 il monumento è stato restaurato e ciò ha impedito il degrado della struttura, rimasta esposta per secoli all'aperto. Il prospetto ovest è stato quasi del tutto ricostruito sulla base delle tracce superstiti originarie. Solo alcuni blocchi di calcare provenienti dai locali affioramenti possono essere considerati parte della struttura dell'età del Bronzo, si riconoscono perchè più grandi e irregolarmente sbozzati.