«Nulla che sia umano mi è estraneo»

Lettera aperta della professoressa Arcangela Illuzzi

venerdì 6 marzo 2015 03.00
Riceviamo e pubblichiamo

«"Homo sum, humani nihil a me alienum puto": spiegherò domani ai miei ragazzi il senso di questa frase dell'autore latino Publio Terenzio Afro, divenuta poi nel mondo romano antico il pilastro dell'idea universale di humanitas, vale a dire il riconoscere e il rispettare l'uomo in ogni uomo o, come afferma il filologo Traina, quel concetto in cui "culminò tutto il travaglio del mondo antico, prima che la caritas cristiana insegnasse a riconoscere e ad amare il figlio di Dio in ogni uomo"».

Così scrive la professoressa Arcangela Illuzzi, docente di Lettere presso il liceo scientifico statale "Galileo Galilei" di Bitonto: «Sarà, dunque, perché, per il mio lavoro, continuo a misurarmi con concetti così alti che mi sono apparsi così dissonanti, così poco conformi a qualsiasi principio di humanitas o di caritas cristiana alcuni articoli apparsi recentemente sulle testate locali o diversi commenti sulla rete che riguardano esseri umani della nostra comunità locale coinvolti nella nota vicenda giudiziaria».

«L'accanimento con cui taluni a vario titolo parlano su taluni altri, il ritorno alle liste di proscrizione [...], i processi sommari a carico di qualcuno, avvenuti prima ancora che un'aula di tribunale emanasse una sentenza (è sacrosanto ribadirlo) di primo grado e altre amenità comparse qua e là sulla rete sulle quali preferisco tacere, descrivono quanto spessore umano vi sia negli autori di tali comportamenti».

«A tutti costoro - prosegue la moglie dell'architetto Vincenzo Turturro - vorrei ricordare che dietro i nomi e i cognomi - e qualche cognome è veramente troppo ricorrente - ci sono figli, grandi e piccoli, genitori anziani, aspettative di vita, anni di studio rigoroso e di duro lavoro ma, soprattutto, uomini e donne che andrebbero solo per questo rispettati. Amministratori, giornalisti, appassionati della rete hanno consapevolmente scelto la ribalta sui cui quotidianamente il loro ego può manifestarsi; gli altri vi sono trascinati loro malgrado».

«Faccio appello, dunque, - conclude la Illuzzi - all'humanitas, quella che alcuni hanno appreso sui banchi di scuola, o alla caritas da cui altri che si professano o si manifestano come cristiani dovrebbero essere animati e chiedo per me, per la mia famiglia e per quanti uomini e donne si riconoscono in queste parole, il silenzio».