Morte sul lavoro, la rabbia di Sinistra Italiana Giovinazzo

Una nota che mette in risalto ancora una volta l'annoso problema della sicurezza nei cantieri

mercoledì 6 marzo 2024 12.12
A cura di Gianluca Battista
«È con profondo sgomento e rabbia che apprendiamo della tragica morte del capocantiere giovinazzese di 79 anni avvenuta oggi a Terlizzi. Un uomo esperto, dedicato al suo lavoro e alla sua professione, ha perso la vita in circostanze inaccettabili mentre svolgeva le sue mansioni. La notizia della sua caduta mortale nel vano ascensore di un edificio in ristrutturazione è sconcertante e genera una serie di interrogativi che devono essere affrontati con urgenza».

Così Sinistra Italiana Giovinazzo all'indomani della morte di Cesare Dibitetto, capocantiere di un'azienda edile, morto a Terlizzi dopo essere precipitato nel vano ascensore di uno stabile in ristrutturazione in via Cesare Battisti.

«È intollerabile - scrive la segreteria guidata da Gaia Giannini - che un lavoratore, dopo anni di dedizione e competenza nel settore, trovi la propria fine in un incidente sul luogo di lavoro. La vita umana deve essere prioritaria, e la sicurezza sul lavoro deve essere assolutamente imperativa. Ci uniamo al dolore della famiglia del capocantiere, di Giovinazzo, e della comunità locale.
Oltre a esprimere il nostro sdegno per questa tragedia, dobbiamo unirci nella richiesta di giustizia e cambiamenti concreti per garantire che simili eventi non accadano mai più».


In queste ore l'autorità giudiziaria sta decidendo se effettuare l'autopsia sul corpo, ma Sinistra Italiana insiste sul concetto necessario di sicurezza e richiama istituzioni, sindacati ed imprenditori a fare la loro parte in materia: «Lavorare in un cantiere edile dovrebbe essere sinonimo di sicurezza e protezione, non di pericolo mortale. La morte di questo capocantiere è un richiamo urgente alla necessità di rivedere e rafforzare le normative sulla sicurezza sul lavoro e garantire che ogni precauzione venga presa per proteggere la vita dei lavoratori. La sua morte non può essere inutile; deve servire come catalizzatore per il cambiamento e per un impegno rinnovato a garantire che nessun altro lavoratore debba mai affrontare una fine così tragica sul luogo di lavoro».