Michele Sollecito: «Rimando al mittente le falsità addebitatemi»

La replica del Vicesindaco sulla vicenda della sua indennità di funzione

martedì 28 febbraio 2017 06.00
Si attendeva da giorni la replica del Vicesindaco, Michele Sollecito, sulla questione relativa alla sua indennità di funzione. Per tre anni Sollecito ha percepito più di quanto doveva ed egli stesso, accortosi dell'errore, ha denunciato la cosa ai funzionari comunali, rinunciando sin da settembre scorso al suo compenso. Per le opposizioni si è trattato di un avvedimento tardivo, quindi frutto o di dolo o di colpa grave, e lui dovrebbe dimettersi, mentre Sollecito si difende e ribadisce tutta la sua buona fede, che sarebbe confermata dall'autodenuncia e dal fatto che nessuno si era accorto dell'errore.

Di seguito, così come vi avevamo preannunciato, vi riportiamo la sua replica integrale.

«L'equivoco, generato sulla tipologia di contratto da figure professionali preposte alla correttezza dell'avvio di una nuova impresa, non può portare l'opposizione a condurre una campagna elettorale fuorviante e diffamatoria.

La prova della mia buona fede? Ho sempre consegnato per primo la mia dichiarazione dei redditi per la sezione "amministrazione trasparente" ossia consultabile da tutti online sul sito web istituzionale. Purtroppo è sfuggito a tutti (anche a chi cura la mia dichiarazione) che nel riquadro del reddito da lavoro dipendente vi fossero due voci e che la prima voce riportava la somma dell'indennità intera. Considerata la mia attuale situazione debitoria avrei senz'altro gradito che chiunque se ne fosse accorto prima. O no?

Ora mi chiedo: come si fa ad aver "colpevolmente" omesso e contemporaneamente a pubblicare online la propria dichiarazione dei redditi? C'è una contraddizione che parla chiaro: ero in buona fede sicuro della mia posizione. E qualcuno provasse a dimostrare il contrario. La mia svista è stata anche la svista di chi oggi mi accusa di cose inenarrabili, cercando di avvelenare i pozzi di questa campagna elettorale.

Ho riconosciuto io stesso l'errore ad agosto 2016, appena dopo aver ritirato la mia dichiarazione dei redditi in seguito ad alcune attività di riordino e dopo un confronto con chi cura gli aspetti gestionali del mio lavoro.

Ho prontamente comunicato l'errore al dirigente del servizio di ragioneria pregandolo di quantificare celermente quanto da me percepito in modo erroneo, così da pubblicare la determina di recupero e comunicare lo spiacevole episodio. Non ho timore di dire che non è passato giorno in cui non abbia chiesto agli impiegati preposti la pubblicazione della mia determina. Non temo smentita, ho diversi testimoni del mio "pressing" quotidiano in ragioneria.

Ero e sono io il primo a voler concludere questa vicenda. E non accetto che possa caricarmi di responsabilità non mie come quella appunto di redigere e pubblicare una determina dirigenziale.
Anche quest'anno sono stato fra i primi a consegnare la mia dichiarazione dei redditi: le stesse saranno pubblicate a breve dal responsabile della trasparenza e come sempre verranno rispettate le tempistiche previste dalla legge.

A quanti oggi sbandierano la questione della trasparenza, sommessamente ricordo che, quando ho seguito i lavori del piano per la trasparenza e per la prevenzione della corruzione, si è proceduto alla pubblicazione dei documenti con avvisi dedicati a tutta la cittadinanza (partiti, movimenti civici, associazioni ecc.) per raccogliere osservazioni e rilievi. Risultato della consultazione pubblica? Nulla da dire.

Mio malgrado sono stato protagonista di una vicenda assurda. Rimediando all'errore ho fatto un gesto normale in un paese normale, a parte le dovute eccezioni. Ma mi preme aggiungere, con grande amarezza, che rimando al mittente tutte le falsità addebitatemi e che alcune dichiarazioni sono già al vaglio del mio legale per valutare eventuali azioni a difesa della mia rispettabilità e del mio onore».

Michele Sollecito