La storia infinita dell'archivio comunale all'IVE

Ieri ennesimo sopralluogo. Le condizioni peggiorano e Comune e Città Metropolitana cercano un'intesa

venerdì 22 febbraio 2019
A cura di Gianluca Battista
Sporco, anzi sporchissimo, con piccioni che sono penetrati nelle stanze che lo ospitano e tantissima polvere. Così si presenta l'archivio comunale custodito al primo piano dell'Istituto Vittorio Emanuele II e le cui sorti sono legate ad una soluzione che stenta ad arrivare.

Migliaia tra documenti e atti che non godono esattamente di buona salute e il cui destino è rimesso alla volontà dell'Ente comunale e della Città Metropolitana. Ieri mattina nuovo sopralluogo autorizzato dal Sindaco, Tommaso Depalma, alla presenza del delegato metropolitano, Nicola De Matteo, e del presidente dell'associazione "Quelli dell'IVE", Saverio Nanna, del segretario, Nicola Colasuonno e dello storico dell'ex convento domenicano, Dino Soranna.

Il Comune di Giovinazzo chiede da tempo lo spostamento dell'archivio in altre stanze idonee sempre all'interno del complesso, ma la Città Metropolitana ha sempre risposto (ci sono atti sin dal 2013) che l'operazione si presenterebbe onerosa per l'Ente del Lungomare Nazario Sauro (e quindi non interessante) e che sarebbe il Comune a doversene occupare essendone il proprietario. Ogni spostamento eventuale, inoltre, dev'essere ovviamente oggetto di autorizzazione della Soprintendenza archivistica per la Puglia e le stanze andrebbero quindi rese idonee alla nuova funzione. Insomma, non si farebbe dall'oggi al domani.

L'interlocuzione tra Comune e Città Metropolitana, secondo Tommaso Depalma, potrebbe però essere vicina ad una svolta, poiché l'intero IVE sarebbe (condizionale) oggetto di interessamento dell'Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa (Indire) ed anche dell'Università degli Studi di Bari. Se tutto questo portasse al restyling, anche l'archivio avrebbe una giusta collocazione.

La questione è forse un po' più complessa e sta in realtà in questi termini: nel 2015 fu l'allora Assessore alla Cultura Marianna Paladino a far ripulire per l'ultima volta le stanze in cui giacciono migliaia di documenti del Fondo, oggi non conservati in maniera ottimale, per usare un eufemismo. La stessa ha cercato a più riprese l'interlocuzione con la Città Metropolitana, trovando una sponda solo in Nicola De Matteo, ma quasi mai nei vertici.
Nicola De Matteo, inoltre, ha provveduto a sua volta a far riparare le grate e le finestre da cui entravano volatili, ma il tempo è nemico e l'Istituto Vittorio Emanuele II, è fatto noto, non gode di buona salute. Si trattava di tamponare, ora siamo punto e a capo.

Quindi da un lato il Comune chiede lo spostamento in altri locali, dall'altro la Città Metropolitana ha sostanzialmente lasciato solo De Matteo, che ha anche suggerito soluzioni a Palazzo di Città (vedasi Cittadella della Cultura, come riporta una nota dello stesso De Matteo del 12 gennaio 2017) e che ha ribadito a più riprese che l'Ente che lui rappresenta si atterrà a quanto la Soprintendenza stabilirà, ma che non vi è interesse a spendere danaro per qualcosa che dovrebbe fare il Comune.

La Cittadella della Cultura, però, ci fanno sapere da piazza Vittorio Emanuele II, non è adeguata non solo per gli spazi insufficienti, ma anche perché per un archivio (fatto fondamentale) si dovrebbero introdurre modalità di consultazioni molto più severe rispetto a quelle di una biblioteca, cosa affatto semplice da realizzare nell'ex convento agostiniano.

La chiosa è triste. Resta quella porta chiusa (in foto), dietro cui c'è un consistente pezzo di storia amministrativa della città abbandonato per ora al suo destino. L'auspicio, anche di persone come gli impagabili associati di "Quelli dell'IVE", è che molto presto i due Enti chiudano una vicenda sin troppo stucchevole.

Su di loro, su "Quelli dell'IVE", sul loro possibile ruolo per l'accesso e l'eventuale consultazione degli atti dell'archivio, una volta trovata la giusta sistemazione, c'è l'unica vera convergenza tra Comune e Città Metropolitana.

I prossimi mesi dovranno essere decisivi per una svolta, in un senso o in un altro, chiudendo un capitolo amaro per la città di Giovinazzo.