Giovinazzo senza la luce del fuoco

Per il secondo anno consecutivo non si terranno i Falò di Sant'Antonio Abate. Alcune nostre riflessioni

domenica 23 gennaio 2022 10.33
A cura di Gianluca Battista
Pandemia sembrava a tutti noi, figli di un tempo con tanti agi e senza conflitti, fame e malattie diffusive nella nostra nazione, un termine da libri di storia. Termine che faceva pensare a tempi bui e lontani.

Ed invece il buio da due anni attanaglia le nostre vite, nonostante l'ampio ed illusorio scampolo di esistenze che ci siamo ritagliati la scorsa estate. Pandemia da Covid-19, l'hanno chiamata, un virus con ogni probabilità generato in un laboratorio di una nazione-continente sotto la scure oscurantista del comunismo maoista, mescolato al capitalismo più becero.

E così quel buio è penetrato anche nelle nostre vite, chiudendoci prima in casa e limitandoci poi, anche in occasioni in cui sarebbe stata festa, quella vera, di paese, con tante persone che sarebbero venute a Giovinazzo dalle località limitrofe.

Buio o solo luci artificiali. Niente fuochi e rischiarare una fredda sera (e sì che il meteo avrebbe rispettato la tradizione) di gennaio, a temprare corpi ed anime assiepati per gustare vino, fave ed olive e godersi musica e rappresentazioni. Insieme, come si è sempre fatto.

Niente luce della fiamma viva, niente crepitii, niente odore di legna arsa e fuliggine. Solo ed ancora sottrazione di spazi comuni, di felicità collettiva, di momenti da ricordare. E tutto questo per via di un morbo subdolo che sembra attenuarsi, ma che invece ancora attanaglia anime e corpi da due lunghi anni. Nemmeno il vaccino ci ha salvati da questa nuova rinuncia di popolo, dello stesso popolo incatenato ad un tempo sospeso.

Sant'Antonio Abate sarà invocato per far cessare questo supplizio, mentre le nostre strade sembreranno quelle di una domenica sera qualsiasi di gennaio: vuote e più buie.