Forma e sostanza, una nuova lettera dell’Osservatorio

Il sodalizio risponde all’appello di riconciliazione del vice sindaco Michele Sollecito

sabato 6 dicembre 2014 10.08
«Caro Michele» così comincia la lettera redatta dall'Osservatorio per la Legalità e per la Difesa del Bene Comune, che risponde a quella missiva scritta dal vice sindaco Michele Sollecito, che con quel suo intervento, «a titolo personale», voleva in qualche modo sedare gli animi, più che mai accesi, che vedono contrapposti gli amministratori comunali e lo stesso Osservatorio.

«Siamo spiacenti di averti/avervi ferito con lo stile con il quale abbiamo denunciato la pericolosità dell'autorizzazione al conferimento dei rifiuti in un sito che presenta criticità conclamate - si legge nella lettera a firma dell'Osservatorio -. Cosa che chiaramente anche gli organi politici superiori e soprattutto i 19 comuni beneficiari hanno interesse a sottacere. Talvolta, la forma è dettata dalla sostanza. Se ne condividi lo spirito dovresti adoperarti per l'immediato ritiro dell'ordinanza, che, peraltro, ha il parere contrario del dirigente Gestione del Territorio e dell'intero consiglio comunale».

Il tema dello scambio epistolare è la risagomatura dei lotti I, II e III della discarica di San Pietro Pago, "ordinata" dal sindaco Tommaso Deplama. «Non abbiamo voluto offendere una figura istituzionale, - si legge nella lettera - che in molte circostanze ed anche in questa, ha usato nei nostri confronti espressioni e sottintesi più che ironici. Abbiamo semplicemente sottolineato alcuni aspetti per noi oscuri dell'operazione e voluto richiamare il Sindaco alle sue responsabilità verso la comunità». L'ipotesi di illegittimità dell'ordinanza firmata dal primo cittadino è l'oggetto del contendere, con la conseguente "denuncia" dell'Osservatorio che ha voluto sottolineare come la decisione di Depalma fosse quantomeno inopportuna. «Una decisione - aveva affermato il sindaco - che scongiura una emergenza rifiuti per l'intera Provincia»

«Per i cattolici - scrive ancora l'Osservatorio citando il già presidente della Cei, cardinale Anastasio Alberto Ballestrero - la denuncia, se seria, attenta, documentata, è annuncio di salvezza, annuncio salvifico. Lo diceva anche il nostro don Tonino Bello, che è stato maestro di "denuncia". Commentando le espressioni violente del Vangelo ("razza di vipere", "sepolcri imbiancati", "ipocriti"…), il cardinale Gianfranco Ravasi dice che "la dimensione etica di questo atteggiamento di Cristo è da individuare nella distinzione tra ira e sdegno. L'ira, la collera, la rabbia furiosa costituiscono uno dei sette vizi capitali, denominato appunto "ira", vizio pericoloso e deleterio che sconfina nell'aggressione dell'altro e nell'odio. Lo sdegno è, invece, lo schierarsi appassionato contro l'ingiustizia, il male, l'ipocrisia, ed è una virtù».

Il confronto epistolare sembra assumere i contorni della professione di fede. «La meta che Gesù vuole raggiungere - si legge ancora nella missiva - è indurre alla nausea e al rigetto nei confronti della degenerazione della religione e l'esaltazione di una fede autentica, libera, operosa. L'alternativa sarebbe il linguaggio "politically correct", che spesso fa rientrare i cattolici in quella zona grigia delle denuncia che lascia inalterata la realtà, ma la forma è salva».