Fino in cima, l’esempio di Angelo Depalma nel ricordo di chi gli ha voluto bene

Padre, insegnante, credente e cittadino. Martedì l’affettuoso omaggio nella chiesa di Sant'Agostino

giovedì 5 marzo 2020
A cura di Nicola Palmiotto
Credente e cittadino. Uomo mite e corretto. Papà affettuoso. Sono le piccole tessere di un grande mosaico che restituiscono l'immagine lucente di Angelo Depalma, a cui martedì sera, 3 marzo, nella chiesa di Sant'Agostino, ospiti del parroco don Massimiliano Fasciano, è stato dedicato un affettuoso e intenso ricordo.

"Fino in cima", il titolo dell'evento, metafora del cammino del giovinazzese, scomparso il 3 marzo di quattro anni fa, declinato a 360 gradi attraverso i ricordi e le testimonianze del figlio Tommaso, del collega insegnante Giuseppe Cassano, del compagno di strada di Azione Cattolica, Agostino Ferrante, e della collega in politica Rosa Serrone.

«È stato un papà severo ma anche simpatico e allegro - è il ricordo di Tommaso -. Mia figlia, l'unica nipote che lo ha conosciuto, se lo ricorda come il nonno con la cravatta». «Ci teneva molto all'impegno scolastico di noi figli - ha proseguito Tommaso - ci ha educati alla generosità e alla gioia di condividere. La scomparsa di nostra madre per lui è stata un dolore immenso, ma anche negli ultimi giorni della sua vita non è mai rimasto da solo».

Se Angelo Depalma, nel lavoro di insegnante è stato scrupoloso per il bene dei suoi alunni e nella esperienza di Azione Cattolica si è dimostrato attento ai bisogni degli altri e alla formazione dei giovani, in politica ha purtroppo conosciuto le sue spine: «Quel fino in cima - ha ammonito Rosa Serrone - è la cima del calvario: tutti quelli che hanno fatto politica in diocesi hanno sofferto quella vetta. Lui ha fatto politica come un servizio di carità, stava lì per essere portavoce della gente e non per fare favori agli amici degli amici». Dal 2007 Depalma è diventato presidente del consiglio comunale dimostrando per Serrone «aplomb istituzionale» e riscuotendo il «rispetto anche da parte degli avversari». «È stato un Cincinnato dell'antica Roma - ha sintetizzato Serrone - serviva in quel momento e si è prestato, lasciandoci grandi ideali, mitezza e correttezza».

Oggi però faremmo un errore a relegare la figura di Angelo Depalma alla sola dimensione della memoria: «Lui - ha puntualizzato Serrone - non avrebbe voluto celebrazioni di una memoria passata ma un insegnamento per il futuro».

Quella cima dunque non è più un luogo ma una direzione. L'esempio di Angelo Depalma ci mostra la strada da percorrere.