Xylella, il nemico che si combatte con la prevenzione
Ieri sera il primo importante appuntamenti in San Felice tra tecnici, amministratori ed agricoltori giovinazzesi
sabato 2 marzo 2019
06.00
Giovinazzo sta uscendo dal torpore e sta iniziando a prendere coscienza del pericolo rappresentato per la sua economia dal proliferare dell'infezione del batterio della xylella fastidiosa, batterio che causa la malattia denominata "Sindrome del Disseccamento Rapido dell'Olivo".
Ieri sera, 1 marzo, prima importante conferenza-dibattito in Sala San Felice, organizzata dall'Amministrazione comunale in accordo col Gal Nuovo Fior d'Olivi, che ha messo a confronto tecnici, amministratori e un nutrito gruppo di agricoltori ed imprenditori del settore oleario locale. Non tutti, non ancora, ma intanto si inizia a parlare, a capire, a cercare di prendere le contromisure entro maggio, momento di massima proliferazione del vettore, gli xylemomizi, conosciute in gergo come cicaline.
SECONDO SCIENZA - La relazione di Crescenza Dongiovanni, brava ricercatrice Crsfa Basile Caramia, ha mostrato gli effetti devastanti del batterio importato dalle Americhe che è causa dell'infezione degli ulivi dilagata in Salento. La ricercatrice ha ricordato la sua diffusione nel leccese sin dal 2013, sottolineando a più riprese l'assurdità delle tante teoria contro l'estirpazione degli alberi che ha portato alla scomparsa di interi ettari di coltivazioni, con l'economia olivicola salentina ridotta in macerie. La xylella fastidiosa, ha spiegato la dott.ssa Dongiovanni, è un patogeno asporigeno, ovvero si diffonde nell'ambiente grazie ai vettori (le cicaline appunto, peraltro di vario tipo). La xylella pugliese è della subspecie pauca ed è identificata dalla sigla ST 53 e per fortuna non infetta né viti né le coltivazioni di agrumi. Il vettore, la cicalina, si sposta ad una velocità di circa 150 metri ogni 10 giorni e il periodo in cui le uova si schiudono è proprio questo, tra fine febbraio e la prima decade di marzo. Diventa adulto tra aprile e maggio ed è il lasso di tempo in cui salta dalle piante a terra in cui si è sviluppato l'insetto, ai piani alti degli alberi. Nutrendosi da esemplari infetti al suolo, le sputacchine saltando sugli alberi di ulivo e pungendo i vasi legnosi per succhiare linfa, diffondono il batterio annidatosi nel loro apparato buccale ad altre piante. Possono spostarsi anche sfruttando mezzi agricoli o addirittura auto e questo ha permesso all'infezione di presentarsi a macchia di leopardo, con piante ammalatesi anche a distanza di molti chilometri.
I RIMEDI - Non esiste ancora una cura contro la xylella fastidiosa, che può colpire anche piante di pomodori, cavoli, melanzane e diversi tipi di ortaggi e terreni in cui gli agricoltori hanno portato avanti le buone pratiche agricole. L'unico rimedio al momento è l'eradicazione della pianta infetta, che non potrà così permettere agli xylemomizi di saltare su altri ulivi. Vi è poi, dal giugno del 2018, grazie al decreto Centinaio, dal cognome del Ministro leghista all'Agricoltura, un insieme di indicazioni sui prodotti fitosanitari da utilizzare. I trattamenti, di fatto, non vanno utilizzati contro altre piante diversi dall'olivo. Non tutti i prodotti a base di Acetamiprid e Deltametrina disponibili in commercio, come ha ricordato nella sua "chiacchierata con gli agricoltori" il consulente agrario, Paolo Leoci, sono autorizzati contro la sputacchina. Si tratta di sostanze che riescono ad eliminare l'80% dei giovani esemplari, ma devono riportare l'etichettatura che sancisce la possibilità di utilizzarli. Quanto all'agricoltura biologica, non sono al momento disponibili prodotti per il contrasto al batterio. Infine è emerso che non serve a nulla potare la parte di albero che presenta foglie marroncino e quindi palesemente infetta (assurda teoria diffusasi anche tra gli agricoltori giovinazzesi, ndr). Non arresta l'infezione, quindi, che invece prosegue nei vasi legnosi e che ucciderà la pianta.
COSA FARE? - La prevenzione è dunque l'unico rimedio possibile per evitare il diffondersi della xylella fastidiosa. Bisognerà quindi che gli agricoltori giovinazzesi, soprattutto gli hobbisti spesso sprovveduti in materia, arino i campi sotto gli ulivi a maggio eseguendo anche il primo trattamento fitosanitario, periodo di notevole crescita delle sputacchine. Arare potrebbe ridurre il rischio eliminando oltre l'80% degli esemplari. Come ha ricordato Paolo Leoci, Giovinazzo è ancora a distanza dalla zona cuscinetto, quella del sud e sud-est barese, per intenderci, ma c'è bisogno di attivarsi sin da queste settimane. Proprio in marzo, così come riportato sul vademecum distribuito in San Felice, il compito è quello di gestire la parte aerea delle piante e lavorare superficialmente il suolo, controllando le erbe infestanti su cui crescono le uova e i giovanissimi esemplari. Importante in giugno il secondo trattamento fitosanitario, mentre in settembre ed ottobre c'è necessità di gestire i polloni ed i terreni incolti. Queste sono le buone pratiche contro la xylella, che potrebbero non coincidere con le buone pratiche agricole in genere, ma se si vuole affrontare il problema, c'è necessità di rispettare questi protocolli, così come sancito da organismi internazionali e dalla stessa Regione Puglia più di recente.
L'IMPEGNO DEGLI AMMINISTRATORI - L'Amministrazione comunale, attraverso le parole dell'Assessore alle Attività Produttive, Salvatore Stallone, e del Sindaco, Tommaso Depalma, si è impegnata a rispettare i protocolli imposti dall'Ente regionale, ripulendo terre incolte non appartenenti a nessuno, aree verdi di competenza comunale e soprattutto canali e pozzi. Gli amministratori hanno ringraziato le opposizioni e tutto il Consiglio comunale per il documento comune che sancisce la lotta senza distinzioni di colore politico, ribadendo la vicinanza agli agricoltori, hobbisti ed imprenditori, senza volerli scavalcare. Depalma ha detto che saranno «affiancati nella loro lotta», aprendo le porte di Palazzo di Città alle loro richieste, che potranno arrivare anche attraverso i partiti di opposizione.
IL "PONTE" DEL GAL TRA AGRICOLTORI ED ENTI - In apertura di serata, il Presidente del Gal Nuovo Fior d'Olivi, Antonio Saracino, ha sottolineato che il Gruppo d'Azione Locale che lui rappresenta e che ricomprende sette comune tra cui Giovinazzo, in questa fase si pone come obiettivo quello di creare reti d'impresa con uno sguardo privilegiato all'olivicoltura, cuore della nostra economia. Il centro barese produce il 35% dell'olio d'oliva italiano (Giovinazzo tra le prime città al mondo per premi vinti in rapporto allea popolazione, ndr), ha ricordato, e il Gal promuoverà azioni a salvaguardia di questo prodotto di eccellenza, iniziando proprio da continui incontri (in corso da ottobre) tra tecnici del settore e agricoltori. Il Gal ha inoltre ottenuto dalla Regione Puglia di essere il tramite per sensibilizzare sul tema, avendo a disposizione fondi. Per la gestione materiale dell'emergenza, invece, è possibile che gli interventi vengano direttamente coordinati dai sindacati del settore agricolo. Il Gal, in sostanza, si pone come "sentinella del territorio", stimolando confronti e prevenzione, in modo da non ripetere gli imperdonabili errori commessi in Salento.
Ieri sera, 1 marzo, prima importante conferenza-dibattito in Sala San Felice, organizzata dall'Amministrazione comunale in accordo col Gal Nuovo Fior d'Olivi, che ha messo a confronto tecnici, amministratori e un nutrito gruppo di agricoltori ed imprenditori del settore oleario locale. Non tutti, non ancora, ma intanto si inizia a parlare, a capire, a cercare di prendere le contromisure entro maggio, momento di massima proliferazione del vettore, gli xylemomizi, conosciute in gergo come cicaline.
SECONDO SCIENZA - La relazione di Crescenza Dongiovanni, brava ricercatrice Crsfa Basile Caramia, ha mostrato gli effetti devastanti del batterio importato dalle Americhe che è causa dell'infezione degli ulivi dilagata in Salento. La ricercatrice ha ricordato la sua diffusione nel leccese sin dal 2013, sottolineando a più riprese l'assurdità delle tante teoria contro l'estirpazione degli alberi che ha portato alla scomparsa di interi ettari di coltivazioni, con l'economia olivicola salentina ridotta in macerie. La xylella fastidiosa, ha spiegato la dott.ssa Dongiovanni, è un patogeno asporigeno, ovvero si diffonde nell'ambiente grazie ai vettori (le cicaline appunto, peraltro di vario tipo). La xylella pugliese è della subspecie pauca ed è identificata dalla sigla ST 53 e per fortuna non infetta né viti né le coltivazioni di agrumi. Il vettore, la cicalina, si sposta ad una velocità di circa 150 metri ogni 10 giorni e il periodo in cui le uova si schiudono è proprio questo, tra fine febbraio e la prima decade di marzo. Diventa adulto tra aprile e maggio ed è il lasso di tempo in cui salta dalle piante a terra in cui si è sviluppato l'insetto, ai piani alti degli alberi. Nutrendosi da esemplari infetti al suolo, le sputacchine saltando sugli alberi di ulivo e pungendo i vasi legnosi per succhiare linfa, diffondono il batterio annidatosi nel loro apparato buccale ad altre piante. Possono spostarsi anche sfruttando mezzi agricoli o addirittura auto e questo ha permesso all'infezione di presentarsi a macchia di leopardo, con piante ammalatesi anche a distanza di molti chilometri.
I RIMEDI - Non esiste ancora una cura contro la xylella fastidiosa, che può colpire anche piante di pomodori, cavoli, melanzane e diversi tipi di ortaggi e terreni in cui gli agricoltori hanno portato avanti le buone pratiche agricole. L'unico rimedio al momento è l'eradicazione della pianta infetta, che non potrà così permettere agli xylemomizi di saltare su altri ulivi. Vi è poi, dal giugno del 2018, grazie al decreto Centinaio, dal cognome del Ministro leghista all'Agricoltura, un insieme di indicazioni sui prodotti fitosanitari da utilizzare. I trattamenti, di fatto, non vanno utilizzati contro altre piante diversi dall'olivo. Non tutti i prodotti a base di Acetamiprid e Deltametrina disponibili in commercio, come ha ricordato nella sua "chiacchierata con gli agricoltori" il consulente agrario, Paolo Leoci, sono autorizzati contro la sputacchina. Si tratta di sostanze che riescono ad eliminare l'80% dei giovani esemplari, ma devono riportare l'etichettatura che sancisce la possibilità di utilizzarli. Quanto all'agricoltura biologica, non sono al momento disponibili prodotti per il contrasto al batterio. Infine è emerso che non serve a nulla potare la parte di albero che presenta foglie marroncino e quindi palesemente infetta (assurda teoria diffusasi anche tra gli agricoltori giovinazzesi, ndr). Non arresta l'infezione, quindi, che invece prosegue nei vasi legnosi e che ucciderà la pianta.
COSA FARE? - La prevenzione è dunque l'unico rimedio possibile per evitare il diffondersi della xylella fastidiosa. Bisognerà quindi che gli agricoltori giovinazzesi, soprattutto gli hobbisti spesso sprovveduti in materia, arino i campi sotto gli ulivi a maggio eseguendo anche il primo trattamento fitosanitario, periodo di notevole crescita delle sputacchine. Arare potrebbe ridurre il rischio eliminando oltre l'80% degli esemplari. Come ha ricordato Paolo Leoci, Giovinazzo è ancora a distanza dalla zona cuscinetto, quella del sud e sud-est barese, per intenderci, ma c'è bisogno di attivarsi sin da queste settimane. Proprio in marzo, così come riportato sul vademecum distribuito in San Felice, il compito è quello di gestire la parte aerea delle piante e lavorare superficialmente il suolo, controllando le erbe infestanti su cui crescono le uova e i giovanissimi esemplari. Importante in giugno il secondo trattamento fitosanitario, mentre in settembre ed ottobre c'è necessità di gestire i polloni ed i terreni incolti. Queste sono le buone pratiche contro la xylella, che potrebbero non coincidere con le buone pratiche agricole in genere, ma se si vuole affrontare il problema, c'è necessità di rispettare questi protocolli, così come sancito da organismi internazionali e dalla stessa Regione Puglia più di recente.
L'IMPEGNO DEGLI AMMINISTRATORI - L'Amministrazione comunale, attraverso le parole dell'Assessore alle Attività Produttive, Salvatore Stallone, e del Sindaco, Tommaso Depalma, si è impegnata a rispettare i protocolli imposti dall'Ente regionale, ripulendo terre incolte non appartenenti a nessuno, aree verdi di competenza comunale e soprattutto canali e pozzi. Gli amministratori hanno ringraziato le opposizioni e tutto il Consiglio comunale per il documento comune che sancisce la lotta senza distinzioni di colore politico, ribadendo la vicinanza agli agricoltori, hobbisti ed imprenditori, senza volerli scavalcare. Depalma ha detto che saranno «affiancati nella loro lotta», aprendo le porte di Palazzo di Città alle loro richieste, che potranno arrivare anche attraverso i partiti di opposizione.
IL "PONTE" DEL GAL TRA AGRICOLTORI ED ENTI - In apertura di serata, il Presidente del Gal Nuovo Fior d'Olivi, Antonio Saracino, ha sottolineato che il Gruppo d'Azione Locale che lui rappresenta e che ricomprende sette comune tra cui Giovinazzo, in questa fase si pone come obiettivo quello di creare reti d'impresa con uno sguardo privilegiato all'olivicoltura, cuore della nostra economia. Il centro barese produce il 35% dell'olio d'oliva italiano (Giovinazzo tra le prime città al mondo per premi vinti in rapporto allea popolazione, ndr), ha ricordato, e il Gal promuoverà azioni a salvaguardia di questo prodotto di eccellenza, iniziando proprio da continui incontri (in corso da ottobre) tra tecnici del settore e agricoltori. Il Gal ha inoltre ottenuto dalla Regione Puglia di essere il tramite per sensibilizzare sul tema, avendo a disposizione fondi. Per la gestione materiale dell'emergenza, invece, è possibile che gli interventi vengano direttamente coordinati dai sindacati del settore agricolo. Il Gal, in sostanza, si pone come "sentinella del territorio", stimolando confronti e prevenzione, in modo da non ripetere gli imperdonabili errori commessi in Salento.