De Matteo: «Il poeta si nutre della parola per porgere il proprio animo agli altri»

Presentato ieri al St.Martin il libro “Il morso della murena” del politico ed intellettuale palesino

martedì 7 agosto 2018 11.20
A cura di Gabriella Serrone
Possono l'amaro sapore del ricordo, la dolorosa consapevolezza del vissuto, l'inesorabile scorrere del tempo tramutarsi in dolcezza e fascino per la vita? Questi gli interrogativi su cui induce a riflettere "Il morso della murena", l'ultima raccolta di poesie di Nicola De Matteo presentata ieri sera a Giovinazzo nel bellissimo chiostro dell'Hotel Saint Martin.

Con lui, a rievocare quei sapori, profumi e colori di cui si sostanzia la silloge, Gianluca Battista, che ha introdotto e coordinato la serata, Marianna Paladino, che ha colloquiato con l'autore ricomponendo il puzzle della sua ultima fatica letteraria, Agostino Picicco, a cui è stato dato il compito di concludere l'incontro, e Franco Martini, lettore di alcuni dei componimenti più struggenti.

Si è provato a ripercorrere, anche solo in parte, quel "viaggio multisensoriale", come lo ha definito Marianna Paladino, impresso sulle pagine della raccolta edita da FaLvision Editore, per comprendere i percorsi del cuore che abbiano spinto Nicola De Matteo ad iniziare la sua avventura letteraria e percepire la sensibilità con cui il poeta palesino si approcci ogni volta alla scrittura ed al poetare.

Il focus è stato allora incentrato sul ruolo e sui significati della parola, intesa come linfa vitale per il poeta che vuole parlare all'animo altrui, sulle emozionanti istantanee di Puglia che il testo regala al lettore, sulla funzione salvifica del ricordo di luoghi e persone incontrate sul proprio cammino, sullo sforzo di sottrarre l'essenza delle cose al passare del tempo. Tutti temi che De Matteo propone al lettore con un'unica convinzione: «Il poeta non vive solo di emozioni, ma anche di passioni, che germogliano dentro di sé e sono lo specchio del suo io, del suo sentire più nascosto».

Emozioni e passioni che ieri sera hanno vibrato nella voce di Franco Martini, la cui appassionata interpretazione è riuscita a far sentire l'anelito creativo di De Matteo ed i battiti all'origine di ogni suo verso. Commossa, in particolare, la lettura del componimento "La nonna della casa accanto", poesia che evoca un ricordo speciale dell'autore e straordinario esempio di "poesia racconto", genere nato dalla penna di Cesare Pavese da cui il poeta palesino trae spunto per il proprio fare poesia.

Nel susseguirsi di immagini e sentimenti contenuti nella silloge, Nicola De Matteo si mostra, come sottolineato da Gianluca Battista, «esploratore di sé e della realtà circostante», dando un significato nuovo a quel morso della pericolosa e temuta murena: l'aspro, il bruciante ed il penoso si trasformano in opportunità di rinascita e di riappropriazione del tempo che sfugge.

A chiudere la serata, Agostino Picicco, che, nell'elogio de "Il morso della murena" e della sensibilità poetica dell'amico De Matteo, ha affermato: «Fare poesia è come fare il pane: il poeta è artigiano che dà forma al suo sentire e dà gusto a ciò che lo circonda. Per questo – ha continuato – il suo compito è andare dentro ed oltre le cose, restituendone una visione nuova». Poi concludendo : «Facciamoci mordere anche noi dalla murena, per vedere la vita con altri occhi ed assaporarla con gusto rinnovato».