Ars Vincit Omnia

La decontestualizzazione delle opere d'arte

La “Ronda di Notte” e i problemi di contesto

Il 2015 si è concluso con ottime notizie per i musei italiani. Le visite ai maggiori monumenti sono decisamente aumentate rispetto all'anno precedente. Si parla di milioni di visitatori.

Al primo posto della classifica abbiamo il Colosseo, seguito dagli scavi di Pompei e dagli Uffizi di Firenze. Ottimo risultato per Paestum, Castel del Monte e il Museo Egizio di Torino che, grazie al nuovo allestimento, si è stabilito al settimo posto. Questo dato positivo rispecchia sicuramente un nuovo interesse verso l'arte ed è auspicabile che quest'anno possa salire ulteriormente.

Ma praticamente, cosa facciamo quando entriamo in un museo? Vediamo le varie sale, osserviamo le opere e magari ci soffermiamo un po' di più sulle nostre preferite, terminiamo la visita passando dal bookshop e usciamo. E poi? Quante volte sarà capitato di uscire da un museo e di ricordarsi poco o niente di ciò che si è visto? Questo può dipendere da vari fattori: la conoscenza personale e l'approccio alla visita.

A questo punto è lecito chiedersi: qual è la qualità della visita stessa? Si visita un museo ma non lo si comprende pienamente. E questo non dipende unicamente dalla propria predisposizione, ma anche dal museo stesso.

Dobbiamo ricordare che le opere d'arte non nascono per i musei. Infatti, ogni opera è stata generata per un particolare tipo di committenza, in un determinato periodo storico e in un determinato contesto architettonico. Nel momento in cui l'opera d'arte (per un motivo o per l'altro) entra in un museo, perde il suo significato originario. Si crea quindi una lacuna, perché il pubblico è diverso da quello alla quale era destinata. Perdendo il suo significato, ne acquista un altro, più simbolico. È proprio questo ciò che si definisce decontestualizzazione dell'opera d'arte.

Un classico esempio molto studiato è quello della "Ronda di Notte" (1642) di Rembrandt (in foto), conservata al Rijksmuseum di Amsterdam. Il dipinto rappresenta la compagnia degli archibugieri (milizia di Amsterdam) e fa parte di un ciclo di sei grandi tele che, originariamente, erano esposte nella Sala delle adunanze, nel Palazzo della guardia civica. Erano quindi inserite in un contesto ben preciso.
Il Rijksmuseum possiede tutti i dipinti del caso ma, per fini estetici, invece di ricostruire il contesto originario posizionandoli tutti insieme, sono stati esposti in sale diverse. Inoltre, la ronda è stata esposta con un altro dipinto opposto per significato (il gruppo dei balestrieri, opposto agli archibugieri). In questo modo si crea il gap ed è impossibile per il visitatore capire le dinamiche dietro il dipinto.

Quindi, dato questo esempio, si deduce che il museo, il cui scopo principale è comunque quello di conservare e rendere fruibile l'opera, dovrebbe, ove possibile, ricontestualizzarla cercando di ripristinare quel significato originale che è andato perdendosi nel tempo.
Questo è successo al Pergamon Museum di Berlino, uno straordinario museo che vanta la Collezione delle Antichità Classiche, in cui possiamo ammirare la ricostruzione dell'altare di Pergamo. Si è cercato così di far capire al visitatore come fosse questa struttura nell'antichità reinserendola quindi in un contesto, che ovviamente non sarà mai quello originale al 100%, ma di sicuro vi si avvicina molto. E questo significa generare conoscenza.

Ovviamente è impossibile ricostruire un contesto per tutte le opere, ognuna ha una storia a sé, è esposta in quel luogo per un motivo ben preciso. Quindi, come si può risolvere questo "problema"? Su questo punto ci vengono in soccorso la comunicazione museale e l'allestimento. Ordinare le sale secondo un determinato criterio, creare delle didascalie e dei testi comprensibili ed esaurienti, allestire le sale secondo delle regole che rendano l'opera più leggibile, rispettando sempre le esigenze conservative e di sicurezza. Questi elementi, se coordinati in maniera esemplare, rendono la comprensione dell'opera molto più semplice.

Sarebbe quindi un grande risultato riuscire a ristabilire un certo contatto con il passato, affinché estetica e conoscenza si fondano insieme, generando un quadro completo di ciò che stiamo osservando. In questo modo, usciti dal museo, non solo ricorderemo ciò che abbiamo visto, ma lo comprenderemo in pieno.

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