Ars Vincit Omnia

Il volontariato nei Beni Culturali

Professioni in pericolo

Da tanto tempo ormai in Italia si sente parlare di provincializzazione, fuga di cervelli, lavoro gratis e disoccupazione. Il doversi accontentare è diventato un comportamento comune. Cercare un'occupazione è diventato un lavoro di per sé.
In questa sede ovviamente non si parlerà della mancanza del lavoro, ma della situazione dei giovani professionisti nel mondo dei beni culturali. Spesso e volentieri ascolto persone che dicono: "Con tutta l'arte che c'è in Italia, come si fa a non trovare lavoro?". Se lo chiedono tutti, ma decisamente l'esosa quantità del nostro patrimonio non è una variante.

In verità le professioni nei beni culturali sono ben regolamentate dalla Carta delle Professioni Museali. Definisce il tipo di professione, i compiti da svolgere, i requisiti (di studio) da avere e le modalità di incarico. È scritto tutto in maniera molto chiara e la varietà di professioni presenti è decisamente consona.
Spesso vediamo ragazzi che non riescono a coronare il loro sogno di lavorare nel mondo dell'arte. A volte sembra quasi un hobby. Infatti pur di acquisire quel minimo di esperienza, si svolgono attività di volontariato.

Non è assolutamente una cosa negativa, anzi. Il volontariato è comunque qualcosa che ti aiuta a comprendere varie dinamiche del mondo del lavoro, insegna a capire che tipo di lavoratori siamo (o vogliamo essere).
Questa attività è regolata dalla Legge Quadro per il volontariato dell'11 agosto 1991, n. 266. Per quanto riguarda i beni culturali, la Legge Ronchey (L. n.4/1993) si ricollega a quest'ultima, esprimendo che il Ministero può utilizzare volontari per l'apertura di musei, biblioteche e archivi di stato, sia attraverso le associazioni di volontariato, sia tramite collaborazione individuale. Ovviamente per entrare di ruolo in un'istituzione pubblica serve superare un concorso.
Su questo niente da dire, il volontariato è riconosciuto e aggiungo anche che dev'essere fatto. Ma entro certi limiti.

Cosa sta succedendo oggi? Il problema che vedo diffondersi sempre di più è che sia gli Enti Pubblici che quelli privati fanno un uso e un abuso davvero smodato dei volontari. Tralasciando ovviamente le varie motivazioni che vengono date, siano esse problemi economici o burocratici, a cosa porterà tutto questo? Sempre più persone svolgono attività di volontariato per un tot di mesi, senza ottenere niente al termine, se non un curriculum vitae leggermente più sostanzioso.
E la stessa cosa vale per gli stage o i tirocini. Raramente sono retribuiti, e ancora più raramente danno la possibilità di inserimento lavorativo. Ma la cosa più sconcertante è che non sono gli studenti, i laureandi che svolgono queste attività (cosa del tutto normale e naturale, nella maggior parte delle università il tirocinio è obbligatorio), ma ragazzi al di sopra dei 30 anni, con lauree, master e scuole di specializzazione all'attivo. E questo anche perché spesso e volentieri ci sono dei limiti di età per poter partecipare ai concorsi. Cosa del tutto assurda.

In alcune regioni italiane stanno inoltre nascendo delle associazioni che favoriscono il riconoscimento e l'organizzazione del volontariato nei beni culturali. Lo scopo sarebbe quello di regolare le varie forme di collaborazione tra le associazioni e gli enti. Si dà la possibilità quindi a ultra specializzati di lavorare…gratis. Ancora e ancora. Diffondere esperienza è un compito del tutto onorevole. Ma basta? Decisamente no. Può sembrare una visione del tutto disfattista, ma la realtà è questa: è una condizione necessaria, obbligata.

La situazione ha sicuramente difficile soluzione: la legge di riconoscimento delle professioni museali (la cosiddetta "Legge Madia", n. 110/2014) non pare dare i suoi frutti, i problemi economici sono già noti, non si investe abbastanza o non in maniera giusta, bisogna chiarire determinati criteri e requisiti per l'esercizio della professione.
La soluzione di certo non è accontentarsi. Le professioni museali non devono essere ridotte a mero hobby. Tutti possono averne uno, ma la nostra specializzazione non deve essere fra questi. Ovviamente la grande speranza è quella di ottenere presto un giusto riconoscimento, di dare un senso ai mille sacrifici fatti per amore dell'arte.

Non lasciamo che le professioni museali muoiano.
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